UBIS e COMDATA, UN ROBOT IN TESORERIA
L’accanimento aziendale contro i Lavoratori delle Tesorerie è degno di miglior causa. Ancora vivo è il ricordo della job rotation nel secondo semestre del 2015 con conseguenti (e note) difficoltà operative. Così come permane la irregolare “personalizzazione” delle lavorazioni degli Enti passati in gestione da Torino a Roma con l’assunzione non dovuta di rischi operativi per i colleghi coinvolti. In quell’occasione fu già denunciata la creazione in vitro sulla piazza di Roma di esuberi giustificata da malfunzionamenti prodotti ad arte.
Una situazione di estrema delicatezza se si considera, da un lato la vigenza del D. Lgs. 231/2001 che attribuisce ai colleghi la responsabilità del loro operato, dall’altro l’operatività fuori norma che gli stessi colleghi sono “costretti” a svolgere, ed infine la mancata stesura – come chiedemmo – di un Ordine di servizio o di una disposizione scritta da parte del Responsabile della Struttura che ne sanasse il vulnus. A distanza di un anno nulla è migliorato. Anzi.
È di pochi giorni fa l’informativa aziendale che i prossimi 28, 29 e 30 settembre 2016 negli uffici di Tesoreria di Roma Anzani alcuni consulenti della COMDATA avvieranno un progetto pilota denominato Robotic Process Automation. Da notare che COMDATA è specializzata in servizi di “Business Process Outsourcing” e che al Banco Santander ha proceduto al trasferimento del ramo di azienda relativo ai servizi di back office a favore proprio della Comdata Spa. Un’operazione, forse, in odore di conflitto di interessi.
Ad essere analizzati nell’ambito di questo progetto (che sarà pilota per altre realtà di Ubis) saranno due non specificati processi di tesoreria ai quali sarà applicato un altrettanto non specificato processo di “elevato automatismo” con l’obiettivo di superare l’attuale “componente manuale di basso profilo”.
Innanzi tutto è da stigmatizzare l’intollerabile utilizzo da parte dell’Ufficio del Personale della formula “componente manuale di basso profilo”, la quale appare gravemente offensiva del lavoro svolto dai nostri Colleghi, la qualità del quale non dipende certo dalla loro volontà o dalle loro capacità professionali di cui hanno dato sicura prova in passato in ben altre realtà societarie. Una infelice formula che sembra richiamare, cambiandone il segno, le felici “posizioni con contenuti specialistici e/o commerciali di particolare rilevanza”, tramite le quali nell’Accordo del 15.9.2012 (art. 2 – norma transitoria) l’Azienda permise a sei sindacalisti dalla firma facile di salvarsi dal licenziamento ex lege 223/91. Insomma: i lavoratori colpevoli di svolgere attività semplici vengono di fatto resi esuberi; sindacalisti con meriti di firma furono salvaguardati dagli accordi da loro stessi firmati. C’è qualcosa che non quadra.
La chiusura, pardon, la razionalizzazione del polo di Tesoreria di Trento (circa 90 persone), la cui attività consiste prevalentemente nella gestione del caricamento dei bilanci degli Enti e delle successive delibere di variazione, implica il trasferimento delle relative lavorazioni a Roma senza, allo stato, aumento di personale. La cosiddetta “componente manuale di basso profilo” è comunque da intendersi quella relativa ai processi autorizzativi di mandati, reversali e bonifici non effettuati tramite mandato informatico (attività svolta, ad esempio, dai telelavoratori), nonché quella relativa a bilanci e delibere.
Sorge il sospetto quindi che l’indagine della COMDATA sia propedeutica all’eliminazione della maggior parte delle lavorazioni massive/elementari e al mantenimento della sola gestione delle eccezioni e ad accentuare la criticità in termini di esuberi della piazza romana. Si tratta di un processo a tendere che sembra preludere al superamento della Tesoreria, quanto meno in ambito Ubis.
Da un punto di osservazione macroeconomico l’operazione in oggetto si inserisce in una pericolosa fase di transizione industriale all’interno della quale l’occupazione ed interi settori industriali sono persi per sempre e dove i percorsi di ricollocazione e formazione non hanno mai rappresentato una possibilità seria di nuovo lavoro, ma solo un grande e proficuo business da realizzare sulle spalle degli esuberi (prima) e dei licenziati (dopo).
Uno scenario aggravato il 1° settembre dall’ennesimo accordo sottoscritto con la Confindustria dal vago sapore collaborazionista, neocorporativo e concertativo per la gestione degli esuberi: grazie alla cosiddetta “offerta conciliativa” – tecnicismo per indicare la proposta economica e formativa per indurre ad accettare il licenziamento e conseguente chiusura tombale del rapporto di lavoro – i lavoratori considerati in esubero vengono consegnati nelle mani dell’impresa che, autorizzata ed incentivata a licenziare, non solo potrà beneficiare di una certezza dei costi dell’operazione, ma avrà cosi la garanzia di una condivisione sindacale definita centralmente che non può essere messa in discussione azienda per azienda.
Accordo che, come da recenti articoli apparsi sul Sole 24 Ore, non spende una parola per fermare le delocalizzazioni, la cessione di rami d’impresa e le tante altre furbate padronali costruite per attaccare salari e occupazione ed avallate nella nostra azienda, anche in presenza di violazioni di contratto, da chi oggi si propone come fautore e promotore di una “nuova via”.
Invitiamo i colleghi coinvolti nell’interazione con COMDATA, pur nel rispetto delle DISPOSIZIONI SCRITTE ricevute, a non facilitare lo scavo delle fosse proprie e dei colleghi. A proposito di collaborazionismo e di concertazione.
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