Lo sciopero generale indetto da CUB e S.I. Cobas, con adesione USI, per il 15 aprile cade in un momento di particolare difficoltà nazionale e internazionale. La fermezza del sindacato e dei lavoratori non può venire meno: in ogni circostanza vanno perseguiti i nostri giusti obiettivi e riaffermati i nostri valori. Le soluzioni ai problemi esistono, è importante che vengano adottate quelle compatibili con gli interessi dei lavoratori e coerenti con una visione strategica di sostenibilità nel lungo periodo.

Manifestazioni si terranno a:
MILANO: Largo Cairoli ore 9,30
PALERMO: Piazza Politeama ore 10,30
TORINO: Via Livorno 49 ore 9,30
NAPOLI: Telecontrolli di Casoria ore 9,00, Aiazzone di Mariglianella ore 11,00, Sabato 16 aprile Piazza del Gesù ore 14,00
BOLOGNA: davanti alla Prefettura in Via Roosevelt ore 10,00
GENOVA: Piazza Caricamento ore 10,00
ROMA: Ministero Tesoro ore 10,00, Piazza Esquilino ore 17,00

NO ALLA GUERRA. Le bombe non hanno scopi umanitari e l'attacco alla Libia punta al petrolio e ed all'uranio, più che alla difesa degli insorti, di cui anzi si vuole riprendere il controllo. Diciamolo forte: Stop alla guerra!

SI AI DIRITTI DEI POPOLI. Operiamo per aprire la strada a soluzioni negoziali, favorire il cambio nelle società arabe chiuse ed autocratiche (ma senza ingerenze neocoloniali interessate), verso esiti democratici rispettosi dei diritti di giustizia sociale e sovranità nazionale e popolare.

NO AL NUCLEARE. L'incidente giapponese deve stroncare ogni riedizione del nucleare, a partire dal referendum di giugno.

SI ALLE ENERGIE ALTERNATIVE. Massimo sostegno a energie pulite, rinnovabili, sostenibili,  senza rischi e senza scorie, senza guerre necessarie per l'uranio o il petrolio. Sole, vento, acqua, idrogeno, sono il futuro: creano più lavoro e non sono dannosi.

NO AI TAGLI ALLA RICERCA. Per riconvertire il modello energetico occorre puntare su ricerca,  innovazione e investimenti per scuola, università e formazione.

SI AD UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO. Al contrario dei tagli della Gelmini, occorre puntare sulla produzione di scienza, tecnologia e cultura al servizio di uno sviluppo qualificato.

NO ALL'ARRETRAMENTO SUI DIRITTI. La questione dei migranti si è fatta esplosiva dopo Rosarno e ancor più dopo Lampedusa. Le politiche di respingimento sono fallite e l'esodo continua perché nulla può trattenere masse umane disperate in preda alla fame e al terrore.

SI AI DIRITTI PER TUTTI. Le politiche di inclusione e inserimento devono basarsi sul diritto dei migranti come persone e lavoratori: quando fa comodo i clandestini possono lavorare in nero e nessuno si indigna? Chi lavora e produce in Italia deve avere pari diritti. Sono altresì necessarie profonde riforme strutturali dell'economia mondiale, per consentire prospettive di vita migliore nei paesi d'origine.

NO A FAR PAGARE I COSTI DELLA CRISI SOLO AI LAVORATORI. Mentre si perdono milioni di posti di lavoro, i tagli alla sanità e alla previdenza, il rincaro dei servizi, dei trasporti, delle bollette sono l'unica ricetta proposta dal Governo.

SI ALLA GIUSTIZIA FISCALE. Oltre ad una lotta più incisiva all'evasione, occorre rivedere tutta la struttura del fisco: restituire ai lavoratori il fiscal drag, imporre una seria tassa patrimoniale, alzare la tassazione sulle rendite e ribilanciare socialmente il carico fiscale in modo equo e progressivo.

NO AI CONTRATTI DI LAVORO DI  SVENDITA. Dopo la Fiat prosegue il tentativo di svuotare di significato il contratto nazionale di lavoro. I rinnovi diventano anzi occasione in cui le imprese chiedono e ottengono di ridurre i costi, abbassare i diritti e le tutele normative, alzare ancora la precarietà e comprimere il salario diretto.

SI AD UNA NUOVA STAGIONE CONTRATTUALE. I contratti devono tornare ad essere strumento di avanzamento, di conquista di diritti e di recupero salariale, se necessario in forma conflittuale.

NO AL MODELLO SINDACALE MARCHIONNE-SACCONI. Le soluzioni imposte dalla Fiat e dal Governo prevedono sindacati docili e collaborativi, pronti a firmare ogni richiesta aziendale in cambio di diritti esclusivi di rappresentanza. Il collegato lavoro e l'attacco allo Statuto dei Lavoratori completano il quadro di un sindacato subalterno.

SI ALLA DEMOCRAZIA SINDACALE. Invece noi chiediamo di poter votare i rappresentanti, le piattaforme, gli accordi; di esercitare i diritti sindacali indipendentemente dalla firma di accordi capestro; di avere strumenti esigibili per far sì che i sindacati rispettino il vincolo di mandato.

Per banche e assicurazioni la tornata contrattuale si presenta particolarmente dura e conflittuale. La caduta di redditività del settore finanziario viene usata per chiedere sacrifici ai lavoratori. Si mettono sotto accusa i costi operativi e quelli del personale, in particolare, come responsabili della situazione. Sono concreti i rischi di attacchi all'area contrattuale, alla stabilità dell'occupazione e alla struttura delle retribuzioni. I rinnovi contrattuali non saranno quindi un passaggio rituale, ma un'occasione fondamentale per rilanciare un processo di recupero e di riconquista di diritti perduti.

Lo sciopero del 15 aprile parlerà di tutto questo e della necessità di riprendere l'iniziativa a livello generale.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni

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