Sin dal primo giorno abbiamo osteggiato, e continueremo a farlo, la decisione del gruppo Intesa Sanpaolo di cedere all'asta 25 sportelli delle province di Caserta e di Napoli.

Adesso che è noto il nome dell'acquirente, la Banca Popolare di Bari, la nostra contrarietà è ancor più netta. Se si fosse trattato di un altro grande Istituto di credito, le garanzie sarebbero state maggiori per tutti: per i lavoratori innanzi tutto, ma anche per gli utenti e, quindi, per i territori in cui questi sportelli insistono.

Vale la pena ricordare che tra i 25 sportelli ceduti ci sono quelli di Casal di Principe e di Casapesenna, comuni del casertano tristemente noti in quanto rappresentano il regno incontrastato dei "casalesi", uno dei più feroci clan camorristici del Mezzogiorno. Gli sportelli di Casal di Principe e di Casapesenna, rappresentano l'unica realtà creditizia di quei comuni e, presumibilmente, qualche cliente di quelle agenzie ha una fedina penale non immacolata per cui, sempre presumibilmente, alcuni proventi di traffici illeciti transitano sui conti di quegli sportelli. La cessione dei 25 sportelli è avvenuta sulla base della disposizione dell'Antitrust che garantisce il rispetto della libera concorrenza e contrasta le potenziali posizioni di monopolio in ambito provinciale. Come mai  Intesa ha deciso di sbarazzarsi, tra le altre, proprio di quelle filiali?  Su quei territori non sarebbe stato meglio garantire la presenza di un Istituto di credito di dimensioni nazionali anziché di una banca popolare? Perché non ha venduto uno sportello in più a Caserta o in un altro grande comune della provincia, come fanno normalmente e furbescamente le banche, allorquando nell'osservare la decisione dell'Antitrust cedono filiali che si trovano in prossimità di altri propri sportelli, in modo da poter facilmente "trasferire" (successivamente) i clienti che andrebbero a perdere?  Perché cedere sportelli unici su piazza?

Un ulteriore inquietante segnale negativo lo ha fornito proprio il Sanpaolo Banco di Napoli, allorquando ha deciso di non garantire la vigilanza dello sportello di Roccamonfina (comune casertano nelle vicinanze), anch'esso ceduto, che negli ultimi mesi ha subito diverse rapine e che è situato in una zona particolarmente esposta per i collegamenti stradali che consentono facili fughe ai rapinatori (lo dicono i Carabinieri del posto). La nostra contestazione all'azienda su questo tema, che si aggiunge a quella del direttore della filiale, è rimasta inascoltata.

Riteniamo queste osservazioni degne della massima attenzione e le sottoporremo agli organi Istituzionali più elevati, a partire dal Presidente della Camera che proprio in questi giorni è stato testimone e vittima di un clima e di un ambiente inquinato e fuori dalle regole di uno Stato democratico. Ma lo faremo sapere anche al Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia che ha di recente accusato l'ABI di non fare fino in fondo il proprio dovere per contrastare il riciclaggio di denaro sporco.

Vogliamo infine ricordare che l'alto richiamo del Presidente della Repubblica rivolto a tutte le Istituzioni, a garanzia del sistema democratico, deve valere anche per Intesa-Sanpaolo.

Napoli, 19 settembre 2007

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo
Federazione Provinciale di Napoli

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