SIENA: L’ALLEGORIA DEL BUON GOVERNO ED IL SUO CONTRARIO
"La scelta di Mussari è destinata a dare maggiore dinamismo e aggressività all'associazione bancaria italiana, non solo per ragioni caratteriali e anagrafiche ma anche per la complessità che il settore del credito deve affrontare, non solo sul mercato nazionale ma anche europeo e globale, dalla grande crisi che non può dirsi ancora definitivamente alle spalle, alle pressioni dei governi nazionali ma anche delle istituzioni comunitarie sul settore bancario a cui si chiede di restituire ed "emanciparsi" dagli aiuti pubblici ricevuti nel pieno della crisi".
Giuseppe Chiellino, Il Sole 24 Ore, 23/6/2010, in occasione del 1^ mandato di Mussari a presidente ABI
Crediamo sia a tutti evidente, oggi, che la necessità di "emanciparsi" dagli aiuti pubblici non avrebbe dovuto consigliare all'ABI di affidarsi proprio a questo avvocato penalista, diventato banchiere solo per la sua assoluta e indiscussa obbedienza al PD, che prima come Pci e poi come D.S., da 60 anni, controlla tutto quello che avviene a Siena ed in particolare nel Monte dei "Fiaschi". Tra l'altro risulta che Mussari, l'uomo che in allegra compagnia ha distrutto una banca con sei secoli di storia, abbia girato in 10 anni quasi 700.000 euro nelle casse del partito: le porte girevoli tra politica e banche portano denaro su entrambi i versanti! Lo sanno anche gli altri partiti, naturalmente: basta ricordare il crack Credieuronord per mano Lega Nord e il pasticcio Credito Cooperativo Fiorentino del coordinatore Pdl Denis Verdini… Alla fine Mussari ha dovuto dimettersi anche dal'ABI, dove era stato "promosso" per toglierlo da un ruolo operativo che l'aveva visto combinare solo disastri: l'emergere degli scandali "Santorini" (derivati con Deutsche Bank) e Alexandria (derivati con Nomura) hanno dato il colpo di grazia alla sua credibilità. Sarebbe tuttavia sbagliato (e comodo per molti) buttare la croce solo sul capro espiatorio di turno: le responsabilità sono collettive, di sistema, coinvolgono tutti. Coinvolgono i banchieri (che, infatti, l'hanno promosso a loro capo, riconfermato per un secondo mandato e difeso fino all'ultimo respiro). Coinvolgono le autorità di vigilanza, che pur di difendere l'italianità delle banche hanno consentito, favorito e coperto scelte sbagliate e dannose, a partire dalle fusioni. Coinvolgono i politici, che hanno fatto le leggi per privatizzare le banche e dare ai loro manager carta bianca, subordinando il bene pubblico alle esigenze della finanza. Coinvolgono i sindacalisti, che hanno difeso, lodato, controfirmato l'operato di Mussari, per garantire il consenso sociale (in rappresentanza dei lavoratori del settore) alle politiche di feroce ristrutturazione dei rapporti di lavoro. Non a caso Mussari li ha ringraziati solennemente, all'assemblea ABI del luglio scorso, per il CCNL gentilmente firmato, come abbiamo ricordato nell'ultimo numero di Bancarotta (n. 13, gennaio 2013) .
Nel polverone sollevato dopo le dimissioni di Mussari c'è molta strumentalizzazione politica, per incidere sul voto (come la pubblicazione, in passato, delle intercettazioni su BNL all'allora segretario dei D.S. Piero Fassino, quello del: "Abbiamo una banca?"). Però noi abbiamo la memoria lunga e ci fanno accapponare la pelle le prese di distanza dell'ultima ora, quando la barca comincia ad affondare e allora tutti fingono di cadere dal pero. "Bancari licenziati da banchieri inquisiti?" titolavamo un nostro volantino , dedicato a Mussari, ma anche a Ponzellini (un banchiere agli arresti domiciliari, autore dell'affondamento di BPM), a Passera (banchiere-ministro inquisito per dichiarazione infedele e frode fiscale), a Profumo (che è inquisito per gli stessi reati, ma anche seduto sulla poltrona di Presidente del Monte dei "Fiaschi" in qualità di moralizzatore e risanatore).
