INTESA SANPAOLO – FONDO PENSIONI GRUPPO SAN PAOLO IMI: LAVORI IN CORSO E NUOVE SFIDE
Si è tenuta il 7 maggio scorso l'annuale Assemblea dei Delegati sul bilancio 2012, approvato all'unanimità. I risultati gestionali sono stati decisamente positivi, in conseguenza sia del rimbalzo dei mercati in corso d'anno (dopo il terribile 2011), sia della indiscutibile abilità dei gestori nel battere i benchmark di riferimento per quanto attiene alla gestione del patrimonio mobiliare (azioni e obbligazioni). I dati definitivi parlano chiaro: dall'1,72% della gestione monetaria si sale fino al 9,54% del comparto aggressivo.
L'esercizio 2012 è stato comunque denso di eventi significativi, che abbiamo ribadito in sede di Assemblea e che proveremo a riassumere in modo estremamente sintetico. Tra gli elementi positivi del quadro, va sicuramente annoverata la crescita dimensionale degli iscritti e del patrimonio, che rafforza il peso del Fondo nell'ambito della previdenza di Gruppo.
Gli iscritti sono saliti di 1.303 unità, raggiungendo il numero di 26.286, in conseguenza sia dell'ingresso di ex-aderenti a fondi dismessi del Gruppo Imi, sia dell'iscrizione di familiari a carico.
Il patrimonio è salito da 1.623 milioni a 1.883 milioni di euro, con un incremento del 16%, attribuibile in larga parte (59%) alla gestione previdenziale, ma per il restante (41%) alla gestione finanziaria. Il bilancio evidenzia peraltro un calo del flusso contributivo nel 2012, sceso a 130,968 milioni di euro, rispetto ai 141,224 milioni del 2011. Questa riduzione, che riguarda sia i contributi datoriali che quelli degli iscritti, dipende anche dal restringimento della base TFR imponibile, in conseguenza del CCNL 2012: da una parte azienda e sindacati esaltano il 2^ pilastro, dall'altra firmano accordi per abbassare i contributi!
Nel corso del 2012 si è provveduto anche a cambiare il gestore del comparto garantito, visti i deludenti risultati del comparto seguito da Unipol. Nella gestione di questo comparto è subentrata, dal 1^ luglio, Fideuram Vita, con una gestione assicurativa che offre un tasso tecnico del 2,50% e commissioni di caricamento ora rinegoziate su basi di costo più accettabili (0,10% – 0,60% in caso di switch per importi superiori a 10.000 euro, 0,20%-1,20% negli altri casi).
Nel corso del 2012 il Fondo si è anche attivato nei confronti degli iscritti che vantavano un diritto di rimborso fiscale sulla tassazione dello zainetto riscattato dal 2008 in poi, fornendo assistenza agli aventi diritto e chiarimenti all'Agenzia delle Entrate, che ora ha finalmente iniziato a rimborsare.
Se questi sono gli elementi positivi del quadro, non possiamo tacere dei problemi aperti e delle criticità che permangono.
La questione più delicata è naturalmente l'annosa questione degli immobili, che sono stati acquisiti dal fondo attraverso quote di fondi chiusi, ora elencate sotto i nomi di Omega, Omicron, Tau e Q4. Come i nostri attenti lettori ricorderanno, Omega proviene dalla costituzione in fondo chiuso degli immobili Ex-Intesa, in seguito al fallito collocamento sul mercato della società Immit da parte della banca; Omicron racchiude immobili ex-Unicredit; Tau contiene immobili ex-Telecom; Q4 è stato costituito per gestire un altro disastro annunciato, l'acquisto di un immobile alla Magliana di Roma, rivelatosi estremamente problematico. La maggior parte dei problemi connessi alla gestione degli investimenti immobiliari dipende dal ruolo che per anni ha ricoperto nel mercato italiano la Fimit di Massimo Caputi, personaggio non nuovo alle cronache giudiziarie per discutibili pratiche societarie.
La nomina nei Comitati Consultivi dei fondi immobiliari di consiglieri della componente elettiva (per ora nel fondo Tau ma sembra previsto anche per Q4) è sicuramente un segnale di discontinuità nell'approccio e di trasparenza nella gestione. Sui due fondi nei quali il Fondo è invece socio minoritario (Omicron e Omega), permangono forti preoccupazioni, sia per la complessità degli asset detenuti, sia perché Caputi appare ancora come membro del comitato esecutivo della nuova sgr, IdeA Fimit nata nel 2011 dalla fusione per incorporazione di Fimit in IDeA Capital sgr (gruppo DeAgostini).
