Si è svolta il 27 maggio scorso l'Assemblea dei Delegati del Fondo Pensioni Sanpaolo, per l'approvazione del Bilancio 2010 e il recepimento delle modifiche statutarie concordate tra azienda e sindacati nel marzo scorso.

La discussione è stata franca e vivace, come sempre accade in questa sede, con la presentazione di un documento critico, sottoscritto da un numero rilevante di delegati, appartenenti a ben cinque diverse sigle sindacali, tra cui la nostra. La nostra valutazione è partita dal riconoscimento degli aspetti positivi che hanno caratterizzato la gestione 2010, generalmente positiva sui rendimenti, con alcuni punti deboli che la direzione del Fondo si è impegnata a correggere.

In particolare abbiamo valutato positivamente:

  • l'attivazione di una procedura di selezione per il servizio di consulenza tattica e strategica, che punta ad una salutare rotazione di un incarico affidato da troppi anni alla GDP A.M., i cui risultati non sono sempre stati all'altezza della situazione nel lungo periodo;
  • la convocazione del gestore del comparto garantito, caratterizzato da un andamento molto insoddisfacente rispetto alle attese;
  • l'apertura della Sicav lussemburghese a soggetti diversi, a partire dalla Cassa di Previdenza, per conseguire un aumento di massa critica e risparmi di costi a beneficio di tutti gli iscritti.

Abbiamo invece rilevato la criticità degli investimenti immobiliari effettuati nell'ultimo triennio dal Fondo, che hanno evidentemente deviato dal modello che il Fondo stesso si era dato per reinvestire sul settore i proventi delle vendite precedenti. Invece di attuare un modello di diversificazione geografica e settoriale, attraverso strumenti quotati e liquidi, si è scelto di investire su fondi immobiliari chiusi, non quotati, derivanti dallo spin-off di tre soli soggetti (Telecom, Unicredit, Intesa Sanpaolo), in palese conflitto d'interessi su più fronti. Questi veicoli (Fondi Tau, Omicron e Omega) ruotano attorno ad un'unica Sgr, la Fimit di  Massimo Caputi, un affarista molto discusso,  indagato dalla magistratura, sotto stretta vigilanza Consob per una gestione troppo personalistica del gruppo che controlla. Personaggio che risulta essere anche dietro un'altra operazione immobiliare foriera di guai, l'acquisto di un immobile nella zona romana della Magliana, per la cui acquisizione il Fondo ha sborsato una caparra di 30 milioni di euro nel 2008, senza essere sinora riuscito ad entrarne in possesso, per una serie di circostanze complesse che hanno coinvolto la società cedente e che hanno rischiato di vederla fallire.  La vicenda dovrebbe chiudersi positivamente entro la fine di giugno, con una soluzione transattiva in grado di tutelare gli interessi degli iscritti, ma ha comunque evidenziato nella gestione del Fondo un modello di delega ai consulenti troppo generico e superficiale nella scelta degli obiettivi di investimento. Pur escludendo qualunque responsabilità personale da parte degli amministratori, la cui correttezza gestionale è fuori di dubbio, va ribadita in linea di principio la necessità di evitare operazioni poco trasparenti, soprattutto se effettuate in conflitto d'interessi con controparti che intrattengono rapporti finanziari e creditizi privilegiati con la banca per cui lavoriamo. L'universo investibile, anche in campo immobiliare, è troppo ampio, per doversi per forza infilare in operazioni inopportune o dubbie nel loro esito finale.

La stessa considerazione è stata avanzata per quanto riguarda Omega: il fondo immobiliare che racchiude gli immobili ex-Intesa è stato rivalutato del 66% in due anni, una lievitazione poco realistica in questi anni di crisi. Il Fondo Pensioni ha ragionevolmente applicato uno sconto del 20% sul NAV per darne una corretta valutazione in bilancio e nello stesso tempo si sta adoperando per realizzare le plusvalenze vendendo almeno in parte le quote detenute.

