CHI HA PAURA DELLA SCALA MOBILE? DIFENDIAMO DAL CAROVITA I CONTRATTI NAZIONALI ED I SALARI
Da quando l'Istat, su richiesta esplicita dell'Eurostat, ha reso noto il risultato del nuovo indice inflattivo relativo ai beni di maggior consumo, che porta l'inflazione dal 2,9% – dato già elevato – al 4,8%, si sono scatenate le dichiarazioni contro l'eventuale possibilità che in Italia torni la "voglia di scala mobile".
La CUB non ha atteso la pubblicazione di questo dato, né l'avvio della campagna elettorale, per lanciare la sua battaglia per il diritto al salario, ma già da anni ha iniziato a sostenere la necessità del reddito sociale minimo per disoccupati e precari; ha costituito i Comitati per la quarta settimana; ha raccolto, assieme ad altri sindacati di base, le firme per la presentazione di una Legge di iniziativa popolare per la reintroduzione di un meccanismo automatico di rivalutazione di salari e pensioni – la scala mobile – che ora giace presso la Commissione Lavoro del Senato, in attesa di essere discussa. La necessità di aumentare i salari e le pensioni è evidente ormai da almeno quindici anni, da quando cioè Cgil, Cisl e Uil – che oggi piangono lacrime di coccodrillo sulla condizione dei lavoratori dipendenti – hanno sottoscritto, assieme ai padroni, gli Accordi di Luglio del '92 e '93 con cui si cancellava la scala mobile e si legavano gli aumenti contrattuali all'inflazione programmata, che non è mai stata neppure lontanamente vicina a quella reale.
LA CUB, DA ANNI, SOSTIENE LA NECESSITA' DI OTTENERE AUMENTI CONTRATTUALI CHE ROMPANO DEFINITIVAMENTE QUESTI MECCANISMI, MENTRE CGIL-CISL-UIL ED IMPRESE HANNO SEMPRE SOSTENUTO CHE LE NOSTRE ERANO RICHIESTE ASSURDE E CHIEDEVANO IL RISPETTO DEGLI ACCORDI DI LUGLIO E QUINDI IL PAGAMENTO DELL'INFLAZIONE PROGRAMMATA.
E' stata la politica suicida dei sindacati concertativi, subordinata agli interessi dei padroni e dei governi, a produrre questo enorme arretramento dei salari e delle pensioni di cui tutti oggi parlano e che, finalmente, riempie le prime pagine dei giornali! Così come gli accordi sul welfare hanno prodotto la santificazione della precarietà (che non produce solo miseria ma anche omicidi sul lavoro) e l'innalzamento dell'età pensionabile. Non contenti dei devastanti risultati raggiunti con la "politica dei redditi", in questi giorni Cgil Cisl e Uil partecipano ad un tavolo con Confindustria da cui dovrà uscire il ridimensionamento del contratto nazionale e lo spostamento di quote consistenti di salario sulla contrattazione di secondo livello, legandola ad ulteriori aumenti di produttività; in poche parole si riaffaccia il cottimo!
Mentre i segretari di tutte e tre le confederazioni concertative fanno a gara per accreditarsi presso il nuovo leader del Partito Democratico e partecipano alle sue kermesse elettorali sostenendo a viso aperto chi candida i padroni nelle proprie liste, la CUB rilancia con forza la battaglia per il diritto ad un salario dignitoso, per la difesa del contratto nazionale, per ottenere la reintroduzione di un meccanismo di adeguamento dei salari all'inflazione.
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