Ora bisogna fare chiarezza e pretendere una corretta attribuzione delle responsabilità. Nessuno può negare che la banca sia stata gestita dal P.D. e dai suoi esponenti, né che il calo di immagine derivi dal collocamento di prodotti truffaldini come MyWay, ForYou o Casaforte (tollerati da Consob e Bankit). Nessuno può negare che la rovina sia cominciata con l'acquisto di Banca 121 ed esplosa con l'acquisizione di Antonveneta. I 10 miliardi pagati per cassa al Santander in questa operazione rovinosa potevano sembrare un semplice abbaglio di dirigenti incapaci: ora circola anche l'ipotesi che una bella fetta (si parla di 1-1,5 miliardi di euro) potrebbe essere finita a Londra, in giri strani di tangenti, pagate alla massoneria, al partito o convertita in premi occulti a dirigenti della banca stessa. Che sia una forma originale di sistema incentivante?
Su "La Stampa" Massimo Mucchetti, candidato P.D. e autorevole giornalista economico, ha fatto un'interessante dichiarazione: "il vero problema c'è stato quando il controllo è diventato locale, perché si è innescato un circuito pericoloso: i sindacati della banca decidevano di fatto i vertici di Provincia e Comune di Siena, quei rappresentanti politici nominavano poi gli esponenti della Fondazione MPS che a sua volta decideva chi guidava la banca".
Fatto salvo che il problema non è solo "locale", è evidente come l'intreccio consociativo tra le parti sociali abbia fatto venir meno qualunque forma di controllo e lasciato i manager del tutto liberi di fare ciò che volevano, una volta protetti (beninteso) gli interessi dei rappresentanti sindacali "mandatari".
Adesso la banca vive i momenti più difficili della sua storia e, mentre tutti si voltano dall'altra parte fingendo di non vedere, i costi del risanamento sono scaricati in pieno sui lavoratori. Il nuovo management è stato fatto arrivare "da fuori", arruolando come Presidente un disoccupato di lusso come Alessandro Profumo, come D.G. il sanguigno (o sanguinario?) Fabrizio Viola, proveniente dalla BPER e come capo del personale Ilaria Dalla Riva, una manager che viene da settori "industriali": TNT Logistics, Ceva Logistics e poi Sky Italia.
Il nuovo vertice ha chiesto di esternalizzare migliaia di lavoratori, ha disdettato gli accordi integrativi e fatto salire alle stelle le pressioni commerciali, con ovvie conseguenze sul clima aziendale. Nonostante scioperi e mobilitazioni, le posizioni dell'azienda non sono cambiate.
Prima di Natale si è arrivati ad un accordo separato siglato da Fabi-Fiba-Uilca-Ugl, che prevede la vendita di attività di back office con 1.100 addetti inclusi, un piano esodi per 1.000 lavoratori ed il sostanziale azzeramento del contratto integrativo. La faccia tosta dei sindacati firmatari arriva a dare per approvato l'accordo con il 93% dei consensi, ma senza fornire alcun dato sul numero di lavoratori consultati! La Fisac invece, che non ha firmato l'accordo, sostiene di avere consultato 6.800 lavoratori in 154 assemblee certificate, in cui sono stati registrati 6.300 no all'accordo (il 94%)!
E' evidente che gli ultimi sviluppi della vicenda rischiano di rincarare il prezzo che i lavoratori dovranno pagare per uscire da questa situazione. E' in gioco il loro futuro, il loro posto di lavoro, le certezze che hanno sempre considerato come acquisite. Al loro posto, potremmo esserci noi tutti.
Dobbiamo quindi sviluppare sulla vicenda Monte Paschi una straordinaria campagna di informazione e di solidarietà tra noi lavoratori, le vere vittime designate di tutta questa situazione.
Si deve evitare lo smembramento della banca, la riduzione delle attività, il ridimensionamento del perimetro occupazionale. Il salvataggio patrimoniale deve passare inevitabilmente attraverso l'intervento pubblico sotto la forma della nazionalizzazione, anziché prendere la strada del prestito oneroso, che non consente allo stato alcun ruolo di indirizzo e impone ai manager una selvaggia politica di riduzione del personale e di spolpamento della clientela, da realizzarsi oltretutto in un arco temporale ristretto.
Occorre invece partire da Siena per riflettere sul carattere fallimentare delle privatizzazioni bancarie, sul ruolo fondamentale del credito per finalità pubbliche, di sostegno, indirizzo e rilancio di un'economia sana, etica, sostenibile. Una funzione sociale insostituibile che ci fa riprendere il vecchio e sempre valido adagio: "La banca? Un mestiere troppo delicato per lasciarlo fare ai banchieri!".
C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni
questo post è stato letto8207volte
Devi accedere per postare un commento.