Molti colleghi e colleghe avranno, forse, avuto la possibilità di vedere un video (contenuto in una mail inviata dal servizio Formazione) dove, tra le altre cose, appaiono signorine intente a fissare, con aria estasiata, un tablet aziendale mentre aspettano il bus o stravaccate sulla poltrona di casa.

L’idea che viene suggerita è che con i tablet dedicati alla formazione sarà possibile effettuare la stessa in ogni momento ed in ogni luogo. Peccato, aggiungiamo noi, che questa straordinaria opportunità dovrebbe essere in sostituzione delle ore di lavoro nel proprio punto operativo e non in aggiunta, come il filmato sembrerebbe suggerire.

 

Questa notizia va abbinata con quella per cui l’azienda ha illustrato, il 30 Marzo, ai sindacati firmatari, il progetto sulla distribuzione dei tablet ai colleghi per la formazione da casa.

Si tratta di 8000 tablet mentre per il 2017 l’azienda si propone di acquistarne altri 16000 per estendere sempre più questo sistema innovativo.

In un suo comunicato al riguardo, la Fisac Cgil afferma  che “è  stato ovviamente ribadito che la formazione flessibile” da casa va svolta in orario di lavoro.

 

Dirlo però non è sufficiente. Tutti sanno che il lavoro supplementare non compensato è un fenomeno diffuso, Basta leggere i resoconti sindacali dai territori per capire che la causale NRI imperversa. Anche lo smart work (lavoro da casa) si presta ad abusi difficilmente controllabili.

La soluzione del problema non è agevole, non sempre le denunce agli organismi che dovrebbero vigilare vanno a segno.

 

Nel caso dei tablet però si poteva, forse, fare qualcosa di meglio. Sempre dai comunicati dei sindacati firmatari si apprende che l’acquisto degli stessi è avvenuto con l’uso dei fondi del FCA.

Se non andiamo errati l’utilizzo di questi fondi richiede la firma di accordi sindacali. Ma allora, visto che per una volta un po’ di potere i sindacati firmatutto al tavolo lo avevano, perché non lo hanno usato per imporre clausole e vincoli sull’uso dei tablet in modo da garantire che la formazione a casa sia sostitutiva e non aggiuntiva rispetto all’orario di lavoro?

 

Inutile ricordare che la formazione è diventata un requisito indispensabile, in base all’ultimo contratto aziendale, per chi deve consolidare il proprio ruolo.

Dopo le assunzioni miste, in parte  come dipendenti e in parte come consulenti finanziari, che risolvono il problema per l’azienda delle pressioni commerciali (perche’ i consulenti pagati in base ai risultati si spremono da soli), questa “innovativa” iniziativa potrebbe risolvere per la banca il problema di come erogare formazione senza distogliere i dipendenti dal lavoro: semplicemente potrà essere una formazione fai da te, pagata dal dipendente con il suo tempo di vita, che si confonde e si unifica con il tempo del lavoro.

 

Per evitare tale esito, vista l’assenza di segnali di vita da parte dei sindacati  “ufficiali” che ormai nelle loro dichiarazioni evidenziano la loro impotenza, è necessario che i lavoratori si autorganizzino per far rispettare le regole. Non dubitiamo vi siano responsabili coscienziosi che stabiliranno turni per stare a casa a fare la formazione. Ma immaginiamo anche che vi sarà chi si limiterà a ricordare che la formazione va finita entro una certa data.

 

Dobbiamo vigilare e segnalare situazioni anomale: fare la formazione a casa, al posto di andare al lavoro e nel limite delle 7 ore e 30 minuti di adibizione dovrà essere la regola. Ricordiamo, inoltre, a chi non ha problemi di consolidamento del ruolo, che la formazione “obbligatoria” è da intendersi come obbligo a carico non del lavoratore, ma dell’azienda, che deve metterci nelle condizioni di fruirne durante l’orario di lavoro.

Deve diventare un impegno collettivo, responsabili … più “responsabili” compresi, quello di mettere un freno al lavoro supplementare non compensato e riprenderci gli spazi di vita che ci spettano, senza più  regalare ore di lavoro gratuito.

 

C.U.B.-S.A.L.L.C.A. Intesa Sanpaolo

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