E' passato un po' in sordina l'accordo sui 600 esodati: forse a causa del coinvolgimento di una platea ridotta di lavoratori, l'attenzione è stata scarsa ed il tutto sembra essersi chiuso con un volantino trionfalistico dei sindacati firmatari. Eppure la vicenda merita un approfondimento ed anche una riflessione sullo scenario in cui si è svolta.

Solo un mese fa usciva l'entusiasta comunicato del Ceo, Cucchiani, relativo ai dati di bilancio 2012 (che, non a caso, in un nostro commento suggerivamo di tenere sempre a portata di mano come promemoria) ed ecco, pochi giorni dopo, il vertice aziendale aprire una procedura di esuberi dove vengono messe insieme eccedenze di personale derivanti da varie operazioni di ristrutturazione.

La procedura viene avviata con la seguente premessa: "considerate le sfavorevolicondizioni di scenario e di contesto di specifico riferimento", ecc., che smentisce le trionfalistiche valutazioni del comunicato di Cucchiani citato prima.  Ancora una volta la frittata viene girata come più fa comodo. Si tratta di una procedura palesemente forzata, che cita in modo sommario ristrutturazioni fatte e da fare, che riguardano "la semplificazione societaria, la razionalizzazione dei presidi commerciali della Rete, la riorganizzazione delle strutture centrali, la ristrutturazione delle attività di back office e la riorganizzazione dei comparti del credito al consumo, leasing e factoring". Vengono sommati esuberi già dichiarati e "messi nel cassetto" più altri (Biis, Casse di Risparmio dell'Umbria, Neos Finance, incorporazione di Banca dell'Adriatico in Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, riorganizzazione della Direzione Centrale Operations di ISGS) per far uscire dal cilindro la magica cifra di 600 eccedenze.

Casualmente è all'incirca il numero di colleghi "residuato" dalla precedente procedura di esuberi attivata nel 2011. Con questo "gioco di prestigio" i vertici aziendali completano il "raschiamento del barile" degli esodi, espellono coloro che maturano il diritto alla pensione entro dicembre 2013 e offrono uno sconto di pena a chi matura il diritto alla pensione entro settembre 2017.
Anche i sindacati firmatutto (cui nell'occasione si aggiunge la Falcri) festeggiano l'ennesima vittoria (l'ultima di una lunga serie, come a tutti noto) perchè gli esodi vengono gestiti a livello di gruppo e addirittura si potranno vedere nuove assunzioni.

Se però si fanno un po' di conti vedremo che il piano industriale prevedeva in origine 3.000 esuberi e alla fine le uscite si avvicinano a quota 5.000, mentre le nuove assunzioni saranno cento, molto al di sotto delle mille concordate a suo tempo e cancellate l'anno scorso dai vertici aziendali.

Sia chiaro che anche una sola assunzione costituisce un fatto positivo, ma troviamo grottesco che i "firmatutto" affermino di aver ottenuto "assunzioni di giovani nel Gruppo in prevalenza con contratti stabili (lasciamo perdere, Ndr) di apprendistato, utilizzando il Fondo per l'occupazione previsto dal Contratto Nazionale, che inizia quindi
a produrre i suoi primi rilevanti positivi risultati
".

Si dà il caso che dopo la firma del CCNL le assunzioni (che dovevano essere 1.000) si sono ridotte a 100 e che, dopo l'avvio degli orari estesi, l'uscita di 600 esodati a fronte di 100 assunzioni dal 1 gennaio 2014 rende il saldo occupazionale ancora negativo!

Per tornare all'accordo, chi matura il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2013 deve prendere l'incentivo del 75% della RAL (Retribuzione Annua Lorda) e aderire all'offerta entro il 10 maggio o verrà messo alla porta punto e basta. Chi matura il diritto alla pensione entro il 30 settembre 2017 potrà chiedere di accedere al Fondo di Solidarietà entro il 31 maggio 2013 e avrà un incentivo del 10% della RAL più un'ulteriore quota variabile per compensare la penalizzazione derivante da un eventuale accesso alla pensione prima dei 62 anni di età.
L'incentivo è di un altro 5% se la decurtazione della pensione è inferiore al 2%; del 15% se la decurtazione è tra il 2 ed il 5%; del 25% se la decurtazione è pari o superiore al 5%.
Ricordiamo che la decurtazione prevista dalla Riforma Fornero è permanente.
In compenso chi accede all'esodo dovrà, negli ultimi 6 mesi di permanenza al lavoro, contribuire con 72 giorni di solidarietà, dove la retribuzione è coperta, per il 60% circa, dalla parte ordinaria del Fondo di Solidarietà: un risparmio per l'azienda ed un ulteriore prosciugamento del Fondo.
Segnaliamo anche che l'accordo prevede che l'azienda possa "trattenere" dall'uscita obbligatoria per la pensione specifiche figure professionali. In passato, in una delle "recensioni" della Fabi ai nostri volantini, ci era stato detto che mettere questo passaggio nell'accordo serviva per potere avere dall'azienda l'elenco degli "esentati".
A questo punto chiediamo ufficialmente alla Fabi di rendere pubblici gli elenchi passati e futuri in modo che tutti possano verificare in modo trasparente che non ci siano stati favoritismi.

Questo accordo avviene in un contesto di emergenza continua, alimentato dalle perenni riorganizzazioni operate dai vertici aziendali, di cui gli atti più eclatanti e recenti sono stati la chiusura di 4 poli di ISGS (Roma, Genova, Forlì, Cosenza, con 280 lavoratori da ricollocare) e la minacciosa previsione di 5.000 presunti esuberi per il piano di chiusura sportelli.
Nel frattempo l'attuale progetto di "banca estesa", non solo non sta producendo risultati in termini occupazionali, ma riteniamo che non li stia neppure producendo dal punto di vista della redditività.
In compenso il progetto viene attuato, come già detto in altro comunicato, in violazione delle norme del CCNL che prevedono adibizione individuale allo sportello per un massimo di 6 ore e 30 minuti e mezz'ora di stacco prima della chiusura.
Allo stesso tempo il fenomeno dello straordinario non compensato continua in modo scandaloso e si registra una ripresa di pressioni commerciali inaccettabili: invitiamo tutti i colleghi e le colleghe a segnalarci ogni episodio perchè stiamo raccogliendo i dati per denunciare con nome e cognome gli (ir)responsabili che vanno oltre i
limiti.

La conclusione è che questo management naviga a vista, senza nessun progetto credibile che non sia il taglio continuo dei costi. Si determina una situazione di permanente precarietà, dove riorganizzazioni e annunci di esuberi creano una condizione di ricatto continuo.
Occorre reagire quanto prima a questa deriva oppure il peggio dovrà ancora arrivare.


C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Intesa Sanpaolo

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