INTESA SANPAOLO – CONSORZIO E ROMANIA: LA VERITA’ NON PUO’ PIU’ ESSERE NASCOSTA
Dopo il nostro secondo numero di "Consortium" (il bollettino sulle novità dal consorzio ISGS), che lanciava l'allarme sulle notizie di lavorazioni che si stavano spostando in Romania, si è rotto il silenzio complice delle 8 sigle dormienti: alcune di loro non hanno più potuto far finta di nulla.
Il silenzio è stato rotto, ma le domande che ponevamo hanno già trovato conferme e altri, inquietanti, quesiti stanno avanzando.
Nonostante i comici tentativi dei responsabili di nascondere i fatti, minacciando improbabili sanzioni per chi avesse fatto trapelare notizie (forse che dire la verità rappresenta una violazione disciplinare???), risultano ormai sufficientemente fondate le voci che dicono che la cifra di colleghi "desaparecidos" in Romania sia prossima al centinaio e che questi lavoratori stiano insegnando ai colleghi romeni alcune "procedure Italia".
Negli ultimi giorni i colleghi del back office del Lingotto, rimasti improvvisamente orfani del lavoro dei bonifici, si chiedevano dove fosse stato esternalizzato il lavoro stesso, finchè non è diventato di dominio pubblico che erano tornati indietro dei bonifici (per dati errati) dalla Romania!!!
D'altronde, rimasti privi di lavoro, molti colleghi dei back office hanno già avuto colloqui per essere ricollocati in altre mansioni.
Questi sommovimenti sono legati all'annunciato proposito di recuperare 400 risorse dal consorzio, da tutta Italia, da destinare alla rete. La voce che circola è che non manderanno persone a caso e neppure, semplicemente, tutte quelle che avevano già chiesto di poter rientrare in filiale (in particolare nessuno si muoverà dai back office): la tesi accreditata (ma sempre più spesso le dicerie si sono trasformate in realtà) è che i prescelti dovranno avere meno di trent'anni e, aggiungiamo noi, magari, tanto per cambiare, essere portati per ruoli commerciali.
Parallelamente, fonti accreditate affermano che gli accentramenti di lavorazioni ed i relativi rastrellamenti di colleghi per il consorzio, dalle filiali, non sono finiti.
Alla luce delle notizie ormai ufficiali e delle altre ufficiose vorremmo sapere se i sindacati "camomilla" continueranno a ripetere che va tutto bene e che non c'è da preoccuparsi.
Lo scenario che va delineandosi conferma la nostra ipotesi che il consorzio possa diventare un contenitore dove convogliare tutti i lavoratori di una certa età e che svolgono lavori "a basso valore aggiunto". Peccato che i lavori a basso lavoro aggiunto stiano uscendo dal contenitore per andare a cercare, all'estero, lavoratori a basso costo del lavoro.
Eppure (citiamo dal volantino Fabi del 23 marzo "la fiaba del pifferaio magico") la cessione di ramo d'azienda avrebbe impedito "di esternalizzare attività o espellere uffici e reparti (magari delocalizzandoli all'estero [sottolineatura nostra, N.d.R.]) per garantirsi minori costi". Ben detto, infatti il lavoro, formalmente, non va all'esterno, finisce ad un'altra società del gruppo, ma in Romania!!!
Riguardo le previsioni di far rientrare 400 giovani nella rete filiali, ciò significa che tutti gli altri potranno abbandonare ogni ipotesi di trasferimento: ipotesi previste dall'accordo, ma destinate a restare una formula priva di significato, un diritto sulla carta privo di effettività.
Ciò che sta avvenendo è molto grave, perché configura il consorzio come un gigantesco reparto confino, dove far confluire il personale considerato inutile: quanto passerà prima che questo diventi il luogo eletto per la prossima dichiarazione di esuberi? E nel caso, quale strumento verrà messo in campo? Sarà sufficiente l'uso del Fondo di Solidarietà?
Molti colleghi ci chiedono: cosa fanno le 8 sigle firmatarie?
Vorremmo rispondere un'ultima volta a questa domanda: fanno ciò che devono, in considerazione del fatto che hanno il preciso compito di rassicurare e narcotizzare i lavoratori.
Il loro sconcerto di fronte alla manovra aziendale di modificare i tassi dei prestiti spiega molto. Questi "benefit" sono i classici strumenti per tenere mansueti i lavoratori, come le collanine che i conquistatori regalavano agli indios prima di rubargli le terre. Sentite questo passaggio tratto da un documento di una delle 8 sigle: "….la situazione creatasi in merito ai prestiti al personale rischia di compromettere l'azione del sindacato come garante degli accordi raggiunti e di logorare quel rapporto di fiducia che l'Azienda ha più volte citato come indispensabile per potere condividere soluzioni adeguate…"
Evidentemente gli 8 "firmatari" continuano a far finta di stupirsi per la tendenza dei dirigenti di questa azienda a non rispettare sistematicamente gli impegni: ancora pochi giorni orsono il direttore generale, incontrando i suoi stuoini, aveva garantito che le lettere per i nuovi percorsi professionali sarebbero arrivate entro il 30 giugno…..
Non c'è quindi da aspettarsi nulla dagli 8 "seduti" al primo tavolo.
Alcuni colleghi ci hanno già manifestato l'esigenza di reagire con forza a ciò che sta accadendo. Ricordiamo che il 30 aprile la Cub-Sallca, da sola, ha indetto uno sciopero per tutto il gruppo Intesa Sanpaolo. La riuscita dello stesso è andata diminuendo quanto più ci si allontanava dalle aree di maggior radicamento della Cub-Sallca.
Ai colleghi che ci chiedono di reagire rispondiamo che noi siamo sempre pronti, ma che una nuova iniziativa deve avere una significativa partecipazione nazionale.
Chi ha chiari i pericoli dell'attuale situazione deve aiutarci a sensibilizzare i lavoratori delle aree dove prevalgono rassegnazione e disinformazione, segnalandoci contatti, lavoratori interessati a sentire voci diverse, ecc…
E' necessario che tutte le forze che si sono ritrovate all'opposizione reagiscano con forza e determinazione. E' necessario che i sindacalisti presenti nelle 8 sigle che hanno capito la gravità di quanto sta accadendo (pochi, ma qualcuno c'è ancora) facciano sentire la loro voce.
Noi possiamo fare il massimo sforzo per informare, denunciare e mobilitare, ma la forza ce la dovete dare voi, prima che sia troppo tardi.
Gruppo Intesa Sanpaolo
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