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8 maggio 2008

Signor Presidente e signori azionisti, desidero innanzitutto specificare che intervengo più che in qualità di azionista in qualità di presidente del Comitato costituitosi il 7 febbraio 2007 a tutela degli interessi degli iscritti al fondo pensioni della Cassa di Risparmio di Roma che attualmente conta più di 1350 aderenti. Prima di proseguire mi sembra opportuno fare un piccolo riassunto delle puntate precedenti a beneficio dei soci originari dell' Unicredito.

C'era una volta il fondo pensioni più ricco tra quelli di tutte le casse di risparmio, nel cui patrimonio si annoveravano alcuni dei palazzi di maggior pregio del centro di Roma, che fruiva della più alta percentuale contributiva e i suoi iscritti vivevano felici e contenti; ma un brutto anno, il 1982, assunse la direzione generale dell'istituto un uomo cattivo, ma tanto cattivo, che subito, nel bilancio dello stesso anno, fece sparire, dalle immobilizzazioni gli immobili assegnati al fondo pensioni, e dagli allegati lo stato dimostrante la situazione del Fondo, stato nel quale venivano elencati tutti i cespiti e che, come prevede il regolamento all'art.23, era sempre stato allegato al bilancio dell'istituto tutti gli anni sin dal lontano 1953, anno della sua costituzione.

Questa è una chicca che offriamo ai signori giornalisti in ordine ai primi passi di colui che è diventato poi il Gran Maestro della finanza italiana, che abbiamo potuto rilevare solo da recenti indagini d'archivio, dato che nel passato, purtroppo, ci fidavamo dei rappresentanti sindacali; se avessimo saputo precedentemente l'avremmo certamente gridato in faccia a quell'uomo cattivo che anche nell'ultima assemblea di Capitalia, nel mentre si portava via altri 20 milioni di euro, si è reso protagonista di un'altra atroce beffa nei nostri confronti, promettendo solennemente "di sanare una intollerabile ingiustizia prima di lasciare l'istituto", promessa poi non mantenuta.
Sembra non sia proprio un caso che i magistrati di Bologna lo abbiano apostrofato come personaggio dall' "inclinazione delinquenziale specifica" .
Per finire in breve il riassunto, quell'atto compiuto in un battibaleno, fu la base sulla quale negli anni a venire, specie dal 1995, fu perpetrato il saccheggio di quel patrimonio definito, da tutti i giudici che sinora si sono pronunciati in merito, come patrimonio separato ai sensi dell'art.2117.

Da conteggi prudenziali, la voce di bilancio che dovrebbe corrispondere all'ammontare di questo patrimonio, risulta mancante di circa 600 milioni di euro, qualora nel corso degli anni si fosse rispettato appieno il regolamento, frutto di accordi sindacali, mai disdettati e quindi tuttora vigenti.

E qui ritorniamo nel presente, a pag.102 del bilancio della controllata U. Banca di Roma al punto che ci riguarda, si recita: la valutazione è stata effettuata considerando sia le attuali leggi che disciplinano la previdenza obbligatoria che le norme del regolamento aziendale.
La prego vivamente, signor presidente, di rileggere le norme del regolamento in questione, vedrà che tale affermazione è palesemente falsa!
A pag. 120, la voce accantonamenti per controversie legali, viene incrementata rispetto all'anno precedente di 95 milioni di euro; dato che nelle note integrative non trovo la spiegazione di tale aumento ed altresì non trovo menzione delle diverse centinaia di cause civili già promosse attraverso il nostro Comitato, nonchè di quelle in corso di deposito, desidererei avere informazioni di come si è giunti a questa determinazione e come sono stati rispettati i nuovi principi contabili internazionali, detti IAS.

Per quanto riguarda la relazione del Collegio sindacale, sempre della stessa controllata, dobbiamo sottolineare che ancora una volta omette di rispondere alle nostre reiterate domande in merito al mancato rispetto delle norme del ns. Regolamento; se fossero presenti faremmo loro i nostri complimenti e li diremmo che svolgono la loro funzione di controllo in un modo talmente appropriato che potrebbero esporre alla loro porta come emblema la dicitura: non sento, non vedo, non parlo.

Desidero ora rivolgermi a Lei, dr. Profumo.
Quando, nell'occasione dell'integrationday, in risposta alle mie contestazioni, s'assunse l'impegno di portare a termine in tempi brevi la ricordata promessa di Geronzi, i nostri cuori s'aprirono alla speranza dell'uomo nuovo che avanzava, incoraggiati da alcune prime abbozzate aperture e confermati nella considerazione che risolvere la vertenza entro l'anno avrebbe apportato benefici fiscali alla società. Malgrado la nostra dichiarata disponibilità ad accettare un'offerta che ci equiparasse ai colleghi di diversa derivazione, pur a fronte di un patrimonio originario ben più cospicuo, ben più del doppio del loro, è con grande rammarico che, alla fine del 2007, dovemmo constatare che anche Lei non aveva mantenuto fede alla promessa fattaci e ci trovammo quindi di fronte un nuovo muro fatto, da un lato di rinnovate chiusure e dall'altro di una proposta formulata, per altro ai cosiddetti sindacati riconosciuti, talmente insufficiente che nemmeno questi ultimi se la sono sentita di cavalcarla.
Il 2008 si è aperto con una squallida manovra dilatoria nel corso delle cause civili, per altro perentoriamente respinta dal Presidente del Tribunale ed è proseguito, in questi giorni, con una grave scorrettezza, che potrebbe indurci a presentare una denuncia per attività antisindacale.