Nel complesso ci sembra condivisibile la decisione del Fondo di operare una forte inversione di tendenza rispetto alla politica seguita sinora sugli immobili: sciogliere la Sicav immobiliare Emera e riportare le quote dei fondi immobiliari detenuti direttamente dentro il perimetro del Fondo; nello stesso tempo operare una graduale presa di distanza da Fimit e puntare alla sua sostituzione con Sgr alternative.

Anche Omega ha cessato di essere incluso nella componente extra-benchmark, entrando a far parte dei comparti (anche il difensivo) come normale asset class immobiliare. La gestione della componente immobiliare potrà così tornare ad essere, anziché ricorrente fonte di polemica e di contrapposizione, una scelta strategica di valore nella gestione del patrimonio complessivamente affidato al Fondo Pensioni.

Sulla base degli impegni che sono stati assunti nel portare avanti questo lavoro di pulizia, di razionalizzazione e di trasparenza nella gestione immobiliare, i delegati hanno consentito all'approvazione del Bilancio 2010 (15 sì e 9 astenuti).

Non così è stato per il complesso delle modifiche statutarie concordate tra le fonti istitutive, che la maggioranza dei Delegati ha considerato inaccettabili. Non sono condivisibili né l'introduzione della remunerazione per i Sindaci, né la possibilità prevista di utilizzare i derivati. Ma la critica più forte si appunta sulle modifiche al meccanismo di governo del  Fondo.

Il lavoro di critica e di denuncia svolto in questi anni dal sindacalismo di base è stato il frutto di dure e combattute battaglie contro il controllo esercitato per decenni sugli enti previdenziali dai sindacati maggioritari, che con il sistema dei voti di scambio e di preferenze multiple hanno sempre espresso i consiglieri ed i sindaci. Sono stati fatti concreti passi avanti solo quando la tradizionale compattezza dei sindacati firmatari è venuta meno: il patto è saltato e sono stati eletti nel CdA dei consiglieri indipendenti che hanno cambiato la prassi e le procedure del processo decisionale. Adesso c'è un attacco di ritorno agli spazi di democrazia conquistati.

Nel Fondo Sanitario Integrativo sono stati azzerati gli organi elettivi precedenti e i sindacati hanno nominato un C.d.A. di sindacalisti di professione in carica per due anni. Nel Fondo Pensioni Sanpaolo, invece, si è concordata una modifica della composizione dell'Assemblea dei Delegati che introduce la pariteticità: 22 delegati eletti dai lavoratori, 22 delegati nominati dall'Azienda. Il Regolamento Elettorale resta però sempre lo stesso, quello che consente ai sindacati maggioritari di votarsi tra di loro per garantirsi i posti che contano. Sarebbe del tutto preferibile, a questo punto, il regolamento elettorale che assiste il Fondo Pensioni Intesa (il F.A.P.A. di Gruppo per intenderci): una sola lista e una sola preferenza per eleggere i Delegati, che poi con lo stesso criterio (una lista, una preferenza) votano per i componenti del C.D.A. Il principio "una testa – un voto" viene rispettato in modo coerente.

Per questo i Delegati a maggioranza (13 sui 24 presenti) si sono rifiutati di avallare le modifiche statutarie concordate tra le parti. Il processo di ratifica finale spetta alla COVIP. Vogliamo sperare che l'orientamento espresso dai Delegati induca ad una seria riflessione sia l'azienda che i sindacati. D'altra parte non possiamo pensare che la COVIP consideri regolare una procedura che ha visto la maggioranza dei delegati eletti respingere i contenuti di un accordo liberticida. Invitiamo dunque tutti i soggetti coinvolti a fermarsi e fare ripartire il processo di modifica dello statuto con l'accoglimento delle richieste avanzate e l'adozione di regole corrette, capaci di garantire pluralismo e rappresentanza democratica.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
INTESA SANPAOLO

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