UNICREDIT: PARLA L’AMMINISTRATORE DELEGATO
Qualche giorno fa sul portale aziendale del Gruppo Unicredit è comparso questo messaggio del nostro CEO, Federico Ghizzoni:
Negli ultimi 3-4 mesi ho intravisto una maggiore dinamicità e ritengo che ci siano le condizioni per una svolta. È un periodo in cui sto tornando a divertirmi, perché a me piace fare banca sul campo; non mi sento banchiere ma bancario e oggi percepisco un’aria frizzantina, sento che qualcosa si muove e ne sono davvero contento. Voi che siete sul campo che sensazioni avete?
E’ un comunicato imbarazzante, che non meriterebbe neppure di essere commentato, ma lo confessiamo: voltare la testa dall’altra parte non è nella nostra indole.
Siamo contenti di avere notizia che Lei, Dr. Ghizzoni, riesce ancora a divertirsi. Noi che bancari lo siamo per davvero e non per vezzo, noi che lavoriamo tutti i giorni allo sportello o in qualche centro
direzionale, non riusciamo più a divertirci. Ci ha fatto venire a noia questo lavoro. Anzi, di più: siamo solo stressati.
Stressati dai ritmi forsennati di lavoro in agenzia dove l’organico non basta mai.
Stressati dai budget sempre più ambiziosi ed irraggiungibili.
Stressati dalla certezza che ormai noi bancari siamo solo delle “commodities” delle quali si può fare a meno (e le continue esternalizzazioni stanno li a dimostrarlo). Lavoratori che possono sopravvivere senza un contratto e quindi senza diritti.
Siamo preoccupati perché ogni giorno dobbiamo lavorare con consulenti esterni che si appropriano della nostra professionalità lasciando a noi solo i lavori marginali e meno qualificanti.
Stressati perché viviamo con l’incubo di una lettera di richiamo per non aver rispettato una postilla
di una non ben identificata circolare che avremmo dovuto leggere – magari in inglese – tra un’operazione e l’altra, tra un cliente e l’altro.
Cosa c’è di divertente in tutto ciò? Nulla.
Per cui Mr. Ghizzoni si risparmi queste melense frasi, qui non siamo allo show ‘boss in incognito’!
Questa è la vita vera!
A noi, però, sorge spontanea una domanda: ma lei Dr. Ghizzoni non pensa che quello del banchiere sia un lavoro degno di rispetto? Perché ha così bisogno di definirsi bancario, quando bancario non è? Non a caso si vocifera che Unicredit (da Lei guidato) sia pronto ad uscire dall’ABI per seguire l’esempio di Fiat ed Unipol nella politica di deregulation per ottenere massimi profitti a scapito di tutto e tutti.
O forse, visto i suoi trascorsi da bancario, si sente inadeguato in questo ruolo?
Per un’economia come quella italiana, che è “bancocentrica”, avere dei banchieri che sanno fare il loro mestiere è fondamentale, non solo per la Banca, ma soprattutto per il sistema Paese.
Purtroppo ben comprendiamo le sue contrarietà visto che la categoria alla quale Lei appartiene, in questi ultimi decenni, non ha certo brillato per lungimiranza e capacità. Troppi scandali, troppe inchieste, troppi miliardi di euro buttati e troppi sacrifici chiesti sempre ai soliti noti (lavoratori in primis).
Napoleone Bonaparte diceva che “il denaro non ha madrepatria e i finanzieri non hanno né patriottismo né decenza; il loro unico obiettivo è il profitto.”
Bene, ci dimostri con il suo lavoro che Lei è un banchiere vero, un banchiere in grado di sfatare queste affermazioni e che sappia fare il bene della sua Azienda (e quindi anche quello dei suoi lavoratori) e del suo Paese.
Per cui se dichiara 1.500 assunzioni, che queste avvengano in Italia e non nell’Est Europa. Non autorizzi il dumping sociale, come sta facendo UBIS!
E soprattutto vigili sulle esternalizzazioni perché in Unicredit non si faccia il gioco delle “tre carte”, tipico gioco che ancora oggi si pratica nei vicoli di Napoli che, come si sa, più che un gioco d’azzardo è una vera e propria truffa. Ma ci dimostri, prima di tutto, che Lei è un banchiere!
C.U.B. – S.A.L.L.C.A. Gruppo Unicredit
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