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Il continuo degrado delle condizioni di lavoro in Banca Intesa, che ha portato anche all'indizione di scioperi aziendali, è stato interpretato a modo loro dai sindacati concertativi con la firma di due accordi beffa per i lavoratori.

Il primo è il verbale d'accordo sulle pressioni commerciali. Come scritto nell'accordo stesso, esso si inserisce nel percorso già aperto dal Protocollo sullo Sviluppo Sostenibile e Compatibile del Sistema Bancario, firmato nel giugno 2004.
Il nuovo accordo supera in ipocrisia il precedente, perché al solito elenco di edificanti propositi aggiunge anche alcune misure del tutto ininfluenti.
Se non si pone la questione dell'abolizione di budget e ripetute campagne commerciali, le pressioni alla vendita non finiranno. Se non si mette in discussione  il tema della qualità dei prodotti (problema, peraltro, comune a tutto il settore) i lavoratori dovranno continuare a venire a patti con la propria coscienza. I gestori, per essere tali, devono poter scegliere le proposte commerciali per i loro clienti e non essere sollecitati dal collocamento del prodotto di turno, che li trasforma in piazzisti.
Va detto, inoltre, che il sistema incentivante è funzionale a questa degenerazione del modo di lavorare. Il tentativo di Banca Intesa di abbassare per decreto le qualifiche dei lavoratori (operazione cancellata solo grazie al nostro ricorso alla magistratura) dimostra ampiamente la volontà di usare questo strumento per dividere e mettere in competizione i colleghi.

Il secondo accordo, sulla sicurezza antirapina, ripercorre la strada fallimentare dei protocolli, a livello provinciale, siglati con Prefetture e forze dell'ordine. E' un'autentica presa in giro la previsione di adottare ben sei misure antirapina (in un elenco di 11) quando è ben noto che, nella maggior parte dei casi, sono solo due le misure realmente efficaci: il servizio di guardiania fisso o, laddove praticabile, il bancone blindato.
E' sulla base di queste nostre valutazioni che, a Torino, abbiamo inviato un esposto alla Procura, che ha aperto un'inchiesta.
I sindacati firmatari ben dovrebbero sapere che in Italia, ogni anno, avviene una rapina ogni 12/13 sportelli (media europea 1/30), dato che ci colloca al secondo posto in Europa. In risposta a questa situazione (in peggioramento) Banca Intesa ha dismesso numerose guardie e avviato un piano di ristrutturazione delle filiali, che crea ancora maggiori pericoli.

I sindacati firmatari di questi accordi, che prevedono un pieno coinvolgimento dei sindacati stessi in commissioni e osservatori vari, si assumono, ancora una volta la responsabilità di coprire le inadempienze aziendali.

Non li seguiremo su questa deriva. Continueremo con i lavoratori la nostra azione di lotta e di denuncia per cambiare davvero l'attuale, insostenibile, situazione.

Segreteria Nazionale Cub-Sallca Banca Intesa

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