COMITATO PER IL NO AL CONTRATTO AIUTA-BANCHIERI – UNICREDIT: IL PROGETTO NEWTON
DA SEGRETERIA NAZIONALE CUB SALLCA
Pubblichiamo l'ultimo messaggio del Comitato No al contratto aiuta-banchieri che contiene alcuni utili elementi di valutazione sul progetto Newton, che prevede l'esternalizzazione di 2.000 lavoratori europei (di cui 800 italiani) di Ubis (Gruppo UniCredit).
Contro questo progetto sono in corso scioperi, ma qualche sindacato è passato dall'altra parte.
Inviamo un contributo proveniente da UBIS, il consorzio di Unicredit, che sta lavorando da tempo per escludere dal proprio perimetro circa 2.000 lavoratori in tutta Europa, di cui 800 in Italia. Le lotte dei lavoratori di Ubis non devono restare isolate, perchè nell'intero sistema bancario si rischia di veder uscire dal perimetro contrattuale tutta l'area dei servizi (facility management, lavorazioni di back office, Information Technology, ecc.), in direzione di contratti nazionali deboli, come multiservizi, commercio e metalmeccanici. Questa pressione per il livellamento verso il basso delle condizioni normative e contrattuali non è stata minimamente stoppata neanche dalle ampie concessioni introdotte nell'ultimo CCNL con le norme sulle attività complementari. In alternativa le aziende sembrano orientate a imporre peggioramenti normati da contratti esclusivamente aziendali, in deroga al CCNL. Ai lavoratori non resterebbe che la scelta tra due soluzioni egualmente penalizzanti. Il tutto sarebbe condito da una concorrenza sempre più spinta, tra i lavoratori stessi, per ottenere qualche recupero economico, ormai solo in sede di "produttività aziendale". Se vogliamo evitare la guerra del tutti contro tutti dobbiamo attivare percorsi di solidarietà e di reciproco aiuto, sostenendo le lotte dei lavoratori dei consorzi che resistono al tentativo di farli fuori.
Il Progetto Newton è un articolato progetto di esternalizzazione di varie parti di Ubis (società consortile del gruppo UniCredit), che riguarda oltre 2.000 lavoratori in Europa, di cui più di 800 in Italia. Tutto ciò dovrebbe avvenire attraverso la costituzione di nuove società (newco) in cui UniCredit avrebbe solo partecipazioni di minoranza. Alla base di questo progetto l'esigenza di ridurre i costi per migliorare i conti del Gruppo. Ma se questa è la motivazione come non pensare alle acquisizioni fatte a peso d'oro in Ucraina (USB Bank) ed in Kazakistan (ATF Bank) o, per restare in patria, all'italica Banca di Roma? Operazioni più dal sapore politico che economico. E' di queste settimane la notizia che ATF Bank potrebbe essere ceduta a Bulat Utemuratov, uno degli uomini più ricchi dell'Ucraina, che – guarda caso – vendette ATF ad Unicredit nel 2007. ATF Bank comprata da Profumo & Co. per 2 miliardi di Euro ed ora valutata meno di 450 milioni. Non c'è che dire, i manager di Unicredit hanno fatto proprio un ottimo lavoro! A parte Mr. Profumo, gli altri grandi Top Manager sono ancora tutti al loro posto. Peraltro lo stesso Profumo, ora chiamato al capezzale di MPS, propone nella sua nuova "avventura" le stesse ricette che ora vorrebbero applicare i suoi "eredi" in Unicredit: sono gli stessi professionisti che vogliono farci credere che le New.Co. sono un grande business! Ricordiamo di sfuggita che nell'ultimo rinnovo contrattuale, tra le tante promesse risultate poi essere fasulle, vi era proprio la tutela verso le esternalizzazioni, oggi riscoperte per i presunti benefici che potranno portare al conto economico delle banche. Questa perlomeno è la tesi delle società di consulenza che le sponsorizzano! Peccato che la stessa consulenza risulti poi coinvolta nei processi di esternalizzazione. Per esempio in Unicredit ci si appresta a cedere un ramo d'azienda (Invoice