Seconda chiamata alle armi – Il coraggio di esserci e di combattere fino in fondo
Alla luce della grave e scandalosa sentenza del giudice Calvosa, n°13667 del 24.9.2009, Vi invitiamo a meditare su quanto messo in rilievo nell'allegato volantino che Vi preghiamo di stampare e di diffondere il più possibile.
Vi invitiamo altresì tutti ad intervenire agli attivi del Comitato che si tengono il primo martedì feriale di ogni mese alle ore 18, con particolare riguardo a quello del 6 ottobre p.v., ed a farvi parte attiva per promuovere la partecipazione di tutti coloro che conoscete.
D'ora innanzi, per favorire l'afflusso di tutti, gli attivi si terranno nei centralissimi locali di via Giolitti, 231 (la numerazione insiste sul ballatoio).
IL CORAGGIO DI ESSERCI E DI COMBATTERE FINO IN FONDO
Dopo aver ricevuto la notizia della sentenza che grida vendetta, emessa dal giudice Calvosa in merito alla richiesta di ricostituzione del patrimonio del Fondo, siamo rimasti tutti un attimo senza parole quasi increduli a ciò che sentivamo e che infrangeva le nostre antiche speranze, divenute quasi certezze alla luce dei ragionamenti legali.
Dobbiamo però dire che una volta riacquistata la dimensione razionale non ci siamo meravigliati più di tanto dell'accaduto: da più di un anno andiamo ripetendo che per vedere riconosciuti i nostri diritti non basta affidarsi alle azioni legali ma occorre supportare il "coraggio" dei giudici civili e del pubblico ministero, da due anni ancora nella fase istruttoria, preliminare alla formulazione dell'imputazione, con adeguate manifestazioni di denuncia, in grado di attirare l'attenzione pubblica e di bucare lo schermo.
Pensando che lo possiamo fare, che dipende solo da noi, la rabbia ha lasciato il posto alla voglia di lottare e questa è cresciuta a dismisura.
Ritornando alla Calvosa, questo stesso giudice che in altre cause si era dimostrato favorevole alle istanze dei lavoratori, in questa occasione ha pronunciato una sentenza, iniqua, nella quale la motivazione, priva di una sua propria logica interna, è stata costruita ricalcando le argomentazioni artefatte e palesemente soggettive di controparte, omettendo di prendere in considerazione le argomentazioni essenziali e le prove prodotte nelle note autorizzate di replica ed arrivando perfino a sentenziare, in ordine al previsto interesse ad agire degli istanti, in contrasto con l'unica sentenza di Cassazione promulgata al riguardo su una analoga richiesta!
PERCHE'?
E', per noi, del tutto evidente che in Italia, quando ci sono in gioco gli interessi dei poteri forti, le sentenze, soprattutto quelle di primo grado, se i lavoratori non riescono a portare i torti patiti sotto i riflettori dei mass media, le strade dello loro rivendicazioni si chiudono come le acque del mar Rosso sui soldati egiziani.
Non tutti i magistrati possono avere il coraggio di un De Magistris o di una Forleo e quindi, per fornire loro un pretesto di resistenza di fronte alle pressioni di palazzo, trasmesse in modo più o meno diretto dai superiori, ed insieme incutere il timore di essere messi alla berlina per l'incongruità delle sentenze emesse, occorre portare la questione all'attenzione della pubblica opinione!
Anche queste estate abbiamo avuto in merito vari esempi; prendiamo il caso più eclatante dell' Icmesa, seppur diverso nel contendere, nel suo ambito e nei suoi presupposti: dopo due anni di lotte tradizionali per mantenere il loro posto di lavoro, risultate inutili, i lavoratori hanno organizzato una forma di protesta nuova che ha attirato l'attenzione dei media e, senza che la gravità del loro problema si fosse per nulla mutata rispetto ai due anni precedenti, sono riusciti ad ottenere in pochissimi giorni quanto chiedevano.
Anche noi dobbiamo avere la forza e trovare il coraggio per organizzare una forma di protesta originale e fuori dalle righe che possa trovare spazio sui giornali e sulle televisioni! Per raggiungere il nostro obiettivo di vederci riconoscere quanto ci spetta E' ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE!
Certo se, in merito alla ricostituzione del patrimonio del Fondo, si ricorresse, oltre che naturalmente in Appello, anche con procedura d'urgenza pure da parte dei Sindacati firmatari del contratto integrativo, quali controparti del contratto a suo tempo stipulato, le probabilità di un esito favorevole e più ravvicinato nel tempo aumenterebbero di molto; resta comunque imprescindibile in ogni caso la necessità di agire subito nella direzione di una lotta organizzata, forte e determinata, contro una dirigenza che si sottrae al confronto e nasconde le proprie responsabilità dietro il paravento dei carenti poteri di controllo e di giustizia.
Speriamo che tutti comprendano l'esigenza di sovresporre le nostre rivendicazioni , ma proprio tutti, perché della partecipazione di tutti abbiamo bisogno e ci rivolgiamo in primis a tutti coloro che finora si sono limitati ad aderire alle azioni legali ma anche a tutti coloro che hanno delegato la tutela dei propri diritti ai sindacati trattanti.
Come noi abbiamo supportato fattivamente l'azione del loro collegio legale, mettendo a disposizione la documentazione reperita nelle nostre ricerche d'archivio e le precedenti sentenze con contenuti favorevoli, chiediamo ai nove sindacati uniti, o per lo meno ai più partecipi, di abbandonare la strategia attendista e concertativa (sono passati 12 anni!) per passare ad una autentica fase vertenziale e di affiancarci con la forza delle loro organizzazioni per la costruzione e la realizzazione di quei momenti di lotta e di denuncia che dovremo preparare, con la dovuta segretezza, nell'ambito degli attivi del Comitato.
E' arrivato il momento di cambiare atteggiamento, ora, o temiamo mai più, sia per far comprendere all'azienda che si fa sul serio, sia per fornire agli operatori di giustizia il supporto necessario per avere il coraggio di agire secondo giustizia.
La storia ci insegna che mai un potente si è spogliato di alcunché a favore dei suoi sottoposti se non costretto dall'azione decisa di quest'ultimi, mentre, al contrario, ha sempre adottato le strategie concertative "ante litteram" per rafforzare il proprio potere.
Indicativo in tal senso è ricordare l'apologo che vide protagonista Menenio Agrippa nell'antica Roma quando riuscì a convincere i plebei, ritiratisi sull'Aventino, a tornare in città per servire i patrizi, con l'aneddoto delle braccia che perdevano le forze perché abbandonate dallo stomaco.
Meditino tutti coloro che ancora sostengono la scelta concertativa, adottata agli inizi degli anni '90, e che nel corso di una sola quindicina d'anni ha prodotto il trasferimento del nove per cento del Pil (dati Istat) dal lavoro al capitale!
Occorre assolutamente rimettere al centro dell'azione sindacale il conflitto, come abbiamo assolutamente bisogno di almeno 100, 200, 300 colleghi determinati e coraggiosi, capaci di assumersi la responsabilità di compiere azioni straordinarie per riappropriarci dei nostri diritti così lungamente calpestati e vilipesi.
Per favorire la partecipazione agli attivi del primo martedì feriale di ogni mese, la sede degli incontri è stata trasferita nei locali di via Giolitti, 231 (entrata sul ballatoio), a partire da quello del 6 ottobre p.v.: TUTTI PRESENTI ! e chi non sarà con noi … peste lo colga!
CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO, CHI HA CORAGGIO MUORE UNA VOLTA SOLA
(Paolo Borsellino)
Roma, 29 settembre 2009
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