Siamo ormai abituati a vedere ogni autunno rivolgimenti (o stravolgimenti) nell’organizzazione del lavoro. Ogni cambiamento viene presentato come una “rivoluzione culturale” che ci renderà nuovi e migliori: verrebbe da domandarsi a questo punto a cosa siano serviti i cambiamenti dell’anno prima, e la sensazione è che chi li gestisce o concepisce non abbia le idee troppo chiare o vada per tentativi. Ma tant’è, non bisogna disturbare il manovratore.

Quest’anno, tralasciando la consueta “rivoluzione copernicana” che si traduce nel solito disagio e confusione nei lavoratori e nella clientela, oltre che in ulteriori danni alla qualità del servizio su cui torneremo a breve, la novità è l’istituzionalizzazione di una tradizione che, dalle scuole elementari in avanti, accompagna ogni organizzazione sull’italico suolo, ovvero la “pizza di gruppo”.      Momento conviviale in cui si rinsaldano (presumibilmente) i legami fra le persone, la pizza è un cibo semplice, genuino e tradizionale su cui tutti possono essere d’accordo, e come ricorda la canzone citata nel titolo, c’è chi la preferisce a cose ben più lussuose. Di qui probabilmente la necessità di organizzarla scientificamente a livello di distretto con cura e precisione degne di una manovra militare (e sconosciute in qualsiasi altra cosa si faccia da noi). Evidentemente questa pizza era importante, come erano importanti le riunioni fuori orario che dovevano precederla e per le quali i Direttori di Distretto hanno dovuto registrare accuratamente le presenze. E poichè pare ci siano stati i soliti “fraintendimenti” dei malpensanti sulle riunioni o perfino sulla pizza ci sembra opportuno chiarire alcuni punti:

  • gli incontri fuori dall’orario di lavoro e non riconducibili al lavoro stesso (la pizza) sono da considerarsi sempre e comunque facoltativi e a discrezione dei lavoratori
  • gli incontri fuori dall’orario di lavoro, ma riconducibili a esigenze di lavoro (riunioni di qualsiasi tipo comprese), sono lavoro straordinario a tutti gli effetti
  • il lavoro straordinario può essere richiesto dal datore di lavoro nella persona di un preposto, ma la richiesta può essere rispedita al mittente se non formalizzata in modo scritto.Non è automaticamente e immediatamente scontato che il dipendente debba aderire alla richiesta, soprattutto se non ha ricevuto un adeguato preavviso e se la richiesta è fatta in modo informale.
  • se il lavoratore fornisce la prestazione straordinaria, DEVE farla risultare nei modi previsti e ricevere il relativo compenso.

Continuiamo a ricevere segnalazioni riguardanti persone che a vario titolo e in varie occasioni fanno straordinario gratuito e/o non segnalato. Questo è un comportamento molto grave, che non danneggia solo chi lo pratica in quanto sostiene e giustifica un sistema iniquo, in cui l’onere di inefficienze, riorganizzazioni e mancanza di personale ricade sui lavoratori e viene anche passato sotto silenzio (non si fanno straordinari, quindi tutto funziona bene, anzi magari si può ridurre ancora un po’ il personale).

Ciò a maggior ragione vale nel caso di iniziative come le riunioni suddette per le quali in passato venivano chiuse le Agenzie, e che ora invece vengono spostate fuori orario o direttamente a tavola.
E’ poi appena il caso di ricordare che lo straordinario non retribuito costituisce evasione fiscale e contributiva, giusto perchè le tasse NOI le paghiamo tutte…
C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo UniCredit

questo post è stato letto5936volte