pensioniscrab L’ULTIMA VOLTA PRIMA DEL FONDO UNICO?

QUELLO CHE SEGUE E’ IL NOSTRO BILANCIO SULL’ATTIVITA’ E SULLE TRASFORMAZIONI DEL FONDO NELLO SCORSO TRIENNIO.

CERTAMENTE I NOSTRI ELETTI NON HANNO FATTO TUTTO DA SOLI, CI MANCHEREBBE. MA IL NOSTRO APPORTO E’ STATO DETERMINANTE.

 QUELLO CHE MANCA, CHE RIMANE DA COMPLETARE, PER IL QUALE BISOGNERA’ IMPEGNARSI E’ IL NOSTRO PROGRAMMA DI LAVORO PER IL PROSSIMO MANDATO.

QUESTO NON E’ UN VOLANTINO ELETTORALE COME GLI ALTRI. DICE COSE TRASPARENTI, CRITICHE E INDIPENDENTI. E’ QUESTO IL NOSTRO COMPITO. INDIETRO NON SI TORNA.


 

Non c’è dubbio: i rendimenti ottenuti dagli iscritti al Fondo Pensione nell’ultimo triennio sono stati sicuramente positivi, nonostante i mercati finanziari abbiano attraversato un periodo di elevata volatilità ed incertezza. Ovviamente è questo l’elemento centrale che va valutato, ma occorre anche tenere conto delle modalità con le quali si sono conseguiti tali risultati. Che finora sia andata bene, potrebbe essere una questione di mera fortuna, oppure il risultato di una logica di gestione attenta ed efficiente. Se non è certo che la buona sorte si ripeta, l’aleatorietà dei risultati può essere almeno limitata se si introducono meccanismi gestionali efficaci e logiche di scelta razionali ed indipendenti.

Di sicuro durante questo mandato sono state affrontate molte questioni che hanno decisamente migliorato le tecniche di gestione del Fondo.

Nell’ultimo anno, ad esempio, è stata realizzata la separazione tra la figura del consulente finanziario e quella di chi si occupa di monitoraggio: ora ci si avvale di due diverse società, scelte sulla base di un procedimento lungo e complesso. Tale sistema consente e consentirà al Fondo di essere maggiormente flessibile e, se il meccanismo verrà correttamente gestito, di cambiare uno o l’altro consulente, senza che vi siano rischi di discontinuità nella gestione.

Attualmente si sta cercando di concludere, entro la fine del presente mandato, il progetto di revisione della Sicav Lussemburghese per renderla maggiormente trasparente, per semplificare la struttura e nel contempo aumentare l’indipendenza dei controlli.

Anche la gestione del comparto immobiliare ha subito un forte cambiamento (ricorderete le incaute operazioni fatte con il discutibile immobiliarista Caputi sulle quali siamo spesso intervenuti).  La componente elettiva ha acquisito un ruolo meno marginale di prima ed ora su  alcuni  investimenti,  rivelatisi  sin  qui  problematici,  si  può  guardare  al  futuro  con  meno pessimismo, pur in un contesto di mercato oggettivamente assai difficile ed al momento, nonostante qualche timida ripresa, sempre più differenziato.

In particolare, la nomina di rappresentanti dei lavoratori nei comitati di gestione delle sgr immobiliari che detengono il patrimonio investito consente di impostare diversamente il rapporto con i rappresentanti delle sgr stesse: l’immobile della Magliana (Quorum sgr) e il pacchetto di immobili ex-Telecom (Fondo Tau di Fimit sgr) sembrano ora avviarsi verso una fase di consolidamento (dopo le alterne vicende passate) ed anche sul fondo che contiene gli immobili ex-Sanpaolo (Fondo Omega, sempre di Fimit sgr) il maggior coinvolgimento della componente elettiva del CdA potrebbe portare nuove idee e nuovi risultati.

Sempre in tema di investimenti immobiliari va segnalato che gli oneri di gestione di alcuni fondi sono stati convenientemente ricontrattualizzati. Nonostante le (dovute) prudenti valutazioni di bilancio, il risultato complessivo della gestione immobiliare si sta assestando su valori accettabili (+3% medio nell’arco del triennio), considerando l’andamento del settore.

