Le cronache di questi giorni hanno dato ampio spazio al ricatto dell'azienda svedese Electrolux, che ha chiesto agli operai di dimezzarsi gli stipendi per non portare all'estero la produzione. Ma meccanismi di ricatto e scambio tra occupazione e tagli salariali si stanno riproponendo anche nel nostro settore.

Banca Monte Parma era stata portata al collasso dal suo management e "salvata" dal Gruppo Intesa Sanpaolo, ma con un accordo capestro che, per due anni, riduceva le condizioni normative e salariali dei dipendenti. Ora, in sede di verifica dell'accordo in scadenza, che prevedeva il ritorno alla "normalità" e l'integrazione di BMP nel gruppo, l'azienda si è presentata lamentando il perdurare di difficoltà reddituali e la necessità di ridurre ulteriormente il costo del lavoro o con la proroga dell'accordo penalizzante o con la dichiarazione di 50 esuberi.     La vicenda è emblematica della ferocia con cui il management bancario è pronto ad accanirsi contro poche centinaia di lavoratori (in un gruppo di decine di migliaia sono meno dell'1% della forza lavoro complessiva) continuando a mantenerle in una sorta di limbo pur di ottenere una manciata di miserabili risparmi.

Stiamo parlando di un gruppo che ha da poco ottenuto le dimissioni del Ceo Cucchiani garantendogli non solo una ricca liquidazione, ma anche la permanenza per sei mesi nella carica di Direttore Generale (con relativa lauta retribuzione) perché sei mesi erano quanto gli mancava per agganciare il diritto alla pensione: evidentemente la fine del posto fisso riguarda solo i comuni mortali!!

E' solo di pochi giorni fa un'intervista del nuovo Ceo, Messina, che garantiva che il prossimo piano industriale non avrebbe previsto esuberi. Invece l'argomento, nel caso di BMP, viene strumentalmente brandito come ricatto per ottenere i risparmi desiderati, essendo, evidentemente, del tutto inesistenti le presunte eccedenze di personale.   
Troppo spesso i grandi gruppi bancari si riempiono la bocca di parole come codice etico e responsabilità sociale d'impresa.
Se Intesa Sanpaolo resterà sulle sue posizioni avremmo l'ennesima dimostrazione che si tratta solo di chiacchiere ipocrite e che i lavoratori devono svegliarsi per tornare a lottare e difendere diritti che, un pezzo per volta,  stiamo progressivamente perdendo.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo Intesa Sanpaolo

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