Intervento del Presidente del Comitato all’assemblea degli azionisti UniCredit del 29.4.2009
Signor Presidente, signor Amm.re delegato, signori Consiglieri, signori Azionisti,
ascoltando le relazioni introduttive di questa assemblea ci pareva di assistere ad un film felliniano dove sogno e realtà si identificano e si confondono, dove tutto va bene, dove tutto è bello.
Non abbiamo sentito una sola parola su qualcosa che non andasse o non fosse andata nel verso giusto; a meno che non ci fossimo distratti, ripeto, non abbiamo udito la pur minima autocritica: tutto va bene, madama la marchesa!
Sorge spontanea a questo punto una domanda: come mai il mercato, di fronte a tale idilliaca situazione, non ci ha premiato in modo particolare, facendo schizzare il valore del titolo alle stelle? Gli operatori economici sono tutti incompetenti? Sono proprio tutti degli incapaci?
Noi crediamo che, in questa discussione, si debba tornare alla realtà come già hanno tentato di fare quasi tutti coloro che sono intervenuti in precedenza.
Tenuto conto di quanto già esposto nei discorsi che ho fatto nelle precedenti assemblee, oggi, cercherò di essere il più conciso possibile in modo da poter esporre, senza dilatare i tempi previsti, le preoccupazioni che viviamo sia come dipendenti, sia come piccoli azionisti, sia ancora come ex dipendenti di Capitalia e, tra questi ultimi, come ex dipendenti della CRR, tra tutti i più sfigati.
Dr. Profumo, a settembre saranno passati due anni dal nostro primo incontro ufficiale; già in quella occasione avemmo modo di esprimere le nostre perplessità sul modo con il quale vi presentavate a quell'appuntamento che si annunciava come il primo di una lunga storia, almeno di interessi, tale da farcelo percepire non già come sarebbe dovuto essere ma come una brutale invasione, nonostante allora nutrissimo ancora delle speranze verso il nuovo, per noi, che avanzava.
A distanza di tutto questo tempo, dopo aver assistito alle scelte operate ed ai provvedimenti adottati, siamo costretti ad esternare la nostra profonda delusione, resa ancor più acuta dalla constatazione che le promesse più volte formulate non sono state mantenute.
Anche all'interno di Capitalia vivemmo, allorquando arrivò il nuovo amm.re delegato, Matteo Arpe, una stagione di grandi cambiamenti, ma ben presto, assorbite le difficoltà iniziali, ci sentimmo gratificati dalle migliori condizioni di lavoro che andavamo fruendo.
Di fronte ai cambiamenti subiti in seguito alla fusione, in quest'ultimo anno e mezzo, ed alle diverse vicissitudini che stiamo vivendo, se nella precedente assemblea ci domandavamo, seppur retoricamente, come potesse essere che in ogni campo ed in ogni settore la migliore opzione possibile fosse di derivazione Unicredito, oggi, alla luce dei primi ma già significativi risultati, dobbiamo denunciare che certe scelte si sono rivelate del tutto inappropriate.
In primis vorrei citare la procedura delle tesorerie che, oltre a sottoporre i colleghi coinvolti a stress e straordinari molto pesanti, rischia di alienarci le simpatie di molti enti; è stata imposta quella in essere presso l'Unicredito benché quella di derivazione Capitalia gestisse un numero di tesorerie ben maggiore, con più precisione e con miglior fluidità.
Poi la costituzione della nuova divisione dell'easy-business, un call centre telefonico attraverso il quale ci si propone di gestire e di fare le pratiche di fido dei piccoli operatori economici, struttura che potrà forse dare buoni risultati in Germania, dove è sorta, e dove il contesto culturale e le abitudini delle persone sono assolutamente diverse da quelle italiane ma che nel nostro paese avrà come inevitabile risultato quello di far aumentare i clienti della concorrenza. Da notare che la prima iniziativa imposta a tutti i colleghi chiamati a ricoprire questo nuovo ruolo, quando ancora le strutture, come dirò poi, non erano state completate, è stata quella di presentarsi come nuovo punto di riferimento cui indirizzarsi per ogni necessità bancaria quando ancora gli stessi erano privi di un numero di telefono personale e con l'invito a passare in agenzia per firmare le autorizzazioni relative alla privacy. Veramente un bel biglietto da visita, il "pensatore" di turno non poteva avere un'idea migliore! Se i sondaggi del customer care venissero effettuati sui clienti reali che frequentano ed, in certi momenti, affollano le nostre filiali, il grado di soddisfazione si attesterebbe ben lontano da quel 56% da Lei prima indicato!
Tra le varie cose che non vanno la palma spetta di diritto al modo con il quale si risolvono i problemi logistici, organizzativi e di relazione tra i vari corpi dell'Istituto, (della parcellizzazione delle funzioni spinta all'estremo abbiamo gia detto la volta precedente) applicando, tra l'altro, la metodica dei ticket, gestiti senza la minima elasticità: i colleghi del centro easy di Roma Nord sono stati 3 mesi senza stampanti, più di un mese senza telefono e per il collegamento dei pc sono occorse più settimane (quando un tecnico si presentava per la configurazione di una apparecchiatura, se nel frattempo era pervenuta un'altra, si rifiutava di configurare anche quest'ultima perché il relativo ticket non era ancora maturato!); quanto riferito in merito ai tempi d'intervento e di esecuzione nella sua relazione, dr. Profumo, non corrisponde affatto alla realtà.
