INTESA SANPAOLO – PIU? GRATTACIELO, PIU? POSTI DI LAVORO ? MA PER CORTESIA …
Sino ad oggi, non abbiamo voluto entrare direttamente nel merito del dibattito "grattacielo SI', grattacielo NO", anche se naturalmente, come sindacato di base, abbiamo un'opinione ben precisa (e consolidata) sull'impatto, non solo ambientale, delle "grandi opere", sugli appetiti che solleticano, sugli interessi che rappresentano.
A chiunque voglia formarsi una propria opinione, cosa che in casi del genere è quanto di meglio si possa fare, consigliamo di visionare anche la documentazione presente sul sito www.nongrattiamoilcielo.org, in modo da compensare le tante pagine "a pagamento" dei sostenitori del progetto che compaiono periodicamente sulla carta stampata.
Ma se c'è una cosa che ci fa davvero imbestialire e ci costringe a rispondere è leggere (vedi da ultimo l'audizione in Comune di Salza e Modiano del 16 gennaio scorso) che tra i principali argomenti che i sostenitori del "palasalza" adducono a sostegno delle loro tesi c'e' quello per cui la costruzione del grattacielo comporterebbe una difesa (se non addirittura un incremento) dell'occupazione bancaria nel torinese, invertendo la tendenza in atto sin dai primi giorni post-fusione.
Per favore, basta dire stupidaggini e prendere per i fondelli la città (tra i lavoratori della banca quasi nessuno oramai ci casca più).
La situazione è nota. In poco più di un anno (benché non vi siano dati ufficiali) sono alcune centinaia i posti di lavoro persi nei servizi centrali torinesi del fu Sanpaolo; un processo lento e non traumatico ma inesorabile.
Molte sono le concause. In primo luogo, i piani di prepensionamento della banca, che colpiscono in particolar modo le sedi, per le quali non sono previste sostituzioni; poi, l'ondata di dimissioni ed i trasferimenti verso la rete; infine, gli spostamenti su Milano (ma anche Padova, Parma…). Al momento, quest'ultimo non è un fenomeno massiccio, ma certo il saldo territoriale è tutto negativo, visto che da Milano a Torino, eccetto un manipolo di dirigenti in carriera, i trasferimenti si contano sulle dita di poche mani. Molto più facile nel capoluogo lombardo trovare alternative allo spostamento di residenza, sia dentro che fuori la banca.
E cominciano a manifestarsi anche i temuti effetti sull'indotto (tecnologico, commerciale, dei servizi) anche se il grosso arriverà solo al termine del processo di migrazione procedurale ed informatica delle filiali.
Tutto ormai dipende da Milano, dalla società di selezione del personale al toner ed alle cartucce per le stampanti; dai gadget alle buste per la corrispondenza.
Dal punto di vista immobiliare e logistico, sono già stati chiusi alcuni uffici in Via Monte di Pietà ed in Via Santa Teresa ed il palazzotto di Via Arsenale 5 (oltre 100 persone, nel momento di maggior splendore, quello olimpico…). Forse già nel 2008 chiuderanno Via Santa Maria e Via Arsenale 17 (circa 100 persone ognuno) e qualche palazzo ex-Intesa (sono semivuoti). L'altra settimana per "coprire" Piazza San Carlo sono bastati 350 volantini a fronte dei soliti 400-450; stessa cosa in Via Monte di Pietà.
Al contrario, sono piene zeppe le sedi del Lingotto e di Via Lugaro e non certo, come visto, per problemi generali di spazio. E' l'applicazione, come sempre flessibile ed intelligente, delle direttive stile Intesa: razionalizzazioni forzate, back office super-accentrati, orribili open space. Scusandoci in anticipo per il paragone, Via Lugaro è diventata una sorta di CPT, dove vengono accatastati (in attesa di finale destinazione…) colleghi di Servizi e Direzioni la cui sede è Milano. Come noto, Lugaro e Lingotto verranno chiuse a costruzione del grattacielo completata. E allora?
Una cosa è certa. Il mantenimento dei posti di lavoro a Torino, sia da un punto di vista quantitativo, sia da quello qualitativo (fattore assai importante) dipende dagli equilibri di potere politico-manageriali all'interno della banca e non certo dall'edificazione di un grattacielo.
Se gli equilibri resteranno quelli attuali, la sorte di Torino sarà definitivamente segnata e, a grattacielo costruito, occorrerà prevedere maggiori spazi per ristoranti, esercizi commerciali, società di consulenza ecc..
Chi oggi si aggrappa alle garanzie statutarie che prevedono a Torino funzioni quali bilancio, contabilità, ispettorato, formazione (!) ed altro, non ha mai fatto un giro per i corridoi della sua ex-banca per vedere quanto poco si celi dietro quelle etichette.
Chi oggi sentenzia che, nel 2011 o 2012, si trasferiranno nel grattacielo i 500-700 colleghi della Banca dei Territori non fa il Direttore Generale ma la cartomante. Già oggi la BdT, in cui hanno trovato rifugio colleghi "torinesi" di tutte le altre Direzioni a guida "milanese" è una sorta di fortino assediato cui le ultime circolari aziendali (a firma Passera e Micheli) già tagliuzzano alcuni pezzetti. E neppure il più ottimista tra i pochi restanti top manager di estrazione Sanpaolo spinge le proprie previsioni oltre la primavera del 2009.
Queste, ed altre, sono le cose che avremmo volentieri detto alle Commissioni del Consiglio Comunale di Torino che il 23 gennaio ci avevano invitato, assieme alle altre organizzazioni sindacali presenti in Intesa Sanpaolo, per un'audizione sul tema grattacielo.
Purtroppo abbiamo ritenuto opportuno declinare l'invito in quanto tutte le altre 9 sigle hanno dichiarato formalmente la loro indisponibilità a partecipare all'audizione qualora fosse stato presente anche il Sallca !!!
Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità (ma ne abbiamo veramente le tasche piene) e perché ritenevamo importante che le organizzazioni dei lavoratori (sic) fossero sentite dall'Amministrazione Comunale (sperando che almeno una volta dicessero qualcosa di incisivo, cosa che puntualmente non è avvenuta).
Da parte nostra, abbiamo garantito l'invio alle Commissioni Consiliari di un documento scritto (questo) con le nostre considerazioni sulla vicenda, che abbiamo poi deciso di trasformare in un volantino anche per denunciare alle lavoratrici ed ai lavoratori l'ennesimo, gravissimo episodio di arroganza del quale si sono rese responsabili le 9 sorelle (con qualche tardiva e timida dissociazione).
Intesa Sanpaolo
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