INTESA SANPAOLO – LETTERA APERTA AL DOTTOR PASSERA
Ci rivolgiamo a lei, dottor Passera, con uno strumento poco ortodosso, ce ne rendiamo conto, perché i temi che tratteremo dovrebbero essere oggetto di confronto ad un tavolo sindacale, però, quando noi scriviamo alle Relazioni Sindacali per poter partecipare alle trattative, la risposta è sempre la stessa: non siete firmatari di contratto e non siete legittimati a trattare. Solo che per firmare un contratto bisognerebbe sedersi al tavolo di trattativa e quando, in occasione del rinnovo dell'ultimo CCNL, abbiamo presentato la nostra piattaforma all'Abi non si sono degnati di risponderci.
Confidiamo che nel 2010, quando scadrà nuovamente il contratto nazionale, il dottor Micheli, che sappiamo essere molto influente in Abi, vorrà contribuire a rompere questo circolo vizioso e farci partecipare, magari, al terzo tavolo (ci accontentiamo). In attesa di ciò, ci rivolgiamo direttamente a lei, dopo aver fatto un lungo elenco di problemi al dottor Salza, per sollevare un problema che ci sta molto a cuore: è ormai ufficiale la notizia che Banca Depositaria verrà ceduta a State Street ed i colleghi coinvolti si chiedono ansiosi quale sarà il loro futuro.
Noi pensiamo che dovrà essere garantita la possibilità di rientrare all'interno del gruppo, per coloro che lo vorranno, per almeno tre buoni motivi.
Il primo è che l'accordo sulla costituzione del Consorzio (ISGS) recita testualmente che in caso di cessioni, anche parziali, "il personale interessato dall'eventuale operazione rientrerà anche giuridicamente in Intesa Sanpaolo".
Abbiamo letto con preoccupazione che, nell'incontro con i sindacati del primo tavolo, l'azienda tenderebbe a mettere in discussione questa interpretazione. La lettera del 22 dicembre, che avvia la procedura di confronto sindacale, pare confermare questa impostazione e sta gettando nella costernazione i colleghi coinvolti. Non c'è dubbio che se ciò accadesse sarebbe molto grave perché, oltre la lettera dell'accordo, ne verrebbe violato lo spirito. Se si costituisce un consorzio per far risparmiare l'azienda (si è parlato di 200 milioni di Euro) e si dice che nulla cambierà, giocare sui cavilli giuridici fa venir meno quella fiducia tra i contraenti dell'accordo che sta alla base di qualsiasi contratto.
Il secondo è che la vendita di Banca Depositaria frutterà 1,8 miliardi di Euro. Dobbiamo pensare che, a fronte di questo incasso, l'azienda non sarà disponibile a far rientrare poche centinaia di lavoratori? Sarebbe la dimostrazione palese che codice etico e responsabilità sociale sono solo chiacchiere senza sostanza.
Il terzo, ci scusi la volgarità dell'argomento, è che i massimi dirigenti aziendali torneranno ad incassare fior di premi. Non vorremmo riaprire la diatriba sullo "scherzo" del Vap ridotto ai dipendenti (quelli umili) dell' 11%, anche perché dovremmo discettare dei sindacati del primo tavolo e della sottile linea di confine che separa la dabbenaggine dalla subalternità. Ma non possiamo credere che, mentre i più alti dirigenti aziendali vengono premiati per il loro indiscutibile apporto, 400 lavoratori circa dovranno restare in uno stato d'incertezza sul loro destino, tanto più che essere venduti ad una banca straniera, visti alcuni casi recenti, suscita più di un interrogativo angosciante.
Ci perdonerà, dottor Passera, se non finiremo questa lettera con i canonici auguri di Buone Feste. Li lasciamo in sospeso, in attesa di una parola chiara, da parte sua e dei suoi più stretti collaboratori, che possa rassicurare i lavoratori e farli arrivare serenamente al passaggio del nuovo anno.
Gruppo Intesa Sanpaolo
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