A tanto ammonta la percentuale di vergogna di cui si è macchiato il personale del Gruppo UBI Banca a causa della quale non sarà meritevole di percepire la parte A del premio aziendale 2009. Questo in pratica il messaggio di una parte datoriale che si è scoperta farmacista. Bilancino alla mano la banca ha deciso che la contrazione dell'utile consolidato ha superato la soglia di sbarramento per l'erogazione del premio di un disonorevole 0,8%. Un'onta che va lavata con circa 30 milioni di euro di risparmio da parte dell'azienda e un tuffo nell'austerity dei dipendenti.
E' evidente che le vere vergogne sono altre, prime fra tutte il voler accollare ai lavoratori le perdite per gli investimenti milionari sbagliati di un management altrettanto milionario ed il volerlo fare con un banale e meschino trucchetto che si palesa come un eclatante schiaffo all'intelligenza di tutti i colleghi o come una arrogante provocazione: scegliete voi. Ora i "rappresentanti dei lavoratori" si svegliano dal letargo e sbadigliando minacciano di dare battaglia. Farlo prima? Che senso ha aver ratificato ogni nefandezza, avergli riempito il carniere tra società di servizi (la peggiore) e uscite (di fatto) obbligatorie e ora lamentarsi per la mancanza di fair play dell'azienda? Non è quello della moglie tradita il ruolo del sindacato.

E' di fondamentale importanza che i colleghi capiscano una volta per tutte che la strategia concertativa ha in ogni modo fallito.

Non si può pensare di continuare così per molto ancora prima di toccare il fondo. Se, da una parte, dividendi agli azionisti ed emolumenti ai manager sono intoccabili, dall'altra assistiamo a chiusure di filiali, tagli negli organici, aumenti dei carichi di lavoro, pressioni commerciali spasmodiche, uscite obbligatorie, mancata erogazione delle parti di salario variabile: in pratica non si fa altro che cedere terreno, lasciando sul campo pezzo per pezzo la nostra retribuzione e un patrimonio di conquiste, in una spirale senza ritorno. Urge una svolta. Subire passivamente o nell'indifferenza non fa altro che minare la forza contrattuale dei lavoratori.

Non piace a nessuno ma è di una evidenza abbacinante come sia impossibile sfuggire allo scontro per affermare un nuovo equilibrio con la parte datoriale.

Vi chiediamo quindi di reagire, siamo ancora in tempo per far crescere, insieme,  una grande forza sociale e sindacale di base, estranea alle logiche di potere e di scambio che hanno incancrenito e corrotto l'Italia alla radice.
Ci appelliamo direttamente, da lavoratori, ai lavoratori rinunciando a farlo con i soliti sindacati concertativi e firmatari perché non è un caso che proprio loro siano in prima fila nel  relegare definitivamente il ruolo del sindacato di lotta in soffitta ed affermare una politica sindacale incentrata sulla "gestione" dell'esistente e del compromesso a qualunque costo, anche a scapito dei lavoratori stessi.
Non è necessario essere degli scienziati per comprendere  che coloro i quali affermano che un altro scenario non sia possibile hanno tutto l'interesse a mantenere lo status quo e a non cambiare nulla.
Non hanno nessuna intenzione di rinunciare ai "privilegi" acquisiti, non vogliono riaffermare intenzionalmente  una politica sindacale vera, preferendo appiattirsi nel mantenere una pax sociale calata dall'alto che in cambio garantisca in esclusiva il loro ruolo e le loro agibilità.
Non saranno certo le solite minacce al vento o l'accenno a qualche tipo di mobilitazione che cambieranno purtroppo la triste realtà sindacale che ci circonda.
La logica clientelare e del favore personale relega i soliti sindacati "al servizio" del datore di lavoro. Solo attraverso la partecipazione attiva dei lavoratori sarà possibile la crescita di un sindacalismo di base fatto dai lavoratori per i lavoratori
Non vogliamo ripetere le solite minacce senza seguito delle sigle "tutta chiacchiera e distintivo": occorrono i fatti. Invitiamo tutti i colleghi e quei rappresentanti sindacali attenti e sensibili più alle istanze dei lavoratori che ai giochi di potere delle varie organizzazioni a rompere gli indugi e a far nascere una nuova forza all'interno del Gruppo UBI: siamo pronti ad accoglierli nelle nostre file e ad appoggiarli.   

Non è più il tempo di tirare a campare vivendo di rendita sulle lotte del passato, serve l' impegno personale di tutti, la partecipazione in prima persona: la posta in gioco è alta, i rischi sono molto grossi.

A questo proposito teniamo anche in questa circostanza a ribadire che è molto probabile che nel prossimo rinnovo del contratto nazionale di categoria  l'ABI tenterà di abbattere definitivamente quei paletti, ancora esistenti, a difesa dell'area contrattuale. L'obiettivo è quello di permettere alle banche il trasferimento di interi settori/servizi bancari al di fuori dell'area contrattuale, con il forte rischio, per noi lavoratori, di essere privati del CCNL bancari. La creazione dei consorzi (che guarda caso si stanno stipando di attività e per effetto delle "leve gestionali" di personale proveniente anche dalle filiali) è solo il primo ma decisivo passo. Prima o poi arriveranno al dunque.
In questo modo, di fatto, si renderebbe precaria l'intera categoria, rendendola vulnerabile a cassa integrazione, mobilità e licenziamenti,  superando, senza ammetterlo esplicitamente, l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ormai accerchiato e attaccato su tutti i fronti.
Partecipa e contribuisci, nel presente, a progettare un futuro migliore nel Sindacato Auto-organizzato delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Credito e delle Assicurazioni.
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