sorvegliareIl 25 febbraio scorso sono riprese le trattative per il contratto del credito. Subito dopo l’inizio, si è rischiato di rompere di nuovo, in particolare sul tema dell’adeguamento economico. L’ABI ha infatti sostenuto di voler conteggiare il costo degli scatti di anzianità nella dinamica economica complessiva, offrendo di fatto un aumento pari a circa 26 euro al mese medi a regime (lo 0,35% in più entro il 30 giugno 2017).

La richiesta dei sindacati trattanti, che inizialmente era di 175 euro lordi al mese, era già nel frattempo scesa a circa 120 euro lordi al mese, ma la distanza tra le parti rimane evidentemente notevole. Tuttavia è stato calendarizzato un ciclo di incontri dedicati ad entrare nel merito della trattativa.

Dopo gli scioperi del 31.10.2013 e del 30.01.2015 (riusciti) e relative manifestazioni (partecipate), la trattativa sembra finalmente ad un punto di svolta. Deve quindi alzarsi il livello di attenzione della categoria, perché entriamo nella fase più delicata. C’è il rischio concreto di trovarci con un contratto rinnovato attraverso una trattativa frettolosa, sotto la scadenza incombente della disapplicazione a partire dal 1^ aprile. A tal proposito va segnalato che, prima della ripresa delle trattative, il segretario della Fabi, Sileoni, aveva dichiarato: “non ci spaventa né la possibilità di andare dal Governo né il ricatto della disapplicazione del contratto nazionale, che renderebbe il settore una jungla”. Peccato non l’abbia detto in occasione dell’ultimo rinnovo!

Nell’incontro del 25 febbraio sono già stati toccati alcuni punti delicati, che sarà bene  soppesare  adeguatamente.  Le  parti  sembrano  trovare  punti  di convergenza sul tema del mercato del lavoro, dopo l’approvazione definitiva del Jobs-Act. In particolare i sindacati trattanti hanno posto il tema del salario d’ingresso per i neo-assunti, che attualmente hanno un abbattimento del 18% del trattamento economico. La richiesta sindacale è quella di scendere all’8%. L’ABI si è detta disponibile a rivedere la percentuale di sconto al 10-12%.

Per valutare appieno la “disponibilità” dell’ABI, va tenuto presente che il personale assunto nel 2015 godrà per 3 anni di una totale decontribuzione… In questo senso è inquietante un altro elemento: il Jobs-Act recentemente approvato, nella sua versione definitiva, consente ai datori di lavoro di applicare il contratto a tutele crescenti non solo ai neo-assunti, ma anche al personale a tempo determinato o in apprendistato, che viene confermato a tempo indeterminato.

Sotto questo aspetto, quindi, l’ABI riceverebbe dal governo Renzi un incredibile assist, nel vedere applicabile già agli attuali apprendisti un contratto di lavoro ulteriormente vantaggioso, sia in termini di flessibilità e soggezione che i lavoratori così confermati sarebbero costretti a subire, sia in termini di esiguità dell’importo da indennizzare in caso di licenziamento “economico” o “disciplinare”.

Per quanto riguarda gli altri aspetti del FONDO per l’OCCUPAZIONE c’è disponibilità dell’ABI a vedere confermati gli attuali contributi (a carico prevalentemente dei lavoratori), compreso il 4% a carico del Top Management. Il FOC verrebbe utilizzato anche per gestire eccedenze di lavoratori privi dei requisiti per accedere al Fondo Esodi e per favorire la riqualificazione professionale del personale in esubero. Le nuove norme sul mercato del lavoro verrebbero discusse nell’ambito della tematica Area Contrattuale.

Gli incontri sono proseguiti in data 5 marzo sul tema degli inquadramenti. L’ABI ha presentato una proposta definita dalle OO.SS. “irricevibile”, tesa ad un semplice e massiccio risparmio di costi e alla riduzione del numero dei livelli. Le distanze sembrano aumentare, anziché ridursi, e le organizzazioni sindacali trattanti fanno dichiarazioni poco chiare circa una presunta lotta di potere interna all’ABI, mentre la proposta della controparte è cristallina nella sua cinica determinazione di appiattire i livelli, ridurre i costi, cancellare i diritti. Ed allargare così gli spazi per interventi discrezionali.

 

 

Gli incontri proseguiranno il  10 marzo (area contrattuale) e il 13 marzo (parte economica).  Seguiranno  i  direttivi  sindacali  e  se  le  posizioni  delle  parti dovessero convergere (evento al momento improbabile), si svolgerebbe il 23-24 marzo una sessione conclusiva che potrebbe portare alla sigla di un’intesa.

E’ quanto mai importante tenere le antenne dritte, perché se da questa lunga e sfiancante maratona contrattuale dovesse profilarsi un accordo abborracciato, non potrebbe che prevedere ampi demandi alla contrattazione aziendale ed al lavoro delle commissioni, dove è possibile con più facilità eludere il controllo dal basso su quanto viene deciso.

Vogliamo invece trasparenza, informazione, coinvolgimento dei colleghi su ogni singolo aspetto della trattativa contrattuale ed una discussione assembleare approfondita  e documentata, prima di qualunque ipotesi di conclusione di un accordo.

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