UNICREDIT – MONONOTA
Non è certo la canzone migliore di Elio e le Storie Tese, ma si è piazzata onestamente seconda a San Remo (come, a suo tempo, "La terra dei cachi"); forse perchè la critica non ha potuto astenersi dal rilevare la scottante attualità di un pezzo insistente fino al punto di essere molesto.
Anche in UniCredit, pare, abbiamo una "mononota": si chiama "tagliare".
Si taglia di tutto, premi, inquadramenti, scatti di anzianità, e in generale qualsiasi cosa che abbia a che fare con i dipendenti. Ma non basta, e quindi perchè non tagliare via interi pezzi di banca con le esternalizzazioni? La banca non è certo un centro contabile, nè un back office. Ma non basta nemmeno così.
Apprendiamo dal Sole24ore che l'Istituto chiuderà altre 350 agenzie nei prossimi 3 anni, "senza provocare esuberi", ci si affretta ad aggiungere (quelli sono stati già dichiarati in precedenza, potremmo ribattere noi…). Probabilmente le fusioni ripetute hanno creato molti doppioni, probabilmente ciò che si cerca è una razionalizzazione che non impatterà più di tanto sulla clientela, probabilmente tutto è stato come sempre attentamente soppesato e valutato… esatto: si risparmiano 45 milioni. Tagliare, tagliare, tagliare.
C'è da domandarsi seriamente se tagli di simile entità non comportino solo "riduzioni di costi", ma anche distruzione di valore. E di distruzione di valore ne abbiamo vista non poca in un istituto che è arrivato a pagare quasi due miliardi di euro una banca in Kazakhistan, che oggi vale… praticamente nulla, anzi forse sarà messa in conto perdite.
Scelte discutibili non fatte dai lavoratori, ma che i lavoratori devono pagare, sembra; e se qualcuno ha in mente di liquidare l'espansione della rete commerciale, in Italia e all'estero, come un "eccesso del passato" che oggi deve essere ridimensionato, tornando a una banca sobria e snella, una rapida occhiata alle fatture multimilionarie che paghiamo alle società di consulenza per il discutibile piacere di farci smontare a pezzi spegnerà rapidamente quest'illusione.
In questi giorni sulle bacheche delle sedi di Ubis sono appese (per mostrare la vergogna) copie di fatture per un totale di più di DIECI MILIONI di Euro pagate alla sola Accenture per una parte del famigerato Progetto Newton, ovvero quello che smantellerà UBIS facendola diventare (con tutti i suoi dipendenti e nostri colleghi) una società di servizi controllata da una società non bancaria: Accenture stessa, che fra l'altro fa assumere suoi dirigenti fra i nostri ranghi. Davvero un bel risparmio: buttiamo fuori impiegati, paghiamo milioni e assumiamo altri dirigenti per farlo, e non abbiamo nemmeno più il controllo del nostro ciclo produttivo.
Questo problema non riguarda solo Ubis. Perchè fuori da Ubis nessuno ci dice cosa sta succedendo? Chi ha fatto, a suo tempo, le diligences per operazioni scellerate come quella in Kazakhistan, e quanto è stato pagato?
Si legge poi un'altra frase semplice ma dai risvolti preoccupanti: "il back office dovrà sparire dalle filiali entro il 2015". Tutte quelle attività inutili e senza valore aggiunto come gestire le carte di credito, processare i fidi, lavorare effetti e assegni, imputare bonifici e pagamenti delle imposte, possono essere convenientemente decentrati presso apposite strutture (esternalizzate), così nulla turba l'attività commerciale. I recenti successi con i pagamenti IMU, le meraviglie dei bancomat evoluti (che come ognuno sa, si caricano e scaricano da soli) e gli assegni che si sono persi in giro per l'Europa nei vari trasbordi con UPA Romania sono fulgidi esempi da estendere e potenziare.
In generale si ha l'impressione (confortata da alcuni spunti piuttosto orwelliani apparsi sul portale circa la "banca del futuro") che si voglia trasformare la rete in una serie di negozi, magari in franchising, sostanzialmente assimilabili a Calzedonia. Con tutto il rispetto per chi vende un prodotto di qualità più che dignitosa, specie considerando che il prodotto che venderemmo noi è fabbricato non si sa bene da chi, e, se si deve guardare all'esperienza maturata finora, è di qualità abbastanza discutibile. Il nuovo contratto aiuta molto in tal senso grazie alla flessibilità d'orario, che qualche banca comincia già ad applicare. Ben presto vedremo agenzie simili a centri di telefonia mobile, dove chiunque è pronto a venderti un cellulare o un contratto ma nessuno può darti assistenza: per quello ci sono i call center. Rigorosamente esternalizzati.
Gruppo UniCredit
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