Management, ovvero gestione del ciclo passivo) alla Società che ha fatto lo studio di fattibilità sul progetto: Accenture. Ma non c'è un conflitto d'interesse? Buffo, o quanto meno singolare. Accenture ha già incassato una fattura milionaria (si parla di una cifra compresa fra i 7 ed i 9 milioni di Euro) per l'attività di consulenza e c'è da credere che utilizzerà questi soldi per comprarsi il ramo d'azienda da UniCredit Business Integrated Solutions (UBIS). Una "partita di giro" in cui Unicredit finirà solo col perdere quattrini e risorse, con la promessa – da marinaio – di vedere ridurre i costi di gestione del servizio in un prossimo futuro. Promessa da marinaio, si diceva, perché se è vero che "del doman non v'è certezza", è altrettanto vero che basta guardarsi attorno per capire quale possibile futuro ci aspetta. E non occorre guardare in casa altrui per accorgersi degli errori (vedasi per esempio T-Systems Italia per Banca Intesa); in casa Unicredit la precedente cessione dei servizi di gestione del personale (SSC) a Hewlett-Packard avvenuta meno di un anno fa è lì a dimostrarlo. H.P. ha già manifestato il suo "disagio" per un progetto fallimentare; non ci sono nuovi clienti da reperire sul mercato e la situazione finanziaria non è certo rosea. Anche Ubis lamenta che i costi – guarda un po' – non sono diminuiti. Nonostante il rischio fallimento del progetto SSC, il Top Management di Ubis è convinto della scelta di procedere ad oltranza con il progetto Newton. Anzi, in una "nota riservata" del 28 Gennaio scorso si può leggere che il progetto Gibson (ovvero la parte I.T. del più generale progetto Newton) vedrà a breve la luce. Lo scorso 18 Dicembre una lettera d'intenti è stata sottoscritta tra Ubis ed IBM. La New.Co. sarà costituita a metà di quest'anno da Ubis e successivamente IBM ne acquisirà il 51%. La Società non sarà solo italiana, è prevista infatti una branch in Germania ed una in Austria. L'avvio della due diligence è prevista per Aprile, perciò, se tutto procederà come previsto, il "fuori tutti" avverrà per la metà di quest'anno. Emblematica la frase riportata nel documento: "UBIS hopes to lower costs for network and storage". Questa è la speranza del management. Quale quella per i lavoratori di Ubis prossimi all'esternalizzazione? Che l'Azienda "navighi a vista" in assenza di un progetto chiaro e definito è ormai sotto gli occhi di tutti. Il perimetro delle esternalizzazioni è molto ballerino e cambia un po' come la marea, a seconda della luna. Le ultime notizie dicono che:
- per quel che riguarda Invoice Management: il progetto è in fase avanzata e presto verrà avviata la relativa procedura. Sembra ormai certo che il CdA di Ubis abbia già autorizzato l'avvio della procedura e che nella riunione del 19 Febbraio l'operazione sia stata ratificata anche dal CdA di Unicredit.
- lo studio di fattibilità per Global Markets ICT Infrastructure prosegue in via esclusiva con IBM (lo stesso partner già individuato, come ricordavamo sopra, per l'iniziativa relativa a Infrastrutture ICT); la novità è che il progetto non dovrebbe più prevedere il trasferimento alla Newco dei lavoratori italiani.
- Cambia lo scenario per IT Fleet Management: al termine degli studi di fattibilità si è ritenuto di non proseguire con l'operazione.
- La struttura che gestisce la parte software di SAP verrà aggiunta al perimetro.
Ma qual è la razionalità che guida questi progetti? Sono veramente "operazioni volte a ricercare il business" o sono più concretamente operazioni di liquidazione del Personale, neppure poi tanto mascherate? Quale credibilità possiamo dare a questo Management?
E soprattutto, a quando una mobilitazione vera dei Bancari?
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