Tra le novità di fine mandato è importante segnalare l’impegno preso dall’Azienda di potenziare in termini quantitativi e qualitativi le strutture del Fondo, iniziativa da tempo da noi sostenuta e che finalmente dovrebbe trovare soluzione entro la fine dell’anno. In particolare, dotare la funzione Finanza di risorse dedicate (e non da condividere con altri fondi del gruppo) in possesso di competenze specifiche, ci pare più un investimento che un costo.

Infine ricordiamo che il comparto etico è stato oggetto di ristrutturazione ed è ora affidato con mandato specifico ad un operatore specializzato. Siamo sempre stati convinti della necessità di dover fornire questa opzione agli iscritti, anche a prescindere dai peraltro ottimi risultati ottenuti negli ultimi anni (9,38% nel 2012, 8,69% nel 2013 e 10,436% nel 2014). La vox populi secondo cui gli investimenti etici garantiscono rendimenti inferiori è quindi tutta da dimostrare, visto che i rendimenti  sono  in  linea,  quando  non  superiori,  a  quelli  del  comparto  Equilibrato  (che rappresenta il profilo comparabile in termini di rischio). Purtroppo la gara con la quale si è assegnato a Eurizon Capital la gestione del comparto è stata condotta con troppa enfasi sul costo commissionale, piuttosto che sugli aspetti metodologici di scelta dell’universo investibile: ciò nonostante ora il comparto Etico rappresenta sicuramente una scelta concreta a disposizione di coloro che sono più sensibili ai temi della sostenibilità.

Le importanti innovazioni dell’ultimo triennio non sono ovviamente risolutive come dimostrano alcune vicende del Fondo, a partire dal mancato rinnovo di un nostro rappresentante nel fondo Omicron (immobili ex-Unicredit di Fimit sgr). Durante il prossimo mandato ci sarà da verificare l’operato del service amministrativo e sarà anche necessario rivedere il contratto con la banca depositaria alla luce del nuovo assetto della Sicav. Il comparto etico potrebbe inoltre essere nuovamente migliorato nell’ottica di sviluppare l’approccio SRI (Socially Responsible Investment) per sfruttare nuove metodologie di analisi dell’universo investibile.

Sempre con l’obiettivo di migliorare la governance del Fondo, sarà necessario intervenire per aumentare il grado di autonomia delle strutture interne, che ancora adesso sfuggono al controllo del CdA e restano spesso appannaggio “di chi paga”.

Ad  esempio,  le  modalità  che  hanno  condotto  alla  nomina  di  un  nuovo  responsabile  della funzione  Finanza,  prima,  e  successivamente  del  nuovo  Direttore  del  Fondo,  hanno  fatto emergere chiaramente che il ruolo dei consiglieri è stato di mera ratifica di scelte prese altrove (e con criteri ignoti). La figura del Direttore è per sua natura particolarmente importante perché ha un ruolo da garante. Il processo di scelta avrebbe dovuto coinvolgere l’intero CdA, anzitutto per individuare il profilo professionale necessario a svolgere tale ruolo, per poi valutarne la corrispondenza con i candidati. Niente di tutto ciò: l’Azienda ha presentato un nome unico alla “prendere o lasciare” senza dare alcuna indicazione dei criteri di scelta adottati.

Ci sembra più che evidente come un tale modo di procedere precluda ai consiglieri di amministrazione, perlomeno quelli elettivi, di svolgere pienamente il proprio ruolo e, soprattutto, un tale meccanismo non consenta di ritenere la figura pienamente super partes, nonostante si voglia comunque sostenerne l’indipendenza dalla componente aziendale del Fondo …

Lo Statuto (sigh!) prevede espressamente che la nomina avvenga su proposta aziendale, ma è ovviamente una forzatura considerarla una delega tout court all’Azienda. Che alcuni costi strutturali siano a suo carico non può diventare un alibi per limitare il ruolo del CdA, che non può essere svilito, soprattutto quando si devono scegliere figure centrali per la vita del Fondo. Ricordiamo in merito che i costi complessivamente sostenuti dall’Azienda sono pari a circa

1.200.000 euro (poco più dello 0,05% delle masse gestite). Tale contributo non può però essere motivo di un’eccessiva ingerenza nella gestione del Fondo, che dovrebbe essere totalmente  indipendente  al  fine  di  evitare  ogni  possibile,  ed  anche  solo  potenziale, conflitto di interessi.