Per quanto sin dal 24 aprile sia stata esposta sul sito della Commissione di garanzia la proclamazione dello sciopero indetto dalla CubSallca per la giornata odierna, due giorni orsono un dirigente delle RRUU, del quale preferiamo omettere il nome, ha inviato alle strutture il seguente comunicato:
"Cogliamo altresì l'occasione per una precisazione concernente la nota proclamazione di sciopero, sempre per la stessa giornata, da parte del CubSallca.
Al riguardo significhiamo che, successivamente al tentativo di conciliazione in materia di sciopero avanzato dalla predetta Organizzazione sindacale, la nostra Azienda non ha ricevuto ulteriori comunicazioni. Di tale circostanza è stata informata la Commissione di Garanzia sull'esercizio del diritto di sciopero per ogni conseguente determinazione in merito ad eventuali astensioni dal lavoro.
Tanto premesso, qualora venissero avanzate richieste di chiarimento in ordine allo sciopero, ci si dovrà limitare a precisare quanto sopra."
Preferisco non commentare oltre, per evitare polemiche non costruttive, anche perché tanto palese e stridente è il contrasto con la realtà dei fatti.

Da aggiungere che una cosa fin da principio non riuscimmo ad accettare: la sua affermazione che, malgrado l'evidente mancata rappresentatività dei sentimenti dei lavoratori da parte dei sindacati omologati, avrebbe continuato a fare riferimento solo ed unicamente a loro.
Al riguardo vorrei ricordarle che il settore bancarioassicurativo è l'unico settore in Italia, se non in Europa, quella storica s'intende, nel quale i lavoratori non eleggono i loro rappresentanti sindacali.
Considerando che assieme all'amministratore del gruppo IntesaS.Paolo avete l'assoluta maggioranza dell'ABI, non le pare che sia arrivata l'ora di uniformarci a questo assoluto principio di rispetto e di democrazia?

Non crede che un Comitato che raccoglie, tra gli exCRR, più adesioni di tutti i sindacati concertativi messi insieme, debba essere doverosamente interpellato e sentito in forza del basilare rispetto della volontà delle persone ed anche nella considerazione di un effettivo vantaggio ai fini risolutivi?

La carta di integrità che ci richiama a comportamenti ispirati ad equità,libertà d'azione, trasparenza, fiducia, rispetto e reciprocità non la si dovrebbe applicare, prima di tutto, al nostro interno?

Sinceramente, considerando tutti questi fatti, non mi sembra che sia così.

Oggi, di nuovo rispetto al passato, si fa notare l'assenza della casta sindacale, sempre pronta in tutte le assemblee precedenti a proporre coloriti balletti da contrappunto al Gran Maestro ed a beneficio degli ignari spettatori; in tutta sincerità non so quale dei due scenari mi deve far temere maggiormente.

In conclusione della favola il fondo che era il più bello, il più grande è diventato il più brutto, il più piccolo ma talmente piccolo che la quasi totalità dei suoi iscritti non lo vedono neppure, unica Cassa di Risparmio in tutta Italia che giace in questa abissale situazione.

E Lei, dr. Profumo, a cui pur dobbiamo concedere la giustificazione delle straordinarie difficoltà che ha dovuto affrontare in questi ultimi periodi, non ha fatto nulla affinché la favola avesse la sua naturale conclusione, con l'affermazione della giustizia e la felicità di tutti i personaggi buoni.
Abbandoni la linea ostruzionistica e dilatoria che ha abbracciato ultimamente, determini una rottura con un passato che non le appartiene, ci riconosca i nostri sacrosanti diritti prima che i tribunali, seppur con i tempi extralarge della nostra giustizia, intervengano più pesantemente producendo maggiori perdite al bilancio della società: si ristabilirà un clima effettivamente più sereno ed armonico nell'ambito dell'istituto ed è solo così che si possono conseguire risultati ottimali anche sul piano economico e raggiungere gli obiettivi prefissati dai piani industriali.

Dopo tredici anni di discriminazioni, di false promesse, di rinvii e di irregolarità non sono più tollerabili ulteriori ritardi, l'ulteriore apertura di credito che, oggi, Le concediamo non è a revoca, è a tempo ben determinato, il tempo che scandisce l'economia, un trimestre.
Se nel lasso di questo tempo non si addiverrà ai risultati da noi auspicati, debbo preavvertirla, sin da ora, che porteremo a termine le nostre rivendicazioni con i modi più aspri che i nostri sentimenti detteranno.

Termino chiedendo ancora una volta che venga rivalutata, secondo i dettati del regolamento, la voce di bilancio relativa al patrimonio del Fondo pensioni della Cassa di Risparmio di Roma, annunciando perciò voto contrario, ringrazio per l'attenzione ed auguro buon lavoro.

Riccardo Dobrilla
Presidente del Comitato Fondo Pensioni CRR

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