spimipensIn breve sintesi i fatti sono questi:
1) Intesa Sanpaolo archivia il miglior semestre dalla fusione, superando i
2 miliardi di euro di utili netti, che verranno interamente riservati agli
azionisti.
2) Tutto deporrebbe a favore di un riconoscimento tangibile dell’impegno e
della fatica profusa dai lavoratori nel raggiungere risultati stratosferici,
ma l’orientamento dell’azienda sembra del tutto diverso.
3) La trattativa per il riconoscimento del VAP 2014 non ha finora prodotto
risultati e sembra profilarsi una offerta aziendale del tutto inadeguata,
per usare un eufemismo: una cifra irrisoria, priva anche della
tassazione agevolata al 10%, un semplice conguaglio all’incentivo
unilaterale erogato a maggio a meno della metà del personale ed a
complemento del Lecoip che sarà esigibile nel 2018.
4) La buona riuscita del primo trimestre, dovuta a situazioni di mercato
irripetibili, ha già faticato in realtà ad essere confermata nel secondo
trimestre: se i risultati del terzo trimestre dovessero rallentare, come
sembra verificarsi dopo la crisi greca e cinese, l’azienda userebbe
certamente nuovi argomenti per tenere stretti i cordoni della borsa.
Mentre al tavolo si perde tempo e si rimanda, l’azienda macina utili
senza concedere nulla a chi li produce.
5) I lavoratori stanno subendo una situazione generalizzata di stress
lavoro-correlato senza precedenti; il fenomeno è diffuso in tutta la rete,
ma non solo, soprattutto a causa dell’impatto devastante prodotto dal
nuovo modello di servizio adottato a inizio anno.
6) A fronte di questo disastro conclamato, l’azienda vanta, sfidando ogni
senso del ridicolo, “un aumento del grado di soddisfazione delle
persone del Gruppo, cresciuto di 23 punti percentuali rispetto al 2013”
(pag. 8 del comunicato stampa ufficiale).
7) Il combinato disposto dall’aumento delle pressioni commerciali a livelli
parossistici, dall’imposizione di obiettivi sfidanti su una vastità di
prodotti/servizi da far impallidire anche Mandrake, dalla tensione
derivante da un piano industriale irrealizzabile e irrealistico, stanno
portando l’intera struttura distributiva verso punti di non ritorno.
8) La proposta aziendale per un premio variabile di risultato 2015
profondamente rivisto rispetto al passato non accoglie,
prevedibilmente, la nostra richiesta di abolizione totale, ma neanche
quella dei sindacati moderati che richiedono una struttura semplice,
equa e trasparente.
9) La posizione aziendale sugli inquadramenti è inaccettabile: taglia fuori
tutte le figure professionali diverse dagli addetti alla rete e anche per
loro rappresenta un ritorno al passato, una semplice paga di posto,
tardiva e temporanea, correlata in maniera contorta alla complessità
della mansione, pesata con parametri discutibili ed arbitrari, revocabile
a discrezionalità aziendale e orientata unicamente al risparmio dei
costi.
10) Il verbale di percorso del 5.8.2015 che dovrebbe portare alla definizione
del contratto di secondo livello del Gruppo, con incontri pianificati dal 15
settembre al 7 ottobre, continua ad evidenziare la più totale mancanza
di trasparenza, di chiarezza e di democrazia: si discute esclusivamente
sulle proposte aziendali, ai lavoratori non è mai stato chiesto nulla, non
hanno mai visto una piattaforma sindacale né tantomeno un giro di
assemblee.
E’ vero che dobbiamo essere contenti di avere un lavoro, una paga ed un
piano di partecipazione ai risultati di un’impresa che sale in borsa: ma non vi
sembra un po’ di esagerare?

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