CONTRATTO INTEGRATIVO

Dopo la farsa la tragedia. E' noto che il contratto integrativo di Cariparma non viene rinnovato da secoli.
Ora i sindacati del primo tavolo hanno presentato la loro piattaforma dopo che la Falcri lo aveva già fatto.

In genere si tratta di valutare i contenuti della piattaforma, ma nell'occasione non saremo critici particolarmente severi perchè esiste un problema che viene prima dei contenuti stessi della piattaforma: sarà necessario e si riuscirà, nel caso, a mobilitare i lavoratori per riuscire a portare a termine il contratto?

A fronte di un'azienda particolarmente arcigna registriamo segnali di rassegnazione e passività tra i lavoratori.

Nella realtà di Torino i segnali non sono stati incoraggianti: una sola assemblea di piazza e scarsamente partecipata. Non vorremmo ci fossero equivoci: chi non ha partecipato ha torto, ma in una situazione di scarsa attenzione sarebbe stato opportuno, da parte dei sindacati del primo tavolo, cercare di organizzare qualche raggruppamento in più per invogliare e favorire la partecipazione.
Da parte nostra non possiamo che sollecitare i lavoratori ad una maggiore attenzione e partecipazione alle problematiche sindacali: per smuovere l'azienda bisogna darsi da fare ed anche per criticare i sindacati che trattano è necessario non dar loro degli alibi dimostrando volontà di mobilitarsi per ottenere dei risultati.

CARIPARMA:

REAL INTERNATIONAL BANK

Cariparma non finisce mai di stupire. Circa due anni fa i lavoratori hanno avuto la possibilità di sottoscrivere delle azioni di Credit Agricole usando il proprio TFR. Il tutto è avvenuto con delle banalissime spiegazioni in lingua italiana. Adesso sono arrivate delle nuove comunicazioni scritte…in inglese!!!

Apprezzabile che questa banca consideri i lavoratori ormai globalizzati, per cui sono italiani, lavorano per un gruppo francese, di cui comprano anche le azioni, e leggono le istruzioni in inglese.

Resta il fatto che il tutto assomiglia ad una beffa, anche perché non è agevole comprendere, in inglese, che, dopo aver aperto un D.A. in Francia per la custodia delle azioni, ora si deve comunicare il proprio conto per l'accredito dei dividendi e la verifica che le imposte vengano pagate in Italia.

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