newlokIl governo Renzi prosegue le politiche devastanti dei governi precedenti, applicando al nostro paese le ricette consigliate dalla BCE e dalla Commissione Europea. Sia la legge di stabilità che le misure sul mercato del lavoro ribadiscono la continuità con le scelte precedenti: attacco ai diritti per i lavoratori già occupati, precarietà e disoccupazione per quelli senza lavoro.
Dall’inizio della crisi sono stati persi 2 milioni di posti di lavoro, la produzione industriale è scesa del 25% ed il prodotto interno lordo del 10%, la disoccupazione giovanile sfiora il 45% ed aumenta il tasso di povertà. Chiediamo una svolta immediata nelle scelte strategiche di politica economica: bisogna ricostruire un apparato produttivo sostenibile, ricreare milioni di posti di lavoro stabili, riattivare una domanda adeguata. Bisogna riattivare una crescita sana, con più produzione e meno finanza.
Non sarà il Jobs Act a realizzare questo cambiamento: da lì può venire soltanto un colpo ulteriore alla tenuta occupazionale, sia quantitativa che qualitativa. Abolire l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori permetterebbe alle aziende di licenziare di più ad personam, modificare l’art. 4 sui controlli a distanza consentirebbe al datore di lavoro un controllo più forte sulla prestazione lavorativa, ritoccare l’art. 13 sui demansionamenti significherebbe accettare l’arretramento delle condizioni lavorative e professionali.
Quest’ultima misura sembra stare particolarmente a cuore all’ABI: le spianerebbe la strada per svuotare l’attuale normativa degli inquadramenti nel settore bancario, sostituendola con una struttura piatta, con paghe di posto (revocabili) ed incentivi legati ai risultati. Nella trattativa sul CCNL si è già costituita una commissione che lavori su questo.
Anche sul capitolo assunzioni, il Jobs Act promette bene: il contratto a tutele crescenti, l’azzeramento dei contributi nei primi tre anni, la prospettiva di un periodo di prova dilatato per anni, consentirebbe alle banche una forte riduzione dei costi, anche rispetto all’attuale apprendistato. Si parla di un ulteriore abbattimento del salario d’ingresso rispetto alle tabelle retributive. Un paradiso per i tagliatori di costi.
Nel settore assicurativo la tornata contrattuale si preannuncia ugualmente pesante. Nel settore esattoriale vige ancora il blocco dei contratti imperante per tutto il settore pubblico.
Occorre fermare questa deriva deleteria per i diritti del lavoro e per la democrazia.
Anche nei nostri settori è necessario dare una risposta forte ai progetti aziendali e governativi. Per questo la CUB-SALLCA sostiene lo sciopero generale e invita tutti i lavoratori e lavoratrici dei nostri settori a scioperare.
Lo sciopero del sindacalismo di base è stato regolarmente indetto, come sempre, nel rispetto delle normative di legge, anche per i nostri settori, per l’intera giornata di VENERDI’ 14 NOVEMBRE con manifestazioni nelle principali città.

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Credito e Assicurazioni

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