UBI BANCA – PROVIAMO A FARE IL PUNTO
Dopo l'estate proviamo a fare il punto della situazione in UBI e in categoria, rinviando ad una prossima occasione il commento sulla situazione economica generale:
- Piano industriale UBI e VAP 2010 (da erogare nel 2011) ancora da discutere.
- Accordo sul Fondo esuberi raggiunto con la "vittoria" dei sindacati concertativi.
- Procedura sugli esuberi di Intesa chiusa a fine luglio.
- Vertenza Unicredito con esiti che riguarderanno tutti.
Sul VAP si terrà una due-giorni di incontri il 21 e il 22 settembre ma il ritardo accumulato risulta a questo punto scandaloso e non trova riscontri in altri gruppi bancari, almeno quelli più grandi, dove (talvolta anche con tagli e riduzioni) è già tutto stato stabilito (ed erogato) per tempo. In un recente volantino unitario le OO.SS. si chiedevano retoricamente se l'azienda si fosse dimenticata del VAP … Loro sicuramente sì, insieme alle minacce di mobilitazione.
Per essere chiari, le sigle trattanti hanno annunciato la loro richiesta di avvio trattative sul VAP in un volantino di metà giugno 2011…il mese precedente quello di erogazione. A pensar male (come diceva qualcuno che se ne intende: si fa peccato ma molte volte ci si azzecca) si potrebbe ipotizzare che, essendo il plafond dei fringe benefit del 2011 già impegnato dai buoni benzina relativi al VAP 2009 (elargiti metà nel 2010 e metà appunto nel 2011), non si stia facendo altro che arrivare a ridosso di fine anno per distribuire altri buoni benzina a valere sul plafond 2012. Il tutto, ovviamente, con buona pace di quei 4.000 colleghi che, nel caso, non potranno beneficiarne e che saranno magari destinatari del solito obolo in busta paga o di un accantonamento al fondo pensionistico integrativo.
Ipotesi a parte, fatto sta che un ritardo del genere non ha giustificazioni, squalifica i megadirigenti dei "sindacati a tempo pieno" che nell'ultima assemblea a Bergamo si sono auto definiti "di qualità", e che, passateci la battuta, probabilmente sono così presi dall'auto compiacersi che non hanno nemmeno il tempo di dare una occhiata al calendario.
Sull'accordo riguardo al Fondo esuberi di categoria siamo alle solite. E' una finta "vittoria" sbandierata ai 4 cantoni per nascondere una verità molto più dura da digerire: un ennesimo arretramento di posizione. Chi volesse approfondire l'argomento è invitato a leggere sul nostro sito il volantino dedicato. In ogni caso ci preme sottolineare che la richiesta da parte dei lavoratori di un maggior coinvolgimento nelle scelte fatte ai tavoli delle trattative non è affatto pleonastica. Siamo di fronte ad un accordo siglato in fretta e furia, per l'esigenza di un grande Gruppo nelle more di una procedura per esuberi (Intesasanpaolo), che per l'ennesima volta non è stato condiviso con i lavoratori né tanto meno sottoposto a votazione.
Abbiamo detto che il giudizio sull'accordo sarebbe comunque stato legato alla sua reale applicazione nelle aziende. Come volevasi dimostrare la "volontarietà" dell'accesso al Fondo si è subito squagliata nell'ultimo accordo in Intesasanpaolo dove la formula, per chi matura la finestra pensionistica entro il 15 luglio 2015, è stata: "O te ne vai con lo zuccherino o ti ci mandiamo noi senza troppi complimenti". In pratica i lavoratori si ritrovano a "scegliere" con una pistola puntata alla tempia, Marchionne style: se non saranno raggiunte le 2.500 adesioni volontarie si attiveranno le procedure di cui alla Legge 223/91 per la cessazione obbligatoria dal servizio. Ne converrete che è difficile non restare affascinati da un simile concetto di volontarietà.
Altra cosa che fa riflettere dell'accordo in Intesasanpaolo è l'indizione di quel "bando" che sembra tanto un' ultima chance, una scialuppa di salvataggio prima che la nave affondi del tutto, e cioè la possibilità data al personale con diritto a percepire il trattamento pensionistico entro il 1/1/2018 di "prenotarsi" entro il 20/10/2011 per poter accedere al Fondo esuberi entro e non oltre il 30/06/2013: un segnale che ha tutto il sapore del "si salvi chi può". C'è da chiedersi che futuro ci si debba aspettare in un clima simile.
Anche qui, come successe in UBI per la cessione del ramo d'azienda a UBISS e il cosiddetto "svecchiamento": nessun coinvolgimento, nessuna votazione pre, durante o post. E' così e basta. Forse perché, come diceva il Marchese del Grillo: "Io so io e voi…".
Ma i veri problemi sono per chi resta: 5.000 lavoratori da riconvertire (che potrebbero ridursi un po' in base al numero di uscite volontarie) per i quali potranno essere introdotti i contratti di solidarietà difensivi, deroghe alla mobilità o, in alternativa, demansionamenti. Per chi volesse approfondire questi aspetti rimandiamo al volantino sul nostro sito.
Ultime notizie su Unicredit: costituzione di due newco, entrambe con partner americani, FUORI DAL PERIMETRO CONTRATTUALE DEL CREDITO e cessioni di ramo d'azienda.
Il primo caso riguarda l'amministrazione del personale (300 addetti) mentre con il secondo si avvia un potenziale progetto di smantellamento delle società consortili del Gruppo: è, infatti, in cantiere un'analoga società partecipata al 49% da UBIS (UniCredit Business Integrated Solutions: nuovo consorzio di Unicredit) e al 51% da Hewlett Packard (tristemente nota per le migliaia di licenziamenti), con coinvolgimento di centinaia e centinaia di lavoratori delle strutture informatiche.
Questi eventi di una gravità assoluta hanno trovato nessuna eco nel Gruppo UBI. Dopo gli sconcerti, le paure e le preoccupazioni dei colleghi di tutti i Gruppi coinvolti in queste operazioni di riorganizzazione aziendale con la nascita delle società consortili e le rassicurazioni, le promesse e le "garanzie" messe in campo dagli accordi sindacali, pare che il cerchio cominci tragicamente a chiudersi.
E' magra consolazione l'aver avuto ragione nel preferire le lotte alla supina accettazione, tramite morfina sindacale, di operazioni che presagivano chiaramente nulla di buono.
Continueremo a tenervi informati sugli sviluppi della situazione a tutti i livelli.
Gruppo Ubi Banca
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