Visti i recenti sviluppi nel Gruppo Carige riteniamo utile contestualizzare la crisi del Gruppo.
In altri termini, crediamo che non si possa prescindere, in un momento come l’attuale, dal fornire una lettura alternativa a quella di regime proposta nel volantone di addirittura quattro pagine redatto dalle OO.SS. del Gruppo Carige   datato 24 aprile 2014 e intitolato “GIU’ LE MANI DALLE RETRIBUZIONI DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI TRATTASI DEL LORO “DENARO FRUSCIANTE”.

In particolare, vi si afferma che sono chiarissime le responsabilità e noti i responsabili della situazione in cui oggi si trova il Gruppo Carige. Concordiamo ma da quando alle OO.SS. firmatarie è così chiara la situazione? Come è arcinoto esse hanno sempre avuto un forte legame con il territorio ligure, la città di Genova e le logiche sottostanti a livello economico e politico. Difficile credere che fossero avulsi dai soliti giochi che da decenni legavano l’ex dirigenza ai poteri forti liguri (sia dal punto di vista politico che economico) e che non  fossero a conoscenza delle scelte “a livello di politica bancaria” perseguite dal management in ossequio ai diktat della politica ligure. A mero titolo d’esempio ci riferiamo alla distribuzione dell’utile (che attraverso la Fondazione  è andata a finanziare gli amici degli amici) in presenza della mancata svalutazione di ingenti crediti (erogati per ingenti somme a noti imprenditori più o meno locali), di fatto non esigibili o il cui valore reale era sceso rispetto a quello iscritto in bilancio.

Ma allora se sapevano perché hanno taciuto? Ci pare tardivo il rigurgito di combattività che trapela dal loro comunicato. Forse si stanno rendendo conto che il sistema consociativo ereditato dalla prima Repubblica verrà sostituito da un forma di capitalismo privato, con collegamenti internazionali, in cui le OO.SS. firmatarie rimarranno spiazzate?

Per quanto concerne il Vap le OOSS nel citato volantone affermano che “Stiamo parlando in realtà di una parte certa della retribuzione, frutto di numerosi accordi e contratti, contropartita a significative rinunce su altre rivendicazioni salariali e/o normative“.
Non è vero e chi firma gli accordi ben dovrebbe saperlo.  Il Vap (Valore Aggiunto Procapite) costituisce una parte variabile della retribuzione e, come tale,  al verificarsi di determinate condizioni può anche non essere erogato.
Attenzione, non stiamo dicendo che l’azienda ha fatto bene, vogliamo invece denunciare, in coerenza con la posizione che da sempre ci contraddistingue, che le OO.SS. hanno consapevolmente sottoscritto accordi a livello nazionale e integrativo in cui hanno accettato la fortissima perdita di potere d’acquisto dei salari a fronte della costituzione di una retribuzione variabile e non certa che, comunque, non ha mai coperto per intero la perdita d’acquisto.

Se in passato, in gran parte del settore bancario, vi era stati  tentativi di rendere stabile l’erogazione del Vap, nell’ultimo CCNL si è addirittura ipotizzato di contrattarlo insieme al sistema incentivante.
A poco serve, ora, indignarsi e stupirsi e ancor meno appellarsi a   impegni verbali presi dalla dirigenza.
Le parole contano zero, mentre qualcosa di scritto c’è; ci riferiamo all’accordo di cessione delle filiali acquisite nel 2008 da Intesa Sanpaolo, che così recita: “fino all’anno 2015, qualora negli anni di rispettiva competenza il premio aziendale venisse aziendalmente erogato in misura inferiore a quella utilizzata nel raffronto di cui al presente articolo (si fa riferimento al 2008, anno di cessione, dove era stato concordato che per 10/12 venisse pagato ai ceduti il Vap di Carige n.d.r.), ovvero non venisse erogato, le Parti si incontreranno per definire le modalità di mantenimento del livello retributivo di cui sopra”. Anche in questo caso, il peggiore accordo tra tutti quelli conclusi in occasione delle cessioni, prevedeva la contropartita sul Vap.

Che succederà ora? I sindacati firmatari chiederanno il rispetto degli accordi firmati? E magari chiederanno che anche i lavoratori non “coperti” dall’accordo ricevano il Vap? Da una semplice lettura dei quotidiani emerge chiaramente  come vi siano responsabilità dei vertici aziendali per la situazione in cui oggi si trova il gruppo Carige. Sarebbe troppo chiedere che gli accordi vengano rispettati e che a pagare debba essere chi ha sbagliato, magari tagliando sui bonus dei manager e sulle consulenze?

E’ tempo di chiudere con politiche mostratesi fallimentari.
La  PERDITA dei SALARI nel periodo 1980-2008 è stata pari all’ 8% del PIL (in euro del 2008 rappresentavano un trasferimento di 120 miliardi dai salari ai profitti ed alle rendite. Dati BRI-Banca dei regolamenti internazionali).
La stessa Confindustria nell’audizione del 14 aprile 2014 in Parlamento afferma che “Il bilancio per l’intero Paese, per quanto noto, non è meno drammatico. Tra il 2007 e il 2013 il PIL italiano è sceso di oltre il 9% ed è tornato ai livelli del 2000. Il reddito per abitante è crollato del 10,9% ed è ora vicino ai valori del 1996. La tenuta del tessuto sociale è messa a dura prova dalle ricadute occupazionali. Le persone occupate sono diminuite di oltre 1,2 milioni, concentrate nelle fasce di età più giovani: -1,8 milioni tra i 15-44enni. I disoccupati sono raddoppiati e superano i 3,3 milioni, cui vanno sommate le persone in Cassa integrazione. La popolazione povera e deprivata supera i 5,3 milioni“.

Vi ricordate la manfrina che le OOSS firmatarie propinano ai lavoratori ogni qualvolta sottoscrivano accordi che riducono i diritti dei lavoratori e il potere d’acquisto dei salari? Sono decenni che affermano di farlo per il nostro interesse, perché in questo modo aumenta l’occupazione, la competitività delle aziende italiane e pertanto se ci resteranno delle briciole qualcosa sarà riconosciuto anche ai lavoratori sotto forma di salario variabile (vedi VAP).

C’è un solo modo per invertire questa tendenza in atto da alcuni decenni, i lavoratori devono riorganizzarsi attorno ad organizzazioni sindacali che si pongano nei confronti dei vertici aziendali come vera controparte senza accettare la logica del “cedo sui diritti fondamentali”a favore di “promesse mai mantenute sui livelli occupazionali e di reddito”.
Chiamaci e parliamone.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Credito e Assicurazioni

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