INTESA SANPAOLO – TRATTATIVA SULL?ARMONIZZAZIONE: CERCHIAMO DI CAPIRCI QUALCOSA
(aggiornamento al 20-12-2007)
Crediamo che tra i lavoratori del Gruppo Intesa Sanpaolo vi sia notevole sconcerto per l'evoluzione della trattativa sull'armonizzazione della normativa aziendale.
La lettura dei volantini dei nove sindacati (al momento ancora 7 più 2) non chiarisce certo le idee.
I tanti comunicati e messaggi della Fisac, tutti molto rassicuranti, sottolineano che la procedura di sciopero avviata dalle sette sigle è stata ritirata e che riprendono le trattative, per ottenere di tutto di più, in un clima di ritrovata unità sindacale. Come ciò sia stato possibile non viene detto.
Il volantino delle sette sigle "più battagliere" parla di "primi ed importanti risultati ottenuti": ultrattività degli integrativi delle banche del gruppo, un mese di proroga per l'integrativo Sanpaolo, ripresa delle trattative.
Detto così non sembrerebbe un granché, perché un mese di trattativa in più, a fronte della mole di questioni da affrontare, non pare certo sufficiente. Cosa è successo allora?
Noi non siamo presenti al tavolo di trattativa (lo abbiamo già detto: non per nostra scelta, ma per il rifiuto dell'azienda di aprire il confronto con noi) e, non volendo fare dietrologia, ci limitiamo a ricordare un paio di eventi.
La "ricucitura" tra le nove sigle e l'azienda è avvenuta sotto gli auspici delle segreterie nazionali di categoria, che potrebbero continuare a giocare un ruolo fondamentale nel prosieguo delle trattative. Non è un elemento rassicurante, se non per chi condivide il giudizio entusiastico sul rinnovo del contratto nazionale. Noi non la pensiamo così e siamo preoccupati di questa possibile "supervisione".
Qualcosa è cambiato anche sul versante aziendale, con l'arrivo da Unicredit di un nuovo responsabile del personale. Questa notizia certa, unita alle voci di una possibile uscita di scena dell'AD Passera e/o del suo braccio destro Micheli (gli spifferi un giorno li danno ancora fortemente in sella e quello dopo in disgrazia ed in partenza verso Eni, Alitalia – ormai una "nostra" business unit in perdita…- o chissà dove) potrebbe prefigurare un diverso atteggiamento della controparte, più "morbido", rispetto alle ruvidezze dell'attuale dirigenza.
Certo è che il rinvio della scadenza degli attuali accordi integrativi lascia ampi margini d'incertezza sulla qualità della contrattazione futura.
Se la trattativa proseguirà, quindi, l'attenzione dei lavoratori dovrà spostarsi sui contenuti degli eventuali accordi. Ricordiamo che, tutti i comunicati dei sindacati trattanti riportano il concetto dell'impegno a "mantenere i trattamenti fino alla sostituzione, con norme che conservino ed estendano nella nuova banca le garanzie e i diritti degli attuali dipendenti e dei futuri assunti" (Fisac).
E ricordiamo anche che un tema di trattativa, grosso come un macigno, saranno gli accordi di cessione per le filiali vendute per la normativa Antitrust.
I sette sindacati, che avevano aperto la procedura di sciopero, l'hanno revocata, ma la Cub-Sallca no.
Sino a fine anno, circa, siamo in grado di indire uno sciopero e, scaduta questa procedura, nel giro di una settimana possiamo riaprirne un'altra.
Al di là delle dietrologie e delle manovre che si agitano dietro la trattativa, la valutazione del suo andamento e della qualità degli accordi sarà il metro di giudizio per decidere se chiamare i lavoratori alla mobilitazione. Anche questa vicenda, comunque prosegua, dimostra che non è sull'atteggiamento più o meno compiacente della controparte o sui tatticismi sindacali esasperati che i lavoratori possono contare per difendere le loro condizioni materiali, quanto sulla loro forza e determinazione.
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