Il 1984 è l’anno del big strike, il grande sciopero dei minatori in Gran Bretagna, di cui ricorre il trentennale. Il governo Thatcher scelse di privatizzare il settore dell’energia e nel contempo di scardinare il potente movimento sindacale britannico, colpendo la categoria più forte…i minatori.

Per un intero anno, dal 6 marzo 1984 al 5 marzo 1985, migliaia di minatori gallesi e inglesi scioperarono per la difesa dei loro posti di lavoro, per impedire la chiusura delle miniere e per evitare lo stravolgimento della vita d’intere comunità, storicamente basate sull’attività mineraria.Fu uno scontro durissimo tra il governo del primo ministro Margaret Thatcher insieme alla National Coal Board (l’ente di controllo dell’industria carbonifera) da una parte e dall’altra la NUM-National Union of Mineworkers (il sindacato dei minatori britannici). Intere comunità, migliaia di famiglie arrivarono a soffrire letteralmente di fame e di freddo in seguito alla durezza e alla lunghezza dello sciopero, ma la maggioranza di loro tenne duro, tra pestaggi della polizia e continui arresti.

Lo sciopero coinvolse fino a 170.000 minatori, che furono appoggiati da gente di tutto il mondo (chi vi scrive, in quell’anno impiegato in Mondadori, inviò due mensilità in sostegno alla lotta). Il governo dispiegò ingenti forze di polizia intorno alle miniere di carbone, e numerosi furono gli scontri violenti.
Dopo oltre 51 settimane di lotta, durante le quali tra i lavoratori si registrarono due morti, 710 licenziamenti e 10.000 procedimenti giudiziari, un congresso straordinario del NUM votò a stretta maggioranza (98 a 91) la ripresa del lavoro. Il sindacato uscì indebolito dallo scontro, mentre Margaret Thatcher poté consolidare il proprio programma neoliberista. Il 90% delle miniere cessò di funzionare, negli anni successivi, le prime a chiudere (con pochi indennizzi economici) furono le miniere di Birmingham che, paradossalmente, ma non troppo, non ebbero quasi nessun ruolo nelle proteste e negli scioperi. Le ultime a chiudere (con indennizzi molto più elevati per i minatori) furono quelle gallesi, i cui minatori furono protagonisti in tutte le principali lotte e manifestazioni.
Una lettura asettica dei dati e dei fatti può far pensare ad una brutale sconfitta dei minatori e ad una vittoria del governo inglese dell’epoca, però è giusto ricordare che proprio coloro che lottarono di più ottennero condizioni economiche migliori. Nel 1995 la miniera di Tower Colliery nel Galles, riaprì l’attività, acquistata e gestita in cooperativa dagli stessi minatori e tuttora in funzione (una delle poche in Gran Bretagna) con una produzione di carbone di alta qualità e in condizioni di sicurezza mai viste in precedenza, al top nel settore minerario.
Di seguito la cronologia dei fatti principali di quell’anno di lotte:
  • 6 marzo 1984: i minatori dello Yorkshire scendono in sciopero, seguiti da quelli di Durham e del Kent (9 Marzo);
  • 15 marzo: David Jones (24 anni) viene ucciso durante gli scontri al picchetto della miniera di Ollerton Colliery, nello Yorkshire.
  • 8 maggio: gli scontri con la polizia alle acciaierie Raivenscraig (con i metalmeccanici scesi anche loro in sciopero) si concludono con tre feriti e 65 arresti.
  • 12 maggio: manifestazione organizzata da Women Against Pit Closures di Barnsley, aumentano le iniziative di solidarietà con e per le famiglie dei minatori in lotta.
  • 16 maggio: Anne Scargill, moglie del segretario nazionale della NUM, viene arrestata davanti alla miniera di Silverhill.
  • 29/30 maggio: al picchetto davanti alla miniera di Orgreave partecipano cinquemila persone- 82 sono gli arrestati tra cui il leader dei minatori Arthur Scargill, 62 manifestanti feriti.
  • 7 giugno: 12.000 persone manifestano davanti a Westminster a Londra, dove il parlamento sta discutendo lo sciopero. Cento manifestanti arrestati.
  • 15 giugno: il minatore Joe Green viene ucciso da un camion durante il presidio alla centrale a carbone di Ferrybridge.
  • 18 giugno: 3.000 poliziotti attaccano 10.000 minatori, sono gli scontri più duri dello sciopero, 93 persone arrestate , Arthur Scargill rimane ferito.
  • Luglio: il ministro degli interni William Whitelaw autorizza l’applicazione della legge criminale contro i minatori in lotta.
  • 31 Luglio: il ministro del tesoro Nigel Lawson annuncia che lo sciopero è già costato oltre 350 milioni di sterline.
  • 22 Agosto: la Trade Union Congress (l’organismo che raccoglie 71 organizzazioni sindacali britanniche con 7 milioni di iscritti complessivi) comincia a discutere dello sciopero, alcuni minatori riprendono il lavoro.
  • 23 Agosto: secondo sciopero dei lavoratori portuali, durerà tre settimane consecutive.
  • 5 ottobre: sale la disoccupazione in Gran Bretagna al 13,6%, il costo dello sciopero è stimato a 600 milioni di sterline.
  • 25 ottobre: i soldi del sindacato dei minatori (la NUM) vengono confiscati per ordine del tribunale, il pretesto è una multa non pagata (perché contestata) di 200 mila sterline.
  • 30 ottobre: dopo il tentativo della National Coal Board di comprare i minatori con dei bonus “natalizi”, la NUM lancia l’appello di Natale, da tutto il mondo arrivano, oltre agli aiuti economici, giocattoli e regali per i figli dei minatori in lotta.
  • 12 novembre: circa 1.900 minatori rientrano al lavoro.
  • Gennaio 1985: lentamente molti minatori rientrano al lavoro; da marzo 1984 sono stati licenziati 620 minatori e soltanto 38 sono stati reintegrati.
  • 26 febbraio 1985: i distretti di South Wales e Durham si esprimono per la cessazione dello sciopero. Secondo i dati statali il 55% dei minatori è rientrato in servizio.
  • 3 marzo 1985: la NCB annuncia la fine dello sciopero.
  • 5 marzo 1985 molti minatori ritornano marciando nelle miniere accompagnati da mogli e figli.
La memoria storica è importante, se vogliamo essere capaci di scegliere, di decidere del nostro presente e del nostro futuro dobbiamo conoscere anche il nostro passato! Se esiste il concetto di sindacato lo dobbiamo ai minatori gallesi che, nei primi anni del ‘800, fondarono, lottando e in molti casi morendo, le prime associazioni sindacali…non dobbiamo dimenticarlo mai! Marco Villani – Coordinamento SALLCA CUB BNL

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