INTESA SANPAOLO – L’ENNESIMO ACCORDO BIDONE FIRMATO A FINE LUGLIO (E A TARDA NOTTE)
ORA MANAGER AZIENDALI E DIRIGENTI SINDACALI AL LORO SERVIZIO
POSSONO ANDARE IN VACANZA TRANQUILLI.
Ancora una volta, nella notte, hanno colpito e l'accordo beffa è stato confezionato.
Come nel '99, come nei momenti più bui della storia sindacale aziendale e di categoria l'accordo recepisce, nelle premesse, l'intera impostazione ideologica aziendale: ci sono "esuberi"; occorre ridurre i livelli occupazionali; il costo del lavoro deve diminuire. Perché? Per aumentare i profitti per azionisti e manager. Mentre la storia corre, dirigenti sindacali e aziendali si trastullano con logiche e parole d'ordine che hanno provocato quella crisi finanziaria ed economica di cui oggi si vogliono far pagare i conti ai lavoratori e a interi paesi.
Le condizioni dell'azienda, "irricevibili" dai sindacati firmatari fino ad una settimana fa, con qualche abbellimento di facciata si sono trasformate nella solita, scontata, "vittoria". In origine l'azienda pretendeva che i circa 2.500 lavoratori che maturavano i requisiti per la pensione (non la "finestra", cioè l'effettivo percepimento della prestazione) entro il 2013 fossero obbligati ad andarsene con un modesto incentivo.
Ora la platea coinvolta è più ampia (chi matura la finestra pensionistica entro il 1° luglio 2015) e gli incentivi sono stati ritoccati verso l'alto ma, se non si raggiunge la quota prevista di 2.500 "volontari", i lavoratori saranno … obbligati ad andarsene, tanto è vero che, se si verificherà questa ipotesi, le parti si incontreranno per attivare la Legge 223 (quella sui licenziamenti collettivi).
Solo ammettendo che tra le soluzioni "innovative" dei nostri brillanti firma-tutto ci sia una riforma della lingua italiana, per cui obbligatorio diventa facoltativo, si può parlare davvero di uscite "volontarie". Attenzione però: l'accordo non vale per tutti, visto che l'azienda si riserva di mantenere al lavoro i propri lacchè, senza che i sindacati-materassino obiettino nulla.
Per arrivare alle 3.000 uscite previste dal piano industriale, si ricorrerà, su base volontaria, questo sì, al tradizionale Fondo Esuberi. Potranno chiedere di uscire coloro che matureranno la finestra entro il 1° gennaio 2018.
Sarà interessante vedere se la voglia di fuggire da condizioni di lavoro sempre più indecenti prevarrà sul taglio delle prestazioni del fondo (8-11% in meno secondo il reddito, mitigato da un incentivo una tantum del 15% di una Retribuzione Annuale Lorda). Se prevarrà la prima, le richieste di "amnistia" saranno accettate entro un massimo di 2.500.
Solo se le uscite complessive saranno 4.000 (sempre che non sia stata riformata anche l'aritmetica, 1.000 in più di quanto previsto dal piano industriale) verranno assunti ben 250 apprendisti (individuati prevalentemente tra i tempi determinati).
Altre 250 assunzioni sono subordinate al raggiungimento delle 4.500 uscite (!!) e altre 250 (a tempo parziale…) se sarà toccata soglia 5.000 !!! Infine, altri 250 ingressi dipenderanno dall'attivazione di contratti di solidarietà "espansivi" (volontari e tutti da verificare).
Insomma, questa è senz'altro una buona notizia per qualche centinaio di giovani ma è una debacle clamorosa rispetto alle roboanti parole d'ordine che i sindacati concertativi sbandieravano fino a ieri.
Nell'accordo si dice che il superamento della riduzione di organico inizialmente prevista provocherà un "correlativo intervento di contenimento delle riconversioni/riqualificazioni".
E’ una frase generica che lascia indeterminate le caratteristiche, la dislocazione e le mansioni del personale da “riconvertire”. Nei loro volantini, durante la prima fase delle trattative, i sindacati del primo tavolo lamentavano la totale assenza di informativa al riguardo da parte dell’azienda. Ciò nonostante hanno firmato al buio che, laddove il personale da riconvertire non trovi collocazione vicino a casa e non intenda essere trasferito oltre i limiti previsti dagli accordi aziendali e nazionali, si possa procedere con il demansionamento!
Inoltre si prevede il ricorso ai contratti di solidarietà difensivi (che una volta firmati diventano obbligatori per chi ne subirà l’applicazione) che, ricordiamo, prevedono una riduzione d’orario coperta fino all’80%, sempre che lo Stato dia un contributo e riconosca legittima l’indegna commedia che è stata messa in piedi.
Un’altra beffa è l’impegno dell’azienda ad accogliere tutte le richieste in essere di parttime, ma “anche attraverso attribuzione di diversa figura professionale e/o differente assegnazione logistica”.
Ricapitolando, l’azienda porta a casa l’uscita obbligatoria di chi matura il diritto alla pensione, la possibilità di ridurre l’organico di 4.000 unità, demansionamenti e contratti di solidarietà.
A dimostrazione della totale subalternità all’ideologia aziendale, i vertici sindacali accettano il principio che in questa Banca (e in particolare nelle sedi centrali) c’e’ chi non fa nulla a causa di evidenti “riduzioni di attività”. E ciò nonostante migliaia di ore di straordinario (ai quadri nemmeno pagate) e la cronica carenza di organici nella rete, denunciata da cento volantini dei quadri sindacali periferici delle loro stesse organizzazioni.
Del tutto assente qualsiasi riflessione, ad esempio, sullo spostamento di attività in Romania. Eccola, la Banca per il Paese!! Ecco, il primo frutto, avvelenato, del ritrovato spirito unitario e concertativo di Confindustria, Abi e sindacati di regime.
E, infine, il solito macigno: ma chi ha mai detto ai sindacati asserviti di siglare un accordo del genere? Dov’è la piattaforma rivendicativa? Dove sono i risultati delle assemblee di approvazione? Dove le lotte? Quando ci saranno (ci saranno???) le assemblee di approvazione? Ed intanto questo accordo indecente crea un grave precedente in vista dell’imminente trattativa per il contratto nazionale.
Che sindacati sono quelli che, dalla fusione in poi (e anche prima) hanno lavorato scientificamente per creare condizioni di lavoro sempre più invivibili e far vedere la “fuga” con il Fondo Esuberi come unica prospettiva per migliaia di lavoratori?
Diciamo, senza mezzi termini, che chi continua a restare iscritto a sindacati palesemente al servizio delle aziende diventa complice delle loro politiche.
Rinnoviamo l’appello affinché si proceda immediatamente alle elezioni delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) per verificare realmente se chi firma simili accordi sia davvero rappresentativo come pretende di essere.
Gruppo Intesa Sanpaolo
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