Per quanto riguarda la gestione del comparto, l'orientamento deve essere univoco: vendere senza svendere, attendere una risalita delle quotazioni di mercato per non penalizzare il patrimonio degli iscritti, cercare di recuperare il pregresso, valorizzare gli assets alle migliori condizioni. Ne va anche della parità di trattamento degli iscritti a fronte di un problema oggettivo.
Vogliamo sottolineare a questo proposito un elemento che la stessa Direzione del Fondo ha evidenziato nella relazione di Bilancio 2012: i risultati positivi dei comparti che contengono quote immobiliari sono stati ridotti dalla svalutazione del loro valore, ottenuta applicando uno sconto medio del 10,50% sul NAV disponibile al 30 giugno 2012. Questa "prudente valutazione del prezzo di realizzo" conferma i nostri ripetuti appelli alla ragione, che negli anni scorsi avevano evidenziato il rischio di inserire in bilancio valutazioni irrealistiche, in grado di gonfiare artificialmente i rendimenti immediati, ma insostenibili sul lungo periodo.
L'aggiustamento dei prezzi immobiliari, in seguito alla crisi del mercato e all'introduzione dell'IMU, sta facendo giustizia delle quotazioni ipertrofiche. Non è giusto che a pagarne il prezzo siano gli iscritti, come gli aderenti al comparto Difensivo, che hanno visto introdurre nel loro comparto una quota del 20% di investimenti immobiliari, proprio quando le valutazioni hanno cominciato a calare: non hanno goduto delle quotazioni esagerate degli anni precedenti, ma devono sobbarcarsi gli oneri dello "sgonfiamento".
Passando invece ai lavori in corso per il futuro, vanno sottolineati alcuni elementi di assoluto rilievo.
Il comparto monetario verrà chiuso, in considerazione dello scarso utilizzo da parte degli iscritti e della povertà delle prestazioni attese in questo contesto di mercato: la sua funzione verrà assunta dal comparto garantito, dove confluiranno per default le posizioni in essere, salva altra scelta da parte dell'interessato.
Il comparto etico subirà una rilevante revisione, per adottare una gestione completamente orientata al Social Responsible Investment, mantenendo un impianto bilanciato (40% azioni e 60% obbligazioni) e affidando un unico mandato ad un gestore specializzato in investimenti etici, tramite bando pubblico.
Auspichiamo anche che venga avviato al più presto quel lavoro di revisione dell'Asset Allocation strategica che stenta ad affermarsi per veti di varia natura e che invece è fondamentale per adeguare le strategie di investimento ad un mondo finanziario che cambia con velocità inarrestabile.
Il processo di avanzamento su questo terreno ha conosciuto ulteriori ritardi anche perché sul nostro Fondo Pensioni, come sugli altri del Gruppo, aleggia minaccioso il progetto aziendale di accorpare in un unico fondo tutti gli enti previdenziali esistenti, siano essi a contribuzione definita o a prestazione definita.
Ferma restando la possibilità o la necessità di procedere ad una razionalizzazione delle strutture esistenti, a partire da quelle di dimensione più ridotta, ci sembra che questo progetto sia così nebuloso e vago da non dare alcuna rassicurazione ai lavoratori e agli iscritti.
Mentre è evidente il vantaggio per l'azienda in termini di costi e di risparmi amministrativi, non è chiaro quali possano essere i vantaggi per i lavoratori iscritti ai Fondi, mentre è ben evidente la complessità di unificare prestazioni e diritti stratificatisi nel tempo per ragioni storiche ben fondate.
Il rischio di semplificare al ribasso e di fare dei pasticci, per raggiungere l'obiettivo in tempi rapidi, è ben evidente, come dimostra anche la costituzione del Fondo Sanitario Integrativo di Gruppo, che ha strascichi giudiziari ancora aperti e riserve bloccate per accertate violazioni statutarie.
Il riserbo che circonda il progetto non lascia ben sperare e non vorremmo trovarci di fronte ad un ennesimo colpo di mano. Ci impegniamo a vigilare su qualunque iniziativa che possa ledere i diritti e gli interessi previdenziali di lavoratori e iscritti.
Infine ci sembra doveroso ringraziare quei consiglieri del Fondo Pensione che, a partire da quelli eletti su nostra proposta, hanno svolto nel 2012 un grande lavoro in seno al C.d.A., a differenza di altri membri di nomina elettiva che brillano per assenteismo e non forniscono alcun contributo effettivo alla soluzione dei molti problemi aperti.
Mirella Aimar – Paola Cassino – Paolo Giacomino – Renato Strumia
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