Il 21 c.m. si è tenuto l'incontro tra le parti firmatarie dell'accordo del 29/11/2012. La domanda supera di gran lunga l'offerta: 916 le richieste di esodo e 375.000 le giornate opzionate dai colleghi su 650 posti e 220.000 giornate disponibili. A detta dei sindacati firmatari è un successo … ancor più di quanto non lo dichiari l'azienda stessa che, evidenziando peraltro una certa difficoltà organizzativa, è quella che ha imbastito queste "tensioni occupazionali" e alla fine porta a casa il risultato.

"I colleghi hanno apprezzato l'Accordo … ", "la bontà delle condizioni previste dall'Accordo … ", "si è data l'opportunità a tanti colleghi di coniugare il lavoro con le esigenze personali …". I sindacati firmatari (soprattutto la FABI) gongolano alla vista dell'enormità delle richieste invece di preoccuparsi seriamente (avrebbero già dovuto farlo prima), tutti intenti a raccontare in giro quanto sono stati bravi.

Partiamo intanto dal presupposto che quando preferiscono pagarti per stare a casa piuttosto che per lavorare, qualcosa non gira nella maniera giusta (lo sanno bene operai ed impiegati dell'industria e del commercio) e magari dovrebbe sorgere un minimo di preoccupazione …

Ma commentiamo brevemente le giustificazioni addotte dall'azienda per la riduzioni del costo del personale:

  1. La riforma Fornero che ha scombussolato i piani esodi già previsti. La riforma pensionistica ha visto la sostanziale complicità di UGL, CISL, UIL e la mancata mobilitazione della CGIL, per sudditanza al PD che sosteneva le politiche del governo Monti. Oltre ad aver allungato a dismisura i tempi pensionistici, ha trasformato l'apatia dei lavoratori in rassegnazione ed è uno dei motivi scatenanti il fuggi-fuggi generale e la razzia a danno della parte ordinaria del Fondo Esuberi che ne ha depauperato allegramente le risorse accantonate.
  2. La gravità della crisi che colpisce le banche. Le banche sono le sole aziende che lo stato si ostina a favorire nonostante le pessime gestioni dei loro amministratori, sono abbuffate di soldi dalla BCE perché sono le uniche che si possono abbuffare, a loro volta, di gran quantità di titoli del debito pubblico (visto che non abbiamo una banca centrale in grado di farlo direttamente), facendo degli interessi lucrati una importante voce di utile. L'alta dirigenza, per rimanere in tema, si abbuffa di emolumenti, paga i dividendi (Massiah si è già impegnato in tal senso) e impone sacrifici ai lavoratori. Paghiamo quindi sia come cittadini (tasse per far fronte agli interessi sul debito pubblico), sia come dipendenti (pur avendolo già fatto col contratto nazionale cosa che si è rivelata solo un appetizer per le banche).
  3. L'evoluzione tecnologica che ruba posti di lavoro. L'on-line sta prendendo piede anche in Italia ma è ben lungi dalle percentuali che troviamo all'estero e i pagamenti con le carte sono effettuati solo dal 5% della popolazione. Gli italiani preferiscono il contante ed il contatto personale allo sportello.

Cosa evidenzia la verifica del 21 gennaio?

  1. Che l'azienda ha ottenuto i risparmi che voleva, sfruttando il salvadanaio della cassa integrazione di settore: la parte ordinaria del Fondo esuberi. E questo in un momento in cui si registrano utili e si promettono dividendi.
  2. Che i lavoratori sono contenti di farsi scippare il gruzzoletto grazie anche ad una campagna che "ha trasformato un ammortizzatore sociale per gestire i periodi di crisi in uno strumento per gestire il tempo libero" (una veritiera fotografia della cosa fatta da un volantino della Fisac/CGIL di BRE).
  3. Che la situazione e le condizioni di lavoro in genere sono tali per cui i lavoratori sono disponibili a rimetterci dei soldi pur di avere uno sconto di pena.
  4. Che la volontarietà bastava e avanzava: ma questo è il senno di poi. L'obbligatorietà non doveva neppure essere prevista per tener fede all'impegno preso con i colleghi. Ciò non toglie che il grande numero di richieste, seppur volontarie, costituiscano un dato preoccupante che merita una adeguata riflessione da parte di tutte le sigle sindacali.
  5. Che l'azienda la mette giù sempre più dura per portare a casa sempre di più e il sindacato, volontarietà o meno, non può appiattirsi nella mera condivisione del processo.

Qualche considerazione sulla Fisac/CGIL:

Troviamo condivisibili alcune critiche e preoccupazioni espresse, patetici gli sforzi per ricucire lo strappo e tornare al tavolo e troppo comoda la richiesta del voto ai lavoratori solo sugli accordi che non firmano: il voto ai lavoratori deve essere chiesto sempre. E poi, visto i loro trascorsi "unitari" e la loro capillare presenza, perché non hanno chiesto di mettere la votazione all'ordine del giorno nelle assemblee?


Sui firmatari:

Eco di Bergamo del 12/12/2012, guarda caso a pochi giorni dall'accordo: "Fabi: i bancari nei consigli delle Popolari Massiah apre" e ancora il Giornale di Bergamo del 13/12/2012: "UBI Banca, la Fabi nel Cda e la CGIL fuori da tutto" che chiosa: "Mentre Nando Sileoni, leader del sindacato autonomo Fabi, si prepara a entrare nel cds con i buoni auspici del CEO Victor Massiah, c'è chi nel gruppo UBI è rimasto completamente ai margini: la Fisac/CGIL".

E poi si vantano di fare gli accordi migliori del settore … sorge il dubbio: migliori per chi???

Una occhiata sul futuro: come fanno, oggi, UBI e le banche italiane in massima parte gli utili?

  1. col buy-back del proprio debito, cioè con il riacquisto delle proprie obbligazioni a quotazioni stracciate, lucrando tra il nominale da pagare a scadenza ed il prezzo pagato sul mercato;
  2. col trading, nonostante tutto quello che è successo a cominciare dal tracollo della Lehman;
  3. con il carry-trade, la forbice tra il tasso pagato alla BCE sui miliardi della LTRO investiti in titoli del debito pubblico e quello pagato dallo stato italiano (cioè da tutti i cittadini);
  4. con la riduzione dei costi, in primis quello del personale.

Il credit crunch sta strangolando il paese, che faremo se le banche non torneranno a fare il proprio mestiere e non faranno ripartire l'economia in un circolo virtuoso? Queste sono le richieste di ABI per il 2013: cassa integrazione, maggiore flessibilità sul lavoro (in orari e mansioni) e preponderanza in busta di una paga variabile legata ai risultati.

Piuttosto che rincorrere le poltrone, il compito del sindacato dovrebbe essere quello di lottare per condizioni di lavoro decenti, contro gli sprechi e i compensi ingiustificati dei manager, per pretendere che si torni a fare banca in modo socialmente sostenibile e non predatorio e, a livello confederale, per esigere un'età pensionabile ragionevole e ripristinare quei diritti acquisiti in decenni di lotte, persi con irresponsabile leggerezza.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.

Gruppo UBI Banca

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