Nell'Area Torino, Piemonte Nord e Valle d'Aosta, così come in altre aree, è partita la sperimentazione di nuovi sistemi antirapina denominati G.S.S (Global Security System) e S.C.I.F. (Stewart Controllo Ingressi Filiale). 

Il primo è un sistema di controllo elettronico centralizzato della filiale, collegato ad una centrale operativa tramite un grande schermo che proietterà l'immagine di una "guardia virtuale"(!?). Il secondo sistema prevede la presenza di uno stewart all'ingresso della filiale, con compiti di apertura manuale delle porte, osservazione e  monitoraggio degli spazi.

Entrambi i sistemi sono stati introdotti, quasi sempre, in sostituzione della guardia armata che, secondo molti responsabili della sicurezza, può determinare il rischio di conflitti a fuoco con i rapinatori. La tesi, per essere fondata, richiederebbe qualche dimostrazione statistica: quante volte si è verificata la situazione ipotizzata?

Di contro, ci pare utile citare un volantino della Fisac Cgil di Milano, che così recita: "appare lampante l'evidenza di settanta rapine nella nostra Area in un biennio  che, in un solo caso (sottolineatura nostra, N.d.R.), sono avvenute con la presenza di guardia fissa".

Non disponiamo di analoghi dati sulla nostra area, ma siamo sicuri che questo dato sia altamente rappresentativo di tutte le realtà bancarie: da sempre la Cub-Sallca ritiene che gli unici apprestamenti antirapina significativi (salvo rare eccezioni) siano le guardie fisse o la blindatura dei locali, dove tecnicamente possibile.

Non è un problema di impostazione ideologica, ma di dati di fatto: la guardia fissa rappresenta un deterrente importante, anche se non garantisce al 100% dai rischi, nelle filiali di dimensioni medie e grandi, mentre è una garanzia totale in quelle di piccole dimensioni, dove, però, il costo per l'azienda è proporzionalmente più elevato. Proprio tenendo conto di questo elemento (che non può vanificare il diritto di lavoratori e clienti ad avere il massimo possibile di sicurezza) abbiamo valutato potesse essere di pari efficacia (e meno costoso) la blindatura dei locali.

La sperimentazione, di cui stiamo parlando, rischia così di essere fatta sulla pelle di lavoratori e clienti. Auspichiamo che tutto proceda per il meglio, ma certo sarebbe stato veramente sperimentale (anche se non benefico per le economie aziendali) testare questi sistemi nelle filiali dove la guardia non c'è. Stiamo parlando delle filiali di piccole dimensioni, dove avvengono il 90% delle rapine, quelle più pericolose, fatte con il taglierino da malviventi poco "professionali".

Non ci sentiamo rassicurati dal dato, presentato dall'azienda alle 8 sigle del primo tavolo nell'incontro sulla semestrale di area, dove risulterebbe (ma per la sola ex Area Torino) una costante riduzione delle rapine dal 2005 al 2008 (da 59 a 30).

A parte il fatto che questi dati ci dicono poco sulla bontà degli strumenti aziendali poiché, a livello di sistema bancario complessivo, la provincia di Torino ha visto un andamento analogo (dal 2005 al 2008 le rapine sono passate da 189 a 111), abbiamo usato il condizionale perchè, ancora il 5 maggio del 2009 (come ricordato in un nostro comunicato precedente), in un volantino degli 8 firmatari veniva lamentata la mancata informativa sulle rapine avvenute perché l'azienda era disponibile a fornirla solo agli … RLS (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) che non ci sono.

Cogliamo anche questa occasione per ricordare l'ignobile e vergognoso comportamento degli 8 dormienti del primo tavolo, che, ad un anno di distanza dalla scadenza dell'accordo per eleggere gli RLS (deputati alla verifica delle condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro) non si sono degnati di attivare le relative procedure elettorali (l'accordo concede solo a loro il diritto di farlo).

Rivolgiamo, anche per questo, un appello ai lavoratori a segnalarci i casi di rapine per poter tenere una contabilità verificata degli eventi criminosi senza dover dipendere dalle dichiarazioni unilaterali dell'azienda.

Se a Torino le rapine paiono in calo, nel volantino della Fisac milanese citato veniva ricordato che la sperimentazione di S.C.I.F. e G.S.S. a Milano città avveniva dopo ben 6 rapine in 23 giorni. Quindi la sperimentazione è stata avviata a prescindere dalle situazioni locali.

Un esempio di come intende procedere l'azienda lo abbiamo avuto in occasione delle 2 rapine avvenute alla filiale di Avigliana di Corso Torino nel giro di meno di 5 mesi.

Nonostante l'esplicita minaccia dei rapinatori di tornare una terza volta, non solo non è stato attivato il servizio di guardiana fissa, ma pare che l'azienda sia intenzionata a installare i dispositivi di cash-in cash-out, rivelatisi molto efficaci per … proteggere i valori, meno per la sicurezza di lavoratori e clienti perché il balordo di turno può arrabbiarsi non poco se il bottino è troppo misero.

Oltretutto la sperimentazione, appena partita, mostra già qualche problema "collaterale". Ad esempio, a Piossasco, le telecamere sono puntate in modo tale che, seppure ad una certa distanza e con immagini non nitide, finiscono per inquadrare anche colleghi al lavoro.

Ricapitolando: sappiamo per esperienza che le fasi sperimentali nella nostra azienda diventano definitive senza una corretta verifica dei ritorni, anche negativi, soprattutto se il vero obiettivo è la riduzione dei costi. Per questo ci sembra legittimo sollevare l'allarme sulla riduzione delle guardie armate.

Nel mentre, raccomandiamo ai colleghi di ottemperare scrupolosamente alle norme prescritte, anche se ciò vuol dire impiegare più tempo per venire in possesso del denaro, più code, meno operatività per il semplice motivo che, in caso di rapina, c'è il rischio di essere sanzionati per la normativa disattesa: oltre il danno la beffa.

Invitiamo anche i direttori a tenere conto dell'opportunità, per questioni di sicurezza, di chiudere le filiali in caso di sovraffollamento e cessare l'erogazione di denaro oltre l'orario di sportello. Ricordiamo che le misure sperimentali rischiano di addossare ai responsabili delle filiali un nuovo aggravio di incombenze anche rispetto alla sicurezza.

Il nostro obiettivo deve essere quello della massima tutela della sicurezza delle persone e non solo dei valori. Possiamo raggiungerlo se i colleghi ci aiuteranno a tenere sotto controllo la situazione. Nella nostra quotidianità lavorativa dobbiamo far attenzione a quali sono i nostri diritti, sapere quali rischi corriamo: dobbiamo insomma diventare sindacalisti di noi stessi per poterci difendere.

Da parte nostra, se la sperimentazione dovesse dare risultati non soddisfacenti, non esiteremo a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, dalle mobilitazioni alle denunce alle autorità competenti.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Intesa Sanpaolo
Area Torino, Piemonte Nord, Valle d'Aosta

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