La sfida più grande che attende il Fondo nel prossimo triennio è però il processo di unificazione dei fondi pensioni del gruppo.

L’iniziativa, fortemente voluta dall’Azienda, sembra poter avere un’accelerazione dopo la firma del contratto. E’ un obiettivo sfidante, anche perché le politiche di investimento dei due principali fondi attualmente esistenti sono fortemente divergenti.

Come  al  solito  i  sindacati  firma-tutto  si  arrogano  (per  l’ennesima  volta)  il  diritto  di decidere da soli e dall’alto, senza alcuna consultazione dei colleghi e degli iscritti in generale.

Il  processo,  infatti,  prevede  che  siano  solo  le  “fonti  istitutive”  ad  occuparsi  della creazione del nuovo fondo e, dopo i disastri del Circolo Ricreativo unificato e, soprattutto, del Fondo Sanitario Unico (quando lo scioglimento irregolare della Cassa ex Intesa ha determinato cause legali che hanno portato al “congelamento” delle riserve) è più che lecito essere seriamente preoccupati.

E’ bene ricordare che quando si parla di “fonti istitutive” si intende che le contrattazioni saranno appannaggio dei Vertici dei soli sindacati “firmatari”, sempre più autoreferenziali anche nei confronti dei rappresentanti delle loro stesse sigle eletti dai colleghi.

Chi tratta e deciderà lo Statuto del nuovo Fondo sono individui che spesso non si sono mai (o solo superficialmente) occupati di previdenza: è abbastanza prevedibile quindi che le scelte saranno principalmente guidate da logiche di potere e dalla onnipresente “ricerca di equilibri” tra le sigle sindacali (od al loro interno) e l’azienda.

Conoscendo la nota propensione di questa Banca ad ottenere risparmi anche a costo di inefficienze, sarà particolarmente importante che i consiglieri di amministrazione siano almeno coinvolti nei tavoli tecnici del processo di unificazione. In questo senso l’elezione di rappresentanti del Sallca è di fondamentale importanza per evitare che si ripetano i marchiani errori compiuti con l’unificazione dei fondi sanitari e per svolgere quel ruolo di presidio che solo una presenza realmente indipendente da logiche sindacalesi o aziendaliste può garantire.

Indietro non si torna! Rifiutati di votare, in blocco, liste preconfezionate di candidati il cui scopo è quello di monopolizzare la rappresentanza, escludendo ogni possibile voce critica, in particolare nel Consiglio di Amministrazione.

Se condividi i contenuti del nostro volantino ed il nostro programma di lavoro, se hai apprezzato le nostre “storiche” battaglie per una gestione del Fondo più trasparente ed indipendente dagli interessi dei vertici aziendali e sindacali 

n o n  f a r  m a n c a r e  l a  t u a  p r e f e r e n z a a l l e / a i c a n d i d a t e/i s o s t e n u t e/i  d a l  s i n d a c a l i s m o  d i  b a s e

 AREE PROFESSIONALI  QUADRI DIRETTIVI
Consiglio di Amministrazione
 Si votano coppie di candidati (titolare + supplente). Se vuoi che almeno una presenza (su 14) non risponda al “blocco” azienda/sindacati concertativi e svolga una funzione di controllo e di denuncia ti chiediamo di utilizzare una sola preferenza, quella che ti indichiamo. 
GALLIZIO Giovanni Paolo (Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)REY Cinzia (supplente)

(Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)

 

NAPOLITANO Alfonso (Banco di Napoli – Na Ovest Ag.35)BIORA Grazia (supplente)

(Banca dei Territori – Nuovo Centro Direzionale)

 

Assemblea dei Delegati
 Si votano singoli candidati. Per mantenere una presenza critica ed indipendente in questo organismo usandolo come “tribuna” per far pesare le opinioni di quanti condividono il nostro programma e le nostre battaglie, vota entrambe/i le/i candidate/i che ti indichiamo. 
BORGIA Mariacristina  (Intesa Sanpaolo – Fil. Sanremo) GIACOMINO Paolo (ISGS Moncalieri)
DI MAURO Francesco (Banco di Napoli – Na Ovest Ag.22) STRUMIA Renato (Intesa Sanpaolo – Fil. Personal Torino V. Piffetti     

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