22 GIUGNO: SCIOPERO GENERALE
VENERDI' 22 GIUGNO
Manifestazioni a Milano, Largo Cairoli, ore 9,30 – Roma, Piazza della Repubblica, ore 9,30
Sono esentati dall'agitazione la regione Emilia Romagna (per il sisma) e il settore scuola (per fine lezioni)
Il governo Monti-Fornero-Passera ha impostato un programma di risanamento basato esclusivamente sul rigore e sui sacrifici da imporre ai soliti noti. E' il piano consigliato dalla Bce e dal Fmi che ha già portato al collasso la Grecia e sta provocando un devastante effetto contagio su Irlanda, Portogallo e Spagna.
Il vincolo del pareggio di bilancio, il taglio alla spesa, l'innalzamento delle tasse stanno strangolando l'economia e distruggendo la base occupazionale del nostro paese. Mentre perfino la maggior parte dei manuali di economia insegna che nelle fasi di crisi occorre impostare manovre anticicliche, espandere la spesa, programmare investimenti pubblici, i governi "politici" e "tecnici" di tutta l'Europa stanno facendo l'esatto contrario. Sottraggono risorse all'economia reale per placare gli istinti speculativi del grande capitale industriale e finanziario in un circolo senza fine che arricchisce le elites ed impoverisce strati sempre più estesi di popolazione.
Le aziende per cui lavoriamo, le banche e le assicurazioni, hanno smesso da tempo di fare credito e proteggere dal rischio, ma hanno adottato come attività principali la gestione del risparmio altrui, la vendita di prodotti finanziari inadeguati, l'assunzione di partecipazioni societarie rivelatesi disastrose.
La crisi di questo modello economico, produttivo e finanziario tocca in misura diversa vari paesi: quelli più deboli, come l'Italia, sono chiamati a pagare il prezzo del fallimento del sistema dell'euro, rivelatosi insostenibile e squilibrato, una gabbia monetaria che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Il governo dei tecnici si è incaricato di realizzare, su mandato dei politici, questo trasferimento di risorse attraverso:
- l'allungamento dell'età pensionabile e l'abbassamento delle pensioni;
- la reintroduzione della tassazione sugli immobili, in particolare sulla prima casa, un bene acquisito dall'80% delle famiglie italiane;
- l'enorme incremento della tassazione locale, che fa salire le aliquote delle addizionali regionali e comunali;
- il taglio dei servizi gratuiti o calmierati, con forti aumenti dei costi per trasporti, istruzione, sanità, assistenza;
- l'aumento delle aliquote Iva, che si scarica sull'incremento dei prezzi di ogni genere di consumo;
- il finanziamento delle grandi opere inutili, come il TAV, che sottraggono risorse ai servizi sociali per favorire il profitto di alcune grandi lobby private.
L'ultimo atto della politica del governo è la riforma del mercato del lavoro, che sotto la bandiera ideologica dell'attacco all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, interviene in maniera molto pesante su diversi aspetti della situazione lavorativa e occupazionale odierna.
In primo luogo snellisce le procedure per i licenziamenti individuali e collettivi, come se in questa fase di crisi fosse necessario aiutare ulteriormente le aziende a liberarsi dei lavoratori. In secondo luogo interviene sugli ammortizzatori sociali, indebolendo ancora di più gli strumenti a disposizione per difendere il reddito di sopravvivenza per coloro che sono coinvolti in situazioni di crisi. In terzo luogo conferma la situazione di precarietà di milioni di lavoratori a termine, che speravano in provvedimenti risolutivi di stabilizzazione.
In questa situazione drammatica riteniamo gravissima la resa totale di Cgil-Cisl-Uil anche dopo il decreto legislativo.
Mentre il governo aiuta le aziende che vogliono procedere a licenziamenti "economici", non fornisce alcuna garanzia ai lavoratori che sono già usciti, o stanno per farlo, dal ciclo produttivo, in seguito a interventi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale. Ne sanno qualcosa migliaia di lavoratori bancari già in esodo e altre migliaia che sono in procinto di lasciare il lavoro in seguito ad accordi sindacali già firmati. Le aziende premono per abbassare i costi, ma il governo non prende alcun impegno per garantire la continuità di reddito, una volta esaurito l'intervento del Fondo di Sostegno di settore.
Solo una forte e combattiva reazione dei lavoratori può costringere il governo a ritornare sui suoi passi.
La politica del governo deve cambiare, il lavoro deve ritornare al centro, i diritti vanno riconquistati.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni
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