CONTRATTO NAZIONALE DEI BANCARI: PERCHE? VOTEREMO NO
Ci avevano detto che sarebbe stato un contratto di svolta. Hanno firmato un contratto che cambia solo la scadenza, allungando a cinque anni la durata complessiva (un fatto senza precedenti).
Avevano richiesto un aumento economico medio di 188 euro in due anni. E' arrivato un aumento medio di 282 euro, che copre però cinque anni, fino alla fine del 2010, con un aumento lordo dell'11%, che si riduce al 10% per la maggior parte dei lavoratori, in particolare quelli più anziani. Gli aumenti vengono riconosciuti in 8 (otto) tranche scaglionate nel tempo e vanno a regime solo alla fine del 2010. Non ci sono né aumenti né una tantum per tutti coloro che nel 2006/2007 sono andati in esodo con qualche forma di incentivo (cioè tutti).
Per i giovani apprendisti vengono lievemente migliorate le condizioni economiche, riducendone il sottoinquadramento ed equiparando gli stipendi dopo 18 mesi dall'assunzione, ma restano i 4 anni della durata contrattuale in una situazione precaria e di ricatto. Nelle aziende sotto i 1500 addetti sale all'8% la percentuale dei contratti di inserimento e di somministrazione a tempo determinato.
Non viene risolto il problema del lavoro supplementare dei quadri. Vengono estese informativa sindacale e contrattazione di gruppo per appalti, esternalizzazioni e trasferimento di lavorazioni all'estero, ma le norme continuano a lasciare alle aziende libertà di manovra dopo l'espletamento delle procedure di rito.
Negli incontri semestrali, le aziende dovranno fornire ai sindacati maggiori dettagli su rapine e sicurezza, ma non sono previsti impegni in nuove misure di prevenzione.
I sistemi incentivanti proposti dalle aziende potranno accogliere osservazioni dei sindacati e, qualora non vengano accolte, si può chiedere la mediazione in sede Abi; anche qui però alla fine del periodo previsto la decisione dell'azienda diventa operativa in ogni caso.
Le pressioni commerciali, che subiscono i colleghi per vendere prodotti finanziari, assicurativi, derivati e quant'altro, senza alcuna considerazione delle reali esigenze della clientela, restano inalterate, anche dopo la firma nel 2004 del cosiddetto protocollo etico. La scandalosa passività dei sindacati firmatari, che sperimentiamo quotidianamente da anni, si traduce in questo caso nell'invito alle banche a…rispettare la normativa Mifid sul collocamento dei prodotti. Evidentemente costa molta fatica passare dalle parole ai fatti e soprattutto occorre coraggio per toccare interessi aziendali forti e temi molto "sensibili". Meglio quindi fare finta di non vedere e preparare una nuova indagine di clima, da gestire magari con una Commissione Mista, come quelle quasi inutili su Pari Opportunità, formazione, ecc. perché servono sempre comode poltrone per sindacalisti in esubero.
Neanche in questo contratto si prevede l'elezione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, una situazione di carenza democratica che solo il nostro settore sperimenta.
Firmando il contratto, le aziende si assicurano un quadro certo di costi fino al 2010, mentre attuano piani industriali aggressivi, proseguono il ricambio generazionale tra costosi lavoratori da esodare e precari assunti a buon mercato, riducono l'occupazione attraverso le fusioni e si adeguano alle mutate condizioni di mercato, meno protette e più concorrenziali.
Invitiamo i lavoratori a VOTARE NO a questo accordo, ad organizzarsi con il sindacato di base e costruire le condizioni per l'unificazione della categoria, la riconquista dei diritti perduti, la difesa dei redditi e delle tutele e una svolta democratica nel fare sindacato.
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