(aro' vere e aro' ceca)

Da Il Sole 24 ore del 9 gennaio 2010 leggiamo, con interesse e curiosità, ma soprattutto con preoccupazione, un articoletto da cui si apprende che Intesa Sanpaolo si appresta ad aprire 3-4 nuovi siti creando 4-600 nuovi posti di lavoro con "contratto a salario d'ingresso ridotto", individuando in Lecce, Potenza e L'Aquila le città interessate da questa espansione. Sempre dalla stessa fonte veniamo a conoscenza che tale proposta è stata già presentata ai rappresentanti sindacali firmatari di contratto (ovvero le solite 8 sigle cuscinetto).

Le osservazioni, o meglio le contestazioni, che intendiamo sollevare  sono di duplice ordine:

  • Il gruppo Intesa Sanpaolo annuncia di cedere Banca Depositaria a State Street, lasciando intendere che i colleghi coinvolti saranno anch'essi ceduti, creando il panico generale.  Da questa operazione il gruppo potrebbe ricavare  quasi 2 miliardi di euro.

I sindacati firmatari di "tutto" producono ricorso al Tribunale del Lavoro contro questa decisione, rivendicando violazioni contrattuali, comportamenti antisindacali, ecc.

  • La preannunciata decisione di assumere 4-600 lavoratori con "contratti d'ingresso a salario ridotto", comunicata ai medesimi sindacati firma tutto, ha suscitato, finora, solo la reazione della Fabi, che ha prodotto un comunicato stampa dall'entusiasmo incontenibile, al punto di risultare confuso ed in un italiano incerto.

Secondo la Fabi si tratta di "un'importante opportunità alla disoccupazione presente nel paese" attraverso un "piano di nuove assunzioni a tempo indeterminato" che prevede "dal quinto anno applicazione integrale del Contratto Nazionale".

Il comunicato stampa merita di essere riletto attentamente.

Le assunzioni a tempo indeterminato (ormai dobbiamo metterci d'accordo anche sul significato delle parole) prevedono "contratto di apprendistato per i primi quattro anni, applicazione del  contratto del Credito con la riduzione di salari per i primi quattro anni del 20%". Cioè il 20% in meno rispetto agli apprendisti che già sono sotto inquadrati!

La Fabi nel comunicato snocciola i dati delle regioni dove la Cassa Integrazione straripa: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. L'azienda prevede, per ora, "l'apertura di nuovi insediamenti a Lecce, Potenza e L'Aquila". Siamo noi che siamo scarsi in geografia o ci sfugge qualcosa? Ma poi, aggiunge, la Fabi, "sono in valutazione altre aperture nelle aree ad alta presenza di cassa integrazione". Sempre con contratti in deroga? Scopriamo un'azienda con vocazione filantropica e umanitaria.

Infine Angela Rosso, della Fabi, dichiara che "dobbiamo dare garanzie di stabilità ai tanti lavoratori a termine presenti oggi in Intesa Sanpaolo". Proviamo a sbilanciarci: l'azienda filantropica per confermare parte dei lavoratori a tempo determinato vuole l'accettazione da parte sindacale dei nuovi contratti?

Insomma l'azienda fa il bello ed il cattivo tempo ed i sindacati del primo tavolo (quelli che firmano tutto ed ogni tanto versano lacrime di coccodrillo) decidono volta per volta se e cosa contestare.

Com'è possibile che pochi giorni dopo aver aperto un fronte legale così impegnativo contro un'azienda giudicata inaffidabile, si sia già pronti a sedersi ad un tavolo, che oltretutto dovrebbe essere di categoria e non aziendale?

Ma il tutto, in ogni caso, rimane nelle segrete stanze della contrattazione, nei tavoli, nelle "riservate" ai sindacalisti, senza prevedere mai il coinvolgimento dei lavoratori, senza che venga mai indetta un'assemblea pubblica per informare e prima di firmare.

Il vuoto di democrazia è raggelante; l'Azienda fa il suo mestiere e noi siamo qui a contro- informare i lavoratori, a chiedere loro di auto-organizzarsi e di revocare la fiducia ed il mandato alle OO.SS. firma tutto, ma il più delle volte rimaniamo inascoltati.

Se in questo modo saremo individuati come novelli "grilli parlanti" vorrà dire che altri fanno la parte del gatto e della volpe e siamo ben lieti di lasciar loro questo ruolo.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Banco di Napoli

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