Molti lavoratori, leggendo i comunicati delle otto sigle del primo tavolo, avranno tratto un sospiro di sollievo vedendo la notizia della vittoria nella causa per la cessione di Banca Depositaria. Purtroppo, come abbiamo già spiegato, la vittoria è solo parziale e non solo per l'attesa dei prossimi gradi di giudizio.

Allo stato attuale, in breve, la situazione è questa: il giudice ha sanzionato il comportamento antisindacale dell'azienda, ma non è entrato nel merito delle procedure di cessione, che Intesa Sanpaolo ha già annunciato di voler proseguire. Soprattutto, la tutela dei diritti dei lavoratori passerà per cause individuali il cui esito potrà essere influenzato positivamente dalla sentenza, ma senza automatiche garanzie di vittoria.

Per queste ragioni abbiamo appoggiato le iniziative di lotta (scioperi e manifestazioni) indette dalla Falcri e anche la nostra organizzazione ha aperto una procedura di sciopero che è a disposizione dei colleghi e delle colleghe.

Crediamo sia fondamentale non lasciare da soli i lavoratori e le lavoratrici di Banca Depositaria, perché alla luce di quello che sta succedendo nessun collega può sentirsi al sicuro. Parafrasando una celebre massima di Brecht potremmo dire che quando hanno venduto duemila lavoratori a Cariparma molti non si sono preoccupati; lo stesso accadde quando vennero ceduti altri duemila lavoratori per l'intervento dell'Antitrust; a chi pensa che la cessione di Banca Depositaria non lo riguardi possiamo solo dire che quando toccherà a lui nessuno potrà più aiutarlo!

In quanto alle otto sigle del primo tavolo ci chiediamo se intendano continuare a farsi prendere in giro da un'azienda che non rispetta gli accordi e neppure le sentenze: ma la risposta non devono darla a noi, devono darla ai lavoratori.

L'azienda è tornata alla carica sulla questione delle assunzioni in deroga, sulla quale ha già incassato agghiaccianti comunicati di disponibilità dalla Fabi ed una buona predisposizione a seguire questa strada dagli altri sindacati del primo tavolo, esclusa, per ora, la Fisac, che ha preso posizioni di contrasto. Atteggiamento logico, visto che una tale proposta, che modificherebbe in peggio il CCNL, sia nella parte normativa, sia in quella salariale, appare come un' applicazione del nuovo modello contrattuale che la Cgil non ha firmato.

Auspichiamo che anche la Falcri, che finora ha svolto un positivo ruolo di opposizione, non ceda alle sirene che cercano di farla rientrare nei ranghi proprio con la firma sulle assunzioni in deroga.

L'azienda ha già risposto a modo a suo alle resistenze rispetto alle sue richieste bloccando le richieste di part time: un'azione inqualificabile che denunciamo come un'intollerabile forma di pressione.

E' bene ricordare i termini della proposta aziendale sui contratti in deroga: assunzioni in aree disagiate (al momento l'Aquila, Potenza e Lecce) per varie attività (tra cui sono citati integralmente i back office) con contratti di apprendistato con "sconto" del 20% sulla retribuzione e settimana di 40 ore lavorative anziché 37; in caso di conferma applicazione del CCNL (ma i giorni di ferie resteranno solo 20?), ma nulla viene detto degli accordi integrativi aziendali.

Tale proposta di grande valore "sociale" viene formulata in questo contesto:

  • Vendita di 395 lavoratori di Banca Depositaria.
  • Mancata assunzione di 450 apprendisti come da accordo su Fondo Esuberi (9.000 fuoruscite circa in tre anni).
  • Circa 1.000 lavoratori a tempo determinato che attendono di conoscere il loro destino.
  • Poli di back office falcidiati nell'organico (vedi Fondo Esuberi), con pressioni sulle filiali per incrementare l'accentramento delle operazioni, che finiscono ormai apertamente in Romania.

Ecco, visto che la Fabi ha dichiarato che è meglio far lavorare gli italiani a salario ridotto anziché mandare il lavoro in Romania, facciamo una proposta provocatoria: perché non fissare il salario d'ingresso allo stesso livello dei lavoratori romeni, così aumentiamo l'occupazione e attiriamo anche nuovi investimenti? Ovviamente speriamo che nessuno assuma davvero questa proposta, ma in questo caso l'"allineamento" con la Romania dovrebbe coinvolgere anche i costi per i clienti e le retribuzioni dei manager…

E' evidente che il quadro che abbiamo delineato richiederebbe una forte azione di contrasto alle politiche aziendali attraverso la mobilitazione di tutti i lavoratori del gruppo.

Oggi l'unica rivendicazione possibile è che l'azienda mantenga tutti gli impegni presi, faccia le assunzioni previste, stabilizzi i lavoratori precari, faccia rientrare i colleghi di Banca Depositaria, smetta di delocalizzare il lavoro all'estero; la dichiarazione che nelle torri di Brasov sarebbe entrato solo il lavoro delle banche dell'est europeo, per noi è parte integrante dell'accordo sul consorzio. E la smetta con il blocco dei part time ed altri ricatti, compreso l'accordo per ridefinire le regole sui permessi sindacali.

Su questa linea noi ci siamo e ci saremo sempre, sperando di non restare da soli. Chi, invece, vorrà essere complice dei disastrosi progetti aziendali se ne assumerà tutte le responsabilità.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni

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