INTESA SANPAOLO: CESSIONI, DISMISSIONI, DIMISSIONI
Per discutere con i lavoratori "ceduti"
i contenuti di una loro piattaforma rivendicativa e
delle eventuali forme di mobilitazione ci troviamo:
Lunedì 15 Ottobre – alle ore 18
a Torino, in Corso Marconi 34
La ripresa settembrina in Intesa Sanpaolo è iniziata con la vendita di 198 sportelli richiesta dall'antitrust, lavoratori inclusi. I mercanti di carne umana sono ritornati al lavoro subito dopo le ferie…
L'asta competitiva ha premiato il consorzio che ha messo sul piatto il carico d'oro più pesante, nella fattispecie 1,9 miliardi di euro in contanti. La Carige paga 995 milioni per 78 sportelli (12,7 milioni a sportello), la Banca Popolare di Bari 181 milioni per 43 sportelli (4,2 milioni a sportello), il Credito Valtellinese 395 milioni per 35 sportelli (11,2 milioni a sportello), Veneto Banca 328 milioni per 42 sportelli (7,8 milioni a sportello).
Chi ha voglia e tempo può calcolare, quando qualcuno si premurerà di comunicare anche il numero di lavoratori ceduti, la loro età ed il peso medio, quanto viene a costare al chilo oggi, in Italia, la carne di bancario usato. Se si vuole completare seriamente il lavoro, sarebbe poi utile calcolare anche quanto s'intende spremere dal portafoglio dei clienti comprati, tenuto conto ovviamente della spazzatura che è già stata venduta loro, il livello di "satisfaction" espressa dai "customer" ed il potenziale di assorbimento che questa combinazione lascia libera per gli anni a venire.
Lasciando da parte l'amara ironia che queste vicende ispirano, occorre riflettere sul fatto che, di tutte le ipotesi possibili, si è verificata la peggiore, o quasi:
- le filiali non sono state vendute ad un unico acquirente, come si era pensato ad esempio alludendo al Monte dei Paschi, il che avrebbe consentito un'unica trattativa, con tutele omogenee da garantire ai ceduti, con indubbia semplificazione e trasparenza;
- lo spezzatino delle filiali non avviene neanche su base territoriale omogenea perché, tranne le filiali del Centro-Sud che vanno tutte alla Popolare di Bari, le stesse realtà provinciali finiscono per essere spartite (Carige prende ad esempio 14 sportelli a Torino, 19 a Como, 6 a Pavia e 34 nel Veneto; Creval compra 19 sportelli a Torino, 4 ad Alessandria e 12 a Pavia; Veneto Banca ne prende 5 a Imperia e 37 nel Nord-Est);
- la "qualità" e la struttura degli acquirenti non sono tali da garantire un sistema di tutele soddisfacente, soprattutto nel caso di tensioni occupazionali, dismissioni, mobilità;
- la banca che cede (Intesa Sanpaolo) non intende prendere impegni, scaricando sugli acquirenti il mantenimento delle condizioni in essere, pensando solo alla massimizzazione della propria plusvalenza;
- l'elevato costo di acquisizione delle attività da parte delle banche che comprano induce a prevedere una forte pressione commerciale sul personale, per un rapido ritorno dell'investimento effettuato, proprio quando i rischi di disaffezione da parte della clientela si traducono spesso nel definitivo abbandono
In questo inarrestabile marasma, lascia ancora una volta stupefatti l'inerzia dei sindacati trattanti, che sin da subito hanno interpretato il proprio ruolo approvando la fusione ed attrezzandosi per gestire in modo collaborativo i passaggi necessari per renderla operante e redditizia. Anziché costruire una piattaforma unica ed unitaria per difendere i lavoratori tutti, coinvolgendoli in modo democratico in un'iniziativa strategica di resistenza e di mobilitazione, hanno seminato immotivata fiducia nella propria capacità di controllo, senza fare neanche un giro di assemblee.
Hanno poi iniziato una trattativa centralizzata impenetrabile, da cui emergono ogni tanto pezzi di accordo, da quello iniziale sugli esodi, alle cessioni Friuladria e Cariparma, fino ad arrivare alla seconda puntata del fondo per l'esodo. L'iniziativa resta così saldamente nelle mani dell'azienda (vedi nuovo sistema incentivante, game iperindividuali, mano libera sulle assunzioni e così via).
Lo sgomento dei lavoratori si traduce intanto in una massiccia ondata di dimissioni, perché molti di quanti hanno una professionalità da spendere sul mercato del lavoro stanno cercando alternative ad una situazione lavorativa inaccettabile. Questo fenomeno è tanto più evidente tra i lavoratori ceduti, quelli trasferiti e quelli accantonati perché destinati ad essere sacrificati nella razionalizzazione dei servizi.
Con lo sciopero del 28 giugno, il Cub-Sallca ha inteso spezzare questa spirale perversa che porta i lavoratori alla rassegnazione, alla passività, alla fuga individuale. Continuiamo a credere che non esistano altre strade praticabili: occorre utilizzare tutti gli strumenti disponibili, cioè la mobilitazione sindacale, la comunicazione mediatica e l'iniziativa giudiziaria per tutelare i diritti di tutti i lavoratori coinvolti, a vario titolo, dalla fusione e in primo luogo di quelli oggetto di prossima cessione. A questo proposito occorre ribadire che:
- l'antitrust ha imposto che fossero cedute delle quote di mercato, e quindi degli sportelli, ma non i lavoratori ivi occupati;
- per le aziende, è ancor più difficile che in altre occasioni sostenere, in sede di giudizio, che stanno cedendo un ramo d'azienda, perché spesso le filiali vendute provengono (come nel caso delle cessioni alla Popolare di Bari) da almeno quattro banche diverse;
- è quindi sindacalmente fondata la rivendicazione di condizionare il passaggio del rapporto di lavoro alla volontarietà del lavoratore;
- sarebbe di conseguenza accettabile un passaggio che avvenisse in presenza di un congruo indennizzo economico (compatibile del resto con l'enorme incasso realizzato), di un mantenimento pieno delle tutele esistenti e di un diritto al rientro nell'azienda di provenienza, qualora nella nuova si verificassero eventi pregiudizievoli per l'occupazione, come cessioni, crisi, dismissioni.
L'insieme di quest'impianto rivendicativo è compatibile con lo stato di salute di una "grande banca" che chiude il primo semestre 2007 con un utile netto consolidato di 5.359 milioni di euro, per circa la metà realizzato proprio con la prima tornata di cessioni a Credit Agricole. Ora si tratta di acquisire Carifirenze e già l'Antitrust scalpita per imporre nuove cessioni.
I mercanti di carne umana devono rimettersi al lavoro. Non lasciamoci "affettare"…
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