Per ultimo vorrei richiamare all'attenzione un punto che investe un problema più profondo che riguarda la politica bancaria: sono ripresi i diktat commerciali lanciati dall'alto per la vendita dei prodotti decisi dai soliti "grandi pensatori", che poi sono gli stessi che ci hanno condotto in questa grave crisi finanziaria. Ignorando del tutto i segnali lanciati da coloro che stanno in prima linea, sono riprese come se niente fosse accaduto le pressioni commerciali: emblematico il caso accaduto in Sardegna dove i vari responsabili di territorio cercavano di sviluppare le relazioni in sintonia con le esigenze e le aspettative della clientela, in alternativa alla vendita meccanica, ripetitiva ed acritica dei prodotti proposti dalla direzione. E' intervenuto solo per bacchettarli il capo del retail in persona ed i colleghi a difesa della loro giusta posizione sono stati costretti a scrivere una lettera aperta di protesta, sottoscritta da ben 39 persone che ricoprono precisi ruoli di responsabilità.
Mi auguro che questi coraggiosi e veri collaboratori non finiscano mai sulle liste di proscrizione.
In contrapposizione ad una auspicata e corretta politica di collegamento con i territori, da noi già auspicata nella precedente assemblea e qui richiamata da più persone, riprendere una china già percorsa in modo così infausto sarebbe la scelta più deleteria che si potrebbe effettuare ed in prospettiva si configurerebbe come una vera sciagura sia in termini di risultati economici che in ricadute occupazionali anche se mascherata nei tempi brevi da risultati illusori.
Per quanto riguarda il personale, oggetto solo di tagli sempre più profondi, invece di mortificare le professionalità con maggior esperienza per sostituirle con giovani, presunti "talenti", più facilmente condizionabili e ricattabili, invece di scoraggiare e di cercare di tagliare il più possibile il personale di base che opera a contatto con i clienti, non sarebbe il caso di fare un'operazione inversa e cercare di contro di sostituire e rinnovare quel management che ci ha condotto in modo così mal destro in queste secche? Crediamo che in questa sede si debba mettere in discussione anche i livelli più alti, partendo dai risultati e dalle vicende dell'aumento di capitale.
Abbiamo dovuto assistere alle penose manovre della Fondazione CariVerona e se non fosse sopravvenuta l'assistenza ed il sostegno di Cesare Geronzi oggi ci troveremmo a discutere di un altro scenario, ma attenzione, Geronzi non fa nulla senza un preciso tornaconto personale e noi, dopo 27 anni di forzata convivenza, lo conosciamo bene; ci dovremmo interrogare quale sarà questa volta questo suo interesse, ovvero cosa ci attende dietro l'angolo.
E veniamo al punto, tra quelli che più ci stanno a cuore e qui rappresentiamo, che maggiormente impatta sul bilancio, dato che parliamo di più di 600 milioni di euro: il Fondo Pensioni CRR.
Alla fine, per dare un segnale di distensione, abbiamo scelto di non manifestare in questa giornata e, benché non ci facessimo soverchie illusioni, abbiamo atteso di conoscere gli esiti dell'ennesima seduta, svoltasi nella giornata di ieri, della Commissione tecnica istituita all'uopo con i sindacati concertativi e qui dobbiamo ancora una volta lamentare, alla faccia dei principi di democrazia sempre sbandierati a parole, l'esclusione del Comitato che raccoglie l'adesione scritta di più di 1300 colleghi contro le poche centinaia di tutti gli altri sindacati messi assieme. Ebbene dopo 10 mesi dall'istituzione di detta Commissione la delegazione aziendale non ha ancora presentato la proposta base su cui discutere, sebbene più volte promessa per il successivo incontro. Continuano ignobili balletti su mistificanti e contrapposte affermazioni di principio con il chiaro intento dilatorio ed anche ieri si è ripetuta questa messa in scena. Se l'azione di questi pseudo sindacalisti si ispirasse ad un minimo di coerenza la trattativa si sarebbe dovuta interrompere già da molto tempo.
Anche nella relazione di quest'oggi non una parola è stata spesa per rispondere alle nostre più che legittime aspettative di giustizia e per infine onorare l'impegno assunto dinnanzi a più di duemila persone nella giornata dell'integration day, il 29 settembre 2007, "di sanare in tempi brevi un'intollerabile ingiustizia".
Si cerca ancora una volta di mettere la polvere sotto il tappeto cercando di rimandare il più possibile il momento in cui il nodo dovrà inevitabilmente venire al pettine, seppur con costi enormemente superiori. Si continua a sperare nell'azione omertosa dei vari Controllori (Collegio sindacale, Covip, Banca d'Italia) senza tener conto che l'indagine penale susseguente al nostro esposto sta infine volgendo al termine e presto l'imputazione verrà formalizzata.
Se le sentenze di primo grado sin qui pronunciate sono state negative nei nostri confronti, frutto di un'altra anomalia del nostro bel paese, dove intere sezioni di magistratura possono essere pesantemente orientate dai poteri forti, ora possiamo finalmente adire ai gradi superiori dove i giudici hanno maggior spessore e ciò che per noi più conta e ci sostiene, con il patrocinio, non più di un avvocato qualunque, ma del prof. Maurizio Cinelli, il massimo giuslavorista italiano nel campo della previdenza complementare.
Per concludere Le domando, dott. Profumo, non Le sembra sia arrivato il momento di porre la parola fine ad almeno questa maledettissima faccenda che dura da ben 14 anni?
Non solo per mantenere la parola data, non solo per applicare effettivamente i tanto pubblicizzati principi etici, non solo per dare un segnale positivo ai lavoratori, tutti, di un cambiamento di rotta nei rapporti con le così dette risorse umane che, comunque chiamate, rimangono sempre delle persone, ma anche per compiere un atto economico profittevole nei confronti sia della società intesa come s.p.a. che della società civile.
questo post è stato letto4403volte
Devi accedere per postare un commento.