INTESA SANPAOLO – SOCIETA’ CONSORTILE: UNA PARTITA TUTTA DA GIOCARE
Più i sindacati del primo tavolo si sforzano di rassicurare i lavoratori, più ottengono il risultato opposto.
A tutti è chiaro che la storia della società consortile, costituita per l'esenzione Iva, appare come il pretesto per fare altro, anche se non si capisce ancora che cosa.
La richiesta che proviene dai lavoratori è unanime: la soluzione è il distacco.
Una soluzione che non pare così complicata, visto l'accordo raggiunto in Banca Popolare dell'Emilia Romagna e sottoscritto dalle medesime sigle che siedono al primo tavolo in Intesa Sanpaolo, oltre che dalla Falcri.
Da noi, invece, le sigle del primo tavolo, nei loro comunicati, si affannano a spiegare che un accordo con ampie garanzie sarebbe più tutelante, anche per gli eventuali nuovi assunti. Troviamo commovente questa preoccupazione da parte di sindacati che, da almeno 15 anni, ad ogni rinnovo contrattuale peggiorano le condizioni normative e salariali dei neoassunti.
Noi che abbiamo sempre criticato questi accordi vogliamo prenderli sul serio: siamo concordi sulla necessità di un accordo che dia tutele ai futuri assunti nel consorzio ed ai pochi che ne fanno già parte. Ma ciò deve aggiungersi e non sostituirsi alla possibilità per gli 8.400 lavoratori di optare per il distacco.
In contraddizione con quanto affermato nei comunicati, nelle assemblee si sono uditi sindacalisti del "primo tavolo" sostenere il "non argomento" secondo cui l'azienda "non è disponibile a trattare il distacco". E' il trionfo di monsieur Lapalisse: trattiamo solo su ciò che l'azienda è disposta a concedere.
Ma i sindacati della Banca Popolare dell'Emilia Romagna cosa sono: particolarmente rivoluzionari (hanno ottenuto una cosa che la nostra azienda non vuole discutere) o particolarmente stupidi (visto che avrebbero adottato la soluzione meno tutelante)?
A questo punto noi diciamo che l'accordo deve prevedere:
a) distacco per i lavoratori della capogruppo e/o delle banche del gruppo;
b) accordo per tutelare i neo-assunti, con mantenimento di CCNL, CIA e area contrattuale;
c) rientro per tutti nella capogruppo e/o nelle banche del gruppo non appena venute meno le ragioni fiscali a base dell'operazione.
d) garanzie identiche a quelle previste al punto precedente in caso di operazioni societarie della più svariata natura: cessioni, modifiche delle quote di proprietà, ridimensionamento siti produttivi, trasferimento della sede sociale, esternalizzazione di lavorazioni e così via.
Un accordo simile (che risolverebbe anche il problema di Banca Depositaria, da tempo a rischio cessione) rappresenta la via d'uscita equilibrata e non particolarmente complicata, né onerosa, per un'azienda che dice di voler creare la società consortile per mere ragioni di risparmio fiscale. Se non ci sono altri motivi non si vede perché si debba far ricorso alla cessione di ramo d'azienda.
Ovviamente, se l'azienda non vorrà trattare su queste basi (ricordiamo, per l'ennesima volta, che la Cub-Sallca ha chiesto di partecipare alle trattative) sarà necessario passare a momenti di lotta.
Noi abbiamo già attivato la procedura di sciopero e siamo in grado di indirlo se arriveranno segnali dai lavoratori. Lanciamo un appello alla Falcri, che ha scelto di accogliere le richieste dei lavoratori, affinché sostenga attivamente uno sciopero che deve coinvolgere tutti i lavoratori della banca, perché tutti siamo colpiti o lo saremo in un prossimo futuro!!!
La proclamazione dello sciopero richiede e presuppone la disponibilità dei colleghi alla mobilitazione perché solo un'agitazione che abbia un seguito adeguato può giovare alla causa dei lavoratori e di tutti coloro che non condividono quanto i sindacati del primo tavolo vogliono portare avanti nelle trattative.
Ai lavoratori ed alle forze sindacali che ne esprimono le richieste spetta fare le scelte
opportune per non cedere alla rassegnazione ed alla passività.
Intesa Sanpaolo
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