Ogni lavoratore porta con sé un fardello nel cuore: la separazione tra il proprio sentire ideale e la realtà circostante. In ciascuno di noi convergono il desiderio di difendere il proprio mondo e l'insopprimibile ansia che ogni cambiamento porta con se. Lo sanno bene le centinaia di lavoratori di UBIS che in questi ultimi anni vengono "venduti" come fossero delle "commodities".
Ma c'è di più. Si va oltre. In noi alberga anche un desiderio di rivolta, che ci porta ad essere, ahinoi, gli ultimi veri alfieri della giustizia sociale, rabbiosi contro ogni sopruso. E questo perché vediamo in chi dovrebbe tutelare i lavoratori (i sindacati che siedono al tavolo) una limitata voglia di lottare a difesa degli interessi dei colleghi.
La realtà circostante ci mostra un angoscioso panorama; non a caso i sindacati firmatari dell'Accordo si affrettano a dichiarare alla stampa la "grande vittoria raggiunta". Per esempio il quotidiano L'Arena di Verona titolava "Ubis: i lavoratori possono rientrare in Unicredit"; ed all'interno si poteva leggere: numerose le garanzie occupazioni e contrattuali ottenute, tra cui in particolare l'iscrizione della Value Transformations Services all'Abi e la possibilità per i lavoratori ceduti di rientrare nel Gruppo Unicredit per 15 anni, in caso di future riorganizzazioni con ricadute sui posti di lavoro.
Come se l'iscrizione all'ABI fosse la panacea ad ogni male, la cura a cui guardare per la redenzione dei lavoratori. E quali garanzie reali? Dove sta scritto nell'Accordo che i lavoratori possono rientrare in UniCredit per 15 anni in caso di "riorganizzazione aziendale"? Le sole vere e piene garanzie sono per 5 anni, il tempo necessario per VT-S per posizionarsi sul mercato e risolvere i conflitti in UniCredit Business Integrated Solutions rivedendo i rapporti e gli equilibri interni, rivedendo contratti e collaborazioni e per cercare qualche nuovo cliente sul mercato.
Dopo tale termine si potrà infatti agire con la scure sulla voce di costo che da sola rappresenta il 60% dei costi totali, ovvero il costo del personale. Del resto noi l'abbiamo sempre dichiarato; queste operazioni d'esternalizzazione altro non sono che licenziamenti mascherati; demandare ad altri il difficile compito di ridurre la forza lavoro.
Paolo Fiorentino, Vice Direttore Generale di UniCredit: "il costo del personale in questo genere di aziende incide sui  costi totali per oltre il 60%, mentre la qualità delle persone costituisce un fattore critico determinante per il successo di tutte le attività".
E questa è la conferma che le NewCo sono solo strumenti per l'espulsione di massa dei lavoratori dal Gruppo. E le delocalizzazioni di lavoro in Polonia da parte della NewCo ES SSC, così come il trasferimento di alcune lavorazioni della NewCo ABAS alle MAURITIUS lo stanno a dimostrare. Ed Unicredit, con l'accordo dei sindacati confederali, non si assume alcuna responsabilità, se non qualche garanzie limitata nel tempo.
Nessuna assunzione di responsabilità da parte del Management di Unicredit che dichiara ai lavoratori che queste operazioni sono fatte per il business e non per risparmiare. Il passaggio di qualche manager nelle nuove società dovrebbe tranquillizzare i lavoratori e costituire la prova che non ci sono pericoli, come se non fosse chiaro che questi signori cadono sempre in piedi e possono facilmente ricollocarsi da altre parti quando ci saranno i problemi.
Ma se non ci sono rischi e le operazioni sono tanto valide dal punto di vista industriale perchè non c'è la volontà da parte di Unicredit di concedere il cosiddetto "collegamento societario"?
Non dobbiamo accettare nessun compromesso, nessun cedimento al delirio di chi ristruttura sulla pelle dei lavoratori. In noi ci deve essere il rifiuto totale di una simile politica sindacale.
Lavoratori, prendiamo atto di questo; è nostro dovere contrastare questo disegno con la mobilitazione e la lotta per ottenere reali garanzie occupazionali per tutte e tutti.
Siamo consapevoli che il cammino è in salita, e che nel tunnel, per ora, c'è solo buio. Ma noi lavoratori siamo l'ultima schiera di questo esercito che può fare la differenza. E dopo di noi, il nulla.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo UniCredit

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