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Da qualche mese, Intesa Sanpaolo ha preso ad organizzare corsi propedeutici all'Iscrizione all'Albo dei promotori finanziari. Lo scopo dichiarato è quello di abilitare un certo numero di colleghi (prevalentemente gestori imprese e specialisti derivati) al collocamento di derivati finanziari alla clientela, anche al di fuori dei locali della banca, la cosiddetta vendita fuori sede.
I colleghi hanno dovuto farsi carico di una preparazione piuttosto impegnativa, svolta quasi interamente fuori orario di lavoro, e dare un esame finale per verificare l'esito. Intanto la policy della banca, in merito al collocamento di prodotti derivati, è stata perfezionata con il varo di una nuova normativa alla metà di luglio. 

Il livello di assistenza fornita ai colleghi impegnati su questo nuovo fronte è stata insufficiente e incompleta, come accade del resto ormai in ogni divisione/servizio/filiale della banca, impegnata in una fusione caotica e disorganizzata dove sono caduti rovinosamente tutti i punti di riferimento tradizionali.

Tuttavia su questa specifica materia i rischi che incombono sui colleghi sono particolarmente pesanti, come dimostra il contenzioso legale che si va accumulando tra le banche e i vari soggetti (privati, piccole e medie imprese, enti locali) che sono diventati vittime inconsapevoli di politiche commerciali spregiudicate e immorali.

Il paradosso più evidente è che l'azienda sta introducendo, in via unilaterale, una nuova figura professionale, senza alcun tipo di disciplina contrattuale. Il promotore finanziario iscritto all'albo rappresenta l'azienda, ma è responsabile in proprio del proprio agire. Rischia sanzioni amministrative (multe) da 516 euro a 25.823 euro.  L'azienda risponde in solido del suo operato, ma è poi tenuta a rivalersi sul promotore in caso di irregolarità (Testo Unico della Finanza, art 196).

Quindi il dipendente che ottiene l'abilitazione da promotore e comincia a collocare derivati fuori sede corre dei rischi di cui, spesso, non è neanche consapevole. Inoltre vige l'incertezza più totale rispetto a declaratorie professionali, inquadramenti e responsabilità.

Vogliamo invitare tutti i colleghi coinvolti ad usare la massima prudenza nel loro agire professionale. In particolare:

  • prendere visione della nuova Policy aziendale in tema di derivati (molto dettagliata e rigorosa) ed attenersi scrupolosamente alle indicazioni ivi contemplate, anche a scapito dei risultati commerciali;
  • ricordare le gravi sanzioni civili e penali cui può andare incontro l'operatore che manca di ottemperare alle norme di competenza, professionalità e deontologia che regolano questa materia;
  • richiedere sempre una formazione ed una assistenza adeguata al delicato compito di vendere prodotti, spesso complessi e sofisticati, che possono comportare gravi perdite e talvolta pregiudicare la sopravvivenza stessa di un'azienda.

Invitiamo invece azienda e sindacati "trattanti" ad inserire subito in agenda la definizione contrattuale di questa nuova figura "ibrida", con particolare riferimento a:

  • inquadramento, che nell'immediato non potrà essere inferiore al QD2, previsto per le risorse in possesso di conoscenze e competenze professionali particolarmente approfondite;
  • percorso professionale per accedere entro tempi certi ed esigibili al QD3, come riconoscimento della professionalità, autonomia e responsabilità necessari nello svolgimento delle mansioni in oggetto;
  • tutele aziendali nei confronti dei dipendenti per fatti commessi nell'esercizio delle funzioni e assunzione degli oneri di copertura per la responsabilità civile verso terzi, come previsto dagli articoli 36 e 37 del CCNL del credito. 

L'urgenza di questa materia impone che il negoziato sia inserito, sin da subito, nel processo di armonizzazione degli inquadramenti in corso per la fusione Intesa-Sanpaolo. I lavoratori attendono risposte.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Intesa Sanpaolo

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