VITTORIA GIUDIZIARIA CONTRO INTESA SANPAOLO
Il 21 settembre 2010 il Tribunale di Napoli ha sentenziato l'illegittimità del provvedimento disciplinare (inizialmente 4 ore di retribuzione, successivamente ridotte a biasimo scritto) assunto il 29/12/2006 nei confronti del nostro R.S.A. di Napoli, reo di avere diffuso, attraverso il PC aziendale, un volantino nazionale della CUB con cui si proclamava uno sciopero generale contro la Finanziaria del Governo Prodi.
Tra i circa 150 destinatari di quel comunicato uno (o più di uno ) tra questi, vestiti i panni di delatore, ha informato l'Azienda, che non si è fatta pregare per intervenire pesantemente.
Già nell'audizione da noi richiesta la posizione aziendale si è modificata: infatti l'iniziale minaccia di 4 ore di retribuzione si è trasformata in biasimo scritto e nelle motivazioni con cui si infliggeva la punizione la Direzione. pur sostenendo che "non è consentito l'uso del computer per fini personali" e che "il comportamento adottato nella circostanza sia causa diretta del determinarsi di una lesione all'immagine della Banca, considerato che tra i destinatari del messaggio figurano alcuni soggetti esterni alla banca", non poteva fare a meno di dichiarare che la stessa "confida nell'inalterato mantenimento della serietà professionale e dell'impegno lavorativo sinora profusi".
Insomma una "scappatella" da parte di un onesto e corretto lavoratore, seppur dirigente sindacale!
Le considerazioni svolte in sede di ricorso mettevano in luce fondamentalmente tre cose:
- la legittimità delle comunicazioni sindacali, come libertà riconosciute dalla legge alle rappresentanze sindacali dei lavoratori;
- la disparità di trattamento nei confronti di tutte le altre sigle sindacali (quelle riconosciute e incorporate nella gestione aziendale), a cui mai nessuno aveva contestato nulla.
- l'uso indiscriminato del computer aziendale da parte di chiunque (finanche dirigenti dell'Ufficio Personale), attraverso il quale si facevano girare "catene di S. Antonio", auguri di ogni genere, materiale pornografico, ecc.
Il tutto, ovviamente, supportato da copioso materiale documentale.
Argomenti efficaci, visto che la sentenza del Giudice del lavoro ha decretato "l'illegittimità del provvedimento, la sua cancellazione e l'immediata cessazione dei suoi effetti".
Nel compiacerci di tale esito, non possiamo fare a meno di sottolineare come una sentenza di questo genere possa servire a tutti noi, specie all'indomani delle incredibili ed autoritarie posizioni assunte, ad esempio, da Marchionne e dalla Fiat, che a Mirafiori ha provato a licenziare un delegato per avere girato ai suoi colleghi, nei giorni caldi della vicenda Pomigliano, una mail di lavoratori polacchi che descrivevano la propria situazione.
Occorre che i lavoratori rialzino la testa per non venire schiacciati da un avversario sempre più famelico ed aggressivo, che insegue i suoi obiettivi facilitato dalla compiacenza e/o dalla connivenza di organizzazioni sindacali c.d. "maggioritarie", che hanno contribuito fortemente in questi ultimi venti anni al crollo verticale delle condizioni dei lavoratori e della tenuta democratica nei luoghi di lavoro.
Auspicando che anche il delegato sindacale di Mirafiori ottenga giustizia e la reintegrazione nel posto di lavoro, ci impegniamo a continuare la nostra battaglia per tenere aperti, sui luoghi di lavoro, il diritto costituzionale alla libertà di espressione e la pratica diretta della democrazia.
Credito e Assicurazioni
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