Come tutti sapranno, le trattative per l'armonizzazione contrattuale tra Intesa e Sanpaolo sono interrotte, dopo l'affermazione di Micheli sull'azzeramento degli accordi in scadenza al 31-12 (a partire dal contratto integrativo del Sanpaolo) se non si raggiungono nuovi accordi. A questo ultimatum sette, delle nove, sigle trattanti  rispondevano avviando le procedure per l'indizione dello sciopero, mentre due, Fisac e Fabi, ritenevano si potesse insistere con la trattativa.

Anche la Cub-Sallca, parallelamente, ha avviato la procedura e giovedi 6 dicembre il tentativo di conciliazione (obbligatorio) presso il Ministero del Lavoro si è concluso senza esito. Da quel momento la Cub-Sallca può, in qualsiasi giorno, indire lo sciopero rispettanto un preavviso di 10 giorni di calendario.  

Venerdì 7 dicembre le sette sigle firmatarie dovevano conciliare presso l'Abi ma la conciliazione è stata fatta slittare al 13 dicembre. Tutto ciò per dare tempo alle varie diplomazie di ricucire i rapporti tra sindacati (7 più 2) e tra sindacati ed azienda. In questo momento si sta giocando una partita a tre, tra sindacati aziendali (7 più 2), sindacati nazionali (tutti 9) ed azienda. Anche le segreterie nazionali sono intervenute per indurre l'azienda a concedere l'ultrattività degli accordi in essere, o una proroga, fino alla stipula di nuovi accordi.

La partita si gioca sullo sfondo del rinnovo del contratto nazionale (appena rinnovato e sul quale daremo informazioni al più presto) perchè sarebbe contraddittorio uno stato di tensione forte nel secondo gruppo bancario italiano dopo la firma del contratto di categoria. Oltre a ciò vi sono ridefinizioni degli equilibri e dei rapporti tra sindacati, di cui vi risparmiamo i dettagli, ma è solo per dirvi che la vicenda aziendale avviene in un contesto più ampio.

E, per finire, vi sono anche notizie giornalistiche che parlano di prossima uscita di Passera e Micheli dal ponte di comando.

A fronte di questa complessa partita, il nostro sindacato ritiene di comportarsi nel modo seguente.
Abbiamo una proclamazione di sciopero in piedi che vogliamo usare nel modo migliore. Avremmo potuto proclamare l'agitazione subito, senza attendere i "giochi" degli altri, ma avremmo rischiato di fare uno sciopero "al buio", nel senso di proclamarlo e di scoprire poi che effettivamente veniva ottenuta la proroga del contratto integrativo (evento che raffredderebbe gli animi).
Abbiamo, quindi, ritenuto opportuno vedere gli sviluppi, certo non da spettatori passivi.

  • Intanto vi stiamo informando dell'evolversi della situazione.
  • Se la proroga verrà ottenuta, l'attenzione, nostra e dei lavoratori, dovrà spostarsi su una minuta valutazione degli accordi che verranno firmati. Il rischio è che si perda qualche pezzo di normativa, con la scusa che, "potevamo perdere tutto, abbiamo perso poco".
  • Se, invece, l'azienda non recede dalla sua posizione, indiremo lo sciopero in concomitanza con gli altri sindacati (sette o nove che saranno).
  • Se gli altri non lo faranno, valuteremo con i lavoratori l'eventualità di indirlo anche da soli. La prospettiva non ci spaventa di sicuro (l'abbiamo già fatto il 28 giugno), ma è chiaro che è nell'interesse dei lavoratori, prima che nostro, che lo sciopero abbia successo.

Attendiamo anche le vostre valutazioni.

Vorremmo ricordare che è stato detto, da qualche dirigente sindacale delle altre sigle, che per noi è comodo criticare senza partecipare alle trattative. Precisiamo che noi, invece, alle trattative vogliamo partecipare e l'abbiamo chiesto all'azienda, senza ricevere risposta (per la cronaca, l'azienda può farlo). Abbiamo le nostre proposte da sostenere a partire dalla necessità di introdurre nella trattativa la tutela dei lavoratori oggetto di cessione. Vogliamo che questa tutela valga per tutti i lavoratori di Intesa Sanpaolo, quelli che sanno già di essere ceduti e quelli che…non lo sanno ancora, non potendosi escludere ulteriori fusioni in un prossimo futuro. E' chiaro che la nostra proclamazione di sciopero non potrebbe non chiedere il coinvolgimento dei colleghi delle filiali in vendita.

Qualche nota finale sul giro vorticoso di mail che sta coinvolgendo molti colleghi. Il tenore della maggior parte degli interventi esprime sfiducia e critiche dure verso i sindacati trattanti e sappiamo di un buon numero di disdette di tessere, soprattutto dei due sindacati "meno combattivi". Il problema oggi è che questo disagio va incanalato in modo costruttivo. E' molto facile criticare o dimettersi da un sindacato, molto più difficile lavorare per costruire un'alternativa. Noi riteniamo che difficilmente si potrà cambiare la condotta dei sindacati trattanti. Ciò che fanno, lo fanno perchè ritengono proprio di agire così. Nessuno pensi che dimettendosi indurrà i sindacati firmatari a cambiare registro. Alle dimissioni deve accompagnarsi l'impegno a costruire altro, altrimenti l'azienda avrà solo le mani più libere. Proponiamo un modello di sindacato combattivo ed indipendente da partiti e consorterie di potere. Questo tipo di sindacato richiede impegno e partecipazione attiva e consapevole. Ripetiamo che noi vogliamo conquistare il diritto al tavolo di trattativa, ma per ottenerlo dobbiamo aumentare la nostra forza, non solo in termini di iscritti (sapete bene che non abbiamo mai strumentalizzato le situazione per fare tesserati), ma di capacità di mobilitazione per costringere la controparte a discutere con noi. La partita è difficile, ma il momento è decisivo per il futuro dei lavoratori di Intesa Sanpaolo.

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