E' passato poco di più di un anno da quando Intesa Sanpaolo acquisiva la maggioranza azionaria di Banca Monte Parma (prima il 51%, impegnandosi  poi a salire al 79%), azienda in difficoltà e con i conti in disordine.
Il gruppo del futuro ministro dello Sviluppo (sic!!) ha pensato bene di ammortizzare il costo dell'investimento castigando i lavoratori, in nessun modo responsabili del dissesto aziendale.
Su 600 dipendenti, secondo Intesa Sanpaolo, 100 sono di troppo: 80 dovranno uscire con accesso obbligatorio al Fondo Esuberi (riforma Fornero permettendo) e 20 dovranno essere licenziati. Questi ultimi subirebbero un licenziamento individuale con accesso alla sezione emergenziale del Fondo di Solidarietà che consente l'erogazione di un sussidio di disoccupazione per 2 anni.

Guai anche per chi resta, come riportato dal comunicato dei sindacati trattanti: azzeramento del contratto integrativo (restano solo la contribuzione aziendale per il Fondo di previdenza complementare e la Polizza sanitaria a prestazioni ridotte) e applicazione del contratto nazionale con deroghe su ferie ed ex festività, straordinari, missioni, trasferte, trasferimenti, demansionamento dei Quadri Direttivi.
Riteniamo inaccettabile ed immorale scaricare i costi dell'acquisizione di Banca Monte Parma sui lavoratori. Addirittura provocatoria è l'ipotesi di licenziare 20 lavoratori: proprio l'esiguità del numero rende evidente che la loro cacciata non è certo rivolta a far quadrare i conti ma a creare un'inquietante precedente.
Non condividiamo la valutazione contenuta in comunicato dei sindacati trattanti secondo cui Intesa Sanpaolo sta "smentendo le costruttive relazioni sindacali in atto nel gruppo". O siamo in presenza di un'azienda con uno sdoppiamento di personalità (Dr. Jekyll e Mister Hyde?) o semplicemente la controparte non si accontenta più di cedimenti progressivi (così può essere definita la contrattazione degli ultimi anni) e vuole dare una decisa accelerata, a fronte di una categoria narcotizzata dalla condotta dei sindacati firmatari.
La prima cosa da fare è informare tutti i lavoratori del gruppo di quanto sta accadendo e far sapere che quanto accade oggi ai lavoratori di Banca Monte Parma domani potrà toccare a chiunque.
Da qui bisogna partire per ricostruire una sana conflittualità per contrastare la dilagante arroganza aziendale.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo Intesa Sanpaolo

questo post è stato letto4532volte