Comunicato della segreteria del Cub-Sallca

In data 30 maggio Intesa Sanpaolo ha recapitato ai sindacati la lettera con cui apre la procedura di confronto ai sensi dell'art 18 e 19 del CCNL.La lettera conferma cose già contenute nel piano industriale, come la riduzione di organico di 3.000 persone nel triennio 2011/2013 e la riconversione professionale di altre 5.000, ma introduce anche elementi nuovi e preoccupanti, come la dichiarazione di 10.000 esuberi e l'abbattimento strutturale del costo del lavoro per 300 milioni di euro a partire dal 2014.

La lettera avverte in modo esplicito che la riduzione di organico sarà contenuta a 3.000 addetti solo nel caso che vengano accettate le condizioni organizzative, produttive, normative e contrattuali che l'azienda intende realizzare. Se queste condizioni non dovessero realizzarsi, la riduzione d'organico tenderebbe a salire fino ai 10.000 esuberi annunciati.

Per ridurre l'organico l'azienda propone di utilizzare anche il Fondo di Solidarietà del settore "in tutte le forme previste", si presume attenendosi alla linea dell'ABI di escluderne la volontarietà.

Inoltre l'azienda chiede di rivedere le regole convenzionali in essere per quanto riguarda inquadramenti e fungibilità,  anche  in deroga all'art. 2103 del c.c., mobilità territoriale, orari di lavoro e di sportello, part-time, fruizione di ferie ed ex-festività.

Si apre ora una fase di confronto con il sindacato che si deve concludere entro 50 giorni.

E' evidente dunque che l'azienda ha scelto di forzare, da una parte per dimostrarsi determinata verso gli azionisti nel pieno dell'aumento di capitale, dall'altra per modificare d'imperio i rapporti di forza nel corso del rinnovo contrattuale, che parte in salita per tutto il settore.

Non va creata alcuna confusione al riguardo: l'azienda persegue un disegno coerente di recupero di produttività, redditività ed efficienza e lo fa mettendo sotto il fattore lavoro, come unica risorsa comprimibile e manovrabile. Il suo unico vero obiettivo è ottenere dai lavoratori quella ripresa degli utili che le condizioni di mercato non sono in grado di garantire.

Come avevamo affermato nel nostro commento al piano industriale di inizio di aprile, il piano d'impresa ha forti rischi di esecuzione e la parte più facile e prevedibile è fare pagare il conto ai lavoratori.

Non è tempo per frasi roboanti e formule vuote: occorre difendere i lavoratori e i loro interessi con fermezza e decisione, organizzare subito un giro d'assemblee per spiegare i fatti e prepararsi ad una vertenza dura, che dovrà concludersi senza ulteriori sacrifici per chi crea il valore su cui è basata la stabilità aziendale. Nessuna trattativa alla cieca, nessun accordo al ribasso. Anche in banca il vento deve cambiare.

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