Sembrerebbe una notizia comica, se non fosse che la questione è terribilmente seria, quella per cui uno dei principali gruppi bancari si ritrova con un contratto integrativo il cui ultimo rinnovo risale alla notte dei tempi, cioè al 1994!

Un fatto del genere, grave comunque, è ancora più incredibile se si considera il consistente arrivo di lavoratori da una realtà aziendale diversa dopo la cessione di 200 sportelli di Intesa Sanpaolo.

Questa cessione ha lasciato strascichi normativi, come la necessità di rivedere le prestazioni della cassa assistenza o quella grottesca dell'orario di sportello pomeridiano differenziato. Questi temi si sovrappongono a quelli già esistenti, come le carenze normative su inquadramenti, percorsi professionali, trasferimenti, missioni ecc.

Il recente balletto sulla definizione del Vap segnala anche l'esigenza di individuare metodi di calcolo che stabilizzino gli importi nel tempo e creino le condizioni per ulteriori incrementi.

E' necessario, inoltre, risolvere il problema della conferma di tutti i lavoratori a tempo determinato.

La sordità di questa azienda alle legittime aspettative dei lavoratori si accompagna agli inspiegabili ritardi dei sindacati del primo tavolo nel presentare una piattaforma.

Abbiamo visto circolare una piattaforma e annunciare assemblee della Falcri, che siede al secondo tavolo, ma della piattaforma degli altri sindacati non si sa nulla, nonostante l'annunciato impegno a presentarla entro fine ottobre.

Riteniamo che i lavoratori di Cariparma, vecchi e nuovi, abbiano diritto ad avere finalmente un contratto integrativo, che veda nuovi riconoscimenti normativi e salariali e che debbano chiedere ai sindacati che siedono al tavolo di presentare, senza ulteriori indugi, una piattaforma rivendicativa seria.

In questo caso, il sindacato di base sarà disponibile a sostenere unitariamente le lotte che si potranno rendere necessarie.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo Cariparma

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