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La fusione tra Intesa e Sanpaolo, che si vota oggi nell'assemblea degli azionisti, non ha una valenza industriale chiara e definita, ma nasce dal tentativo di sottrarsi a scalate ostili da parte di banche estere e dalla pressione per il contenimento dei costi. In un sistema finanziario sempre più competitivo e in un mercato maturo, privo di spinta espansiva, si persegue la ricerca esasperata del guadagno di breve periodo soltanto comprimendo le spese. Per salvaguardare gli attuali stellari livelli di profitto occorre realizzare rilevanti economie di scala, attraverso tagli occupazionali, risparmi sugli acquisti e innovazioni organizzative mirate alla razionalizzazione delle strutture.

Il processo che si va delineando prevede forti ricadute negative sui lavoratori, i consumatori ed i territori che ospitano le strutture di direzione centrale ed i poli tecnologici delle due banche che si fondono.

I lavoratori rischiano di pagare il prezzo più caro. Secondo le ultime cifre circolate sarebbero 8-9.000 gli addetti che i vertici aziendali vorrebbero coinvolgere in un piano d'espulsione attraverso un "esodo", che si auspica "volontario", ma non si esclude di rendere "coattivo".

Altri lavoratori (per il momento circa 7.000) sono stati o saranno ceduti insieme agli sportelli che li contengono, come se fossero complementi di arredo, in parte per "convincere" i francesi di Credit Agricole, in parte per soddisfare gli obblighi della normativa "antitrust" (che stigmatizza l'eccessiva quota di mercato della nuova superbanca in molte province), in parte per convenienza aziendale.

Anche i risparmiatori subiranno disagi non indifferenti: le fusioni comportano caos organizzativo e procedurale, caduta di livelli d'efficienza nel servizio, cambiamenti di ogni tipo imposti e subiti. E' lecito poi nutrire ragionevoli dubbi sulla "convenienza" dei servizi offerti dalla nuova banca: le fusioni si fanno per ridurre la concorrenza, non per accrescerla. E' improbabile che banche più grosse e più profittevoli scelgano di condividere con i loro utenti i risparmi effettuati, offrendo prodotti e servizi meno costosi. Soltanto chi vuole credere alle favole si trastulla con queste panzane.

I territori dove sono localizzate le tante sedi dei due gruppi bancari subiranno certamente sensibili conseguenze sul piano economico: verranno meno, o saranno ridimensionate, attività produttive che producono una cospicua domanda di servizi e immettono ingenti risorse finanziarie nell'economia locale attraverso i redditi prodotti.

Ciò vale in particolare per Torino. Le concrete modalità con le quali si sta realizzando il percorso di fusione dimostrano che si tratta, in realtà, di un'acquisizione del Sanpaolo da parte di Intesa con lo spostamento a Milano dei ruoli di comando chiave.

Per i nostalgici si chiude una storia lunga 450 anni. Per la città è un film già visto: si perde centralità economica e finanziaria, si subisce un nuovo pesante depauperamento di professionalità. E, in tale quadro, un primo forte elemento di inquietudine è la sorte del Centro Contabile di Moncalieri (e dell'indotto collegato).

Per noi la preoccupazione è ancora più forte perché ben conosciamo le "attitudini" dei manager di Banca Intesa che assumeranno il comando delle operazioni, in primo luogo in tema di relazioni sindacali e rispetto della cultura delle aziende acquisite. Basti pensare, per restare al settore bancario, alla "distruzione" di Comit proprio in occasione della nascita dell'attuale Banca Intesa.

In conclusione non ci sentiamo di condividere la diffusa quanto superficiale opinione positiva sulla fusione e le sue conseguenze. Vogliamo fare chiarezza e sensibilizzare sia i lavoratori che l'opinione pubblica sulle vere caratteristiche dell'operazione e sulla necessità di lavorare insieme per fare in modo che non siano, come altre volte, i soggetti più deboli a pagarne i costi.

In coincidenza con l'assemblea degli azionisti Sanpaolo – Venerdì 1 dicembre 2006

PRESIDIO IN PIAZZA SAN CARLO A PARTIRE DALLE ORE 14

C.U.B.-S.A.L.L.C.A

Banca Intesa                    SanpaoloIMI

www.sallcacub.org

Sede Operativa: Torino – Corso Marconi 34; tel. 011/655454; fax 011/6680433     

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