UBI BANCA – CUI PRODEST?
La polemica tra Fisac/CGIL e il resto delle sigle sindacali trattanti (di cui l’asse portante è quello FABI-Fiba/CISL), riguardo le ricadute dell’ultimo accordo di Gruppo, è motivo di una certa produzione di volantini e e-mail ai lavoratori e ci impone di dire la nostra su alcuni argomenti, nell’auspicio che ciò possa dare ai colleghi la più corretta chiave di lettura possibile alla vicenda.
Fisac/CGIL spara a zero sull’ultimo accordo, da lei non firmato, lamentando carenza di organici, straordinari non pagati ed il continuo riversarsi sulle spalle dei lavoratori dei costi di una cattiva gestione aziendale. Il resto delle sigle trattanti si difende dichiarando che i problemi esistenti non sono imputabili a quell’accordo, che c’è la crisi, che il piano aziendale poteva essere imposto ed esorta all’unità sindacale nel trovare soluzioni concrete alle problematiche, senza cadere nella trappola della demagogia, prendendosi inoltre il merito dei risultati, secondo loro, ottenuti dalla trattativa (rinnovi automatici dei part time, l’ampio ricorso alla solidarietà, la scampata disdetta dei Contratti Integrativi Aziendali).
Vorremmo cominciare col dire che non si può ritenere l’accordo sopra citato l’unico responsabile della situazione in cui ci troviamo per ciò che riguarda pressioni commerciali, organici ridotti all’osso, ecc … e nemmeno si può gridare allo scandalo se la Banca fa quadrare i conti a scapito dei lavoratori quando per anni si sono firmati accordi del genere a livello aziendale, e fatto di peggio a livello nazionale. Se si predica bene bisogna razzolare altrettanto …
Deve essere ben chiaro che la deriva ha radici profonde ed è frutto di una stagione pluriennale che ha visto l’intero corpo sindacale dimenticarsi del proprio ruolo e ridursi a mera “burocrazia e privilegi“. Non per altro, in tutti i settori, i lavoratori e i quadri sindacali meno attenti al binomio sopraddetto e più sensibili e preoccupati alla piega presa dalle OO.SS. si sono auto organizzati in sindacati, come il nostro, cosiddetti di base.
Detto ciò, troviamo inaccettabili i continui riferimenti, da parte delle sigle firmatarie, alla crisi e al senso di responsabilità in virtù dei quali non si fa altro che scaricare il peso delle austerità e degli aggiustamenti dei bilanci aziendali sulle spalle dei lavoratori come se fossero i soli a dover/poter pagare.
Inaccettabile inoltre che passi il concetto: ringrazia che ti hanno tagliato solo un dito, è per merito nostro se ti hanno lasciato la mano … perché di dito in dito …
Inaccettabile l’affermazione che “il piano poteva essere imposto” perché è una balla colossale. Senza accordo sindacale la Banca poteva applicare la legge 223 sui licenziamenti collettivi che prevede prioritariamente l’uscita dei giovani e non dei più costosi anziani, esattamente il contrario di ciò che vuole.
Inaccettabile, oltre che offensivo dell’intelligenza altrui, l’appello delle stesse sigle a non polemizzare ed a concentrare le energie contro l’azienda che costringe a lavorare con organici ridotti e magari non paga gli straordinari, se non preventivamente autorizzati, quando sono stati proprio loro a firmare per gli esuberi da costi ed a favorirel’eventuale mancata compensazione delle prestazioni aggiuntive, ponendo limiti arbitrari predefiniti (meno 70%) proprio mentre si riducono gli organici.
La disdetta dei CIA in altri istituti è stata mezzo di ricatto, come la mancata conferma degli apprendisti, che ha piegato le OO.SS. di quelle aziende. Da noi non ce n’è stato nemmeno bisogno … tanto più che è opinione consolidata, anche in ambiente sindacale, il fatto che sia stata la natura popolare della nostra Banca e l’approssimarsi dell’Assemblea dei Soci a tenere a freno la Dirigenza.
Poi siamo al paradosso del rinnovo dei part-time. Ciò che prima era avversato dalla Banca ora è incentivato. Ma ciò ha a che fare con la volontà aziendale di tagliare i costi e non è certo annoverabile tra le vittorie sindacali. Né tantomeno lo è l’uso dello strumento “solidarietà” (un ammortizzatore sociale) per gestire allegramente il proprio tempo libero, e questo a prescindere dal successo che ha avuto tra i colleghi …
Tralasciamo la montagna di menzogne propinataci dai firmatari (TUTTI) in occasione del rinnovo dell’ultimo CCNL. Menzogne denunciate in partenza da noi e da quei rari esempi di onestà ancora presenti all’interno di quelle sigle, riuniti nel Comitato per il No al Contratto, e puntualmente confermate dalla realtà dei fatti.
Di fronte a tante e tali mistificazioni una cosa è certa: se non c’è la volontà di farlo, nulla mai cambierà. E il cambiamento può venire solo dal basso. Si è mai visto il vertice di una qualsiasi organizzazione, che trae beneficio dalla propria posizione, fare onorevole harakiri?
Noi stiamo tentando di porre in essere questo cambiamento. Ma senza una partecipazione numerosa dei lavoratori sia come iscritti che come quadri dirigenti, la nostra potrebbe rimanere una voce nel deserto.
I colleghi si facciano un esame di coscienza.
Una riflessione finale: nella storia, il sindacato, a partire dalle organizzazioni spontanee di mutuo soccorso sorte tra i lavoratori, ha LOTTATO per ottenere quello che ora diamo tanto per scontato e che, con ACCORDI pregni di responsabilità, stiamo poco a poco perdendo …
Nessuno chiede di innalzare barricate ma certamente onestà intellettuale e correttezza. Se necessaria, l’opzione del CONFRONTO, deve essere percorribile. Quell’opzione che dal sindacato “moderno e responsabile” (quello dei biglietti per Gardaland, quello dei gadget e dello sconto alle piscine, quello che fa accordi commerciali con Accenture e poi firma per esternalizzare i lavoratori in una new co. controllata dalla stessa Accenture: vedi Unicredit) non viene MAI presa in considerazione, tutto intento com’è a garantire la PACE SOCIALE ad ogni costo.
Pace che viene spontaneo domandarci: cui prodest?
Gruppo UBI Banca
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