INTESA SANPAOLO – MA COSA DIAVOLO STANNO FACENDO I SINDACATI ?TRATTANTI??
Nessuna piattaforma condivisa, nessun confronto con i lavoratori.
Le poche notizie che filtrano dal "tavolo" sono sempre più inquietanti.
Dopo un anno di fusione, di brutti accordi e di costante peggioramento delle condizioni di lavoro e del clima aziendale,
si avvicina inesorabilmente la stretta finale.
Se dovessimo fare un bilancio di quello che è successo in circa un anno dalla fusione, la sintesi sarebbe presto fatta: l'azienda ha ottenuto quasi tutto ciò che voleva, mentre i lavoratori, un pezzo dopo l'altro, stanno perdendo i loro diritti.
Ricordiamo come i primi mesi successivi all'annuncio della fusione furono contrassegnati dal silenzio dei sindacati trattanti, quando la Cub-Sallca svolse un elementare, quanto fondamentale, ruolo d'informazione. Poi, a dicembre dell'anno scorso, venne siglato il primo grande accordo aziendale, relativo all'attivazione del Fondo Esuberi, che fu propagandato dai sindacati firmatari come un successo, perchè avveniva su base volontaria ed incentivata.
Noi dicemmo che si trattava di un atto inconsulto, perché non aveva senso attivare l'esodo quando ancora le due banche operavano separate, l'integrazione sarebbe avvenuta dopo parecchio tempo e così pure la riconversione del personale di sede eventualmente eccedente. Solo a quel punto sarebbe stato possibile quantificare gli esuberi e attivare, di conseguenza, il fondo.
Dicemmo anche che, in questo modo, ci saremmo trovati con filiali ed uffici falcidiati da vuoti nell'organico. Oggi i sindacati trattanti proclamano scioperi a livello di Area (finora Torino e Liguria) perché ….manca personale.
Fu presentata come un successo anche la proroga di un anno del contratto integrativo Sanpaolo, condita dalla presentazione di una pseudo piattaforma per l'unificazione delle normative delle due banche.
Successo davvero effimero, visto che, passato quasi del tutto l'anno, che pareva essere un lasso di tempo notevole per riuscire ad accordarsi sui temi più rilevanti, pressoché tutto resta ancora da fare e l'unica cosa certa è che la scadenza del contratto integrativo si avvicina pericolosamente.
All'epoca noi sostenemmo, invece, la necessità di avviare una vertenza unitaria per tutti i lavoratori del gruppo, che, argomento per argomento, puntasse ad estendere a tutti le condizioni migliori in essere.
Da allora si sono sprecate le provocazioni e gli atti unilaterali dell'azienda, che hanno fatto crescere la tensione tra i lavoratori. A questo stato d'effervescenza i sindacati firmatari risposero, a Febbraio, con la grande assemblea torinese del Colosseo. Fu l'unica iniziativa di tale genere e fu subito chiaro che rappresentò solo uno "sfogatoio" per la piazza ritenuta più in ebollizione.
Intanto incombeva il problema della cessione della prima tranche di sportelli a Credit Agricole. Abbiamo sempre sostenuto la necessità di giungere ad un accordo complessivo che ottenesse garanzie per tutti i lavoratori del gruppo (a partire dal diritto d'opzione), sia per le cessioni in essere che per quelle future.
Era una partita che riguardava tutti i lavoratori e che andava giocata in modo globale, su tutti i temi della fusione, utilizzando la forza di tutti i lavoratori del gruppo.
Vi furono due accordi insufficienti (e pure diversi), uno per Friuladria e uno per Cariparma, senza spendere un minuto di sciopero (e, spesso, neanche di assemblea).
Il 28 giugno, di fronte a questa catastrofe, la Cub-Sallca, da sola, si è assunta l'onere (e l'onore) di proclamare uno sciopero che unisse tutti i lavoratori del gruppo. Uno sciopero che ha avuto un successo oltre le attese e che abbiamo già commentato in numerose occasioni.
Prima della pausa estiva, il secondo accordo sul fondo esuberi non ha fatto che ribadire l'errore di otto mesi prima. E dopo le ferie i problemi sono rimasti inalterati, anzi…. Alle porte vi è la cessione di quasi duecento sportelli a quattro banche diverse. Si preannuncia una trattativa frammentata e dalle prospettive incerte.
Il contratto integrativo Sanpaolo scadrà a fine anno, mentre Intesa non ne ha mai avuto uno. Si prospetta una trattativa affannosa, dove ben che vada, si potrebbe assistere ad un risultato finale che si porrà a metà strada tra le condizioni delle due banche, con perdite e rinunce da una parte e dall'altra.
Soprattutto rischia di tramontare la possibilità di avere un vero contratto integrativo per la nuova banca. Stiamo assistendo alla replica di quanto già visto dopo la fusione tra Intesa e Comit, quando vi fu il succedersi di singoli accordi, che determinarono una sommatoria di norme in assenza di un corpo unitario ed organico di regole.
Intanto si aggravano i problemi già noti delle sedi (mobilità e riconversione), dei poli accentrati, della rete (pressioni commerciali, carenze di organico, di sicurezza e ambientali).
Di fronte a questa mole di questioni, i sindacati firmatari stanno disperdendo il potenziale di mobilitazione dei lavoratori in qualche sciopero locale sui problemi di organico, generati in buon parte proprio dall'attivazione del fondo esuberi, facendo finta che la trattativa sull'armonizzazione delle normative delle aziende del gruppo proceda senza troppi problemi.
Questa cappa di inquietanti silenzi e di finte rassicurazioni è funzionale agli interessi aziendali ed occorre reagire al più presto.
Dobbiamo contrastare l'azione aziendale con un'iniziativa unitaria, che veda di nuovo insieme tutti i lavoratori, compresi quelli che verranno ceduti.
Lo diciamo anche ai tanti delegati dei sindacati firmatari che manifestano disagio per l'attuale situazione. Non possiamo lasciare operare indisturbate le segreterie nazionali, che fin dal primo minuto si sono mostrate prone ai voleri di Passera e Micheli.
Servono un contratto integrativo per la nuova banca e tutele certe per i "ceduti".
le condizioni di vita, i diritti, le tutele normative, il salario
di tutte le